Difficilmente ci si poteva aspettare un risultato migliore, in ogni caso, i dati sono quanto mai impietosi: nell’arco di un ventennio, i cattolici praticanti in Italia sono dimezzati passando dal 36,4% del 2001 al 18,8% del 2022. Di gran lunga più alta è la percentuale degli italiani che lo scorso anno non hanno mai messo piede in chiesa se non per eventi eccezionali quali matrimoni, battesimi o funerali: costoro sono il 31%, quasi il doppio rispetto al 16% del 2001.
La nota più dolente è rappresentata dagli adolescenti e dai giovani d’età compresa tra i 14 e i 24 anni, la cui pratica religiosa è calata di due terzi nel ventennio in esame. Si tratta di un dato particolarmente significativo, nella misura in cui, pur andando assottigliandosi sempre di più sul piano demografico, le fasce d’età più giovani contribuiscono in maniera decisiva a questa tendenza. Meno marcato è infatti il declino della pratica religiosa tra le persone di mezz’età e tra gli anziani.
Il vero nocciolo della questione è facilmente intuibile: la Chiesa di oggi è poco attrattiva per i giovani e, in generale, per chiunque. Chi vorrà sminuire gli ultimi preoccupanti dati Istat, dirà che, in fondo, fino a pochissimo tempo fa, la frequentazione delle parrocchie e dei sacramenti era legata più alle convenzioni sociali che non a una vera fede religiosa. Indubbiamente, oggi la Chiesa dispone di qualche mezzo economico in meno rispetto al passato: tanti istituti, congregazioni, comunità e movimenti sono in grossa crisi e non riescono più ad assicurare posizioni di potere (grandi o piccole che siano) ai loro affiliati. Ecco allora che calano le maschere e continua ad andare in Chiesa soltanto chi era davvero spiritualmente motivato.
Una dinamica simile si è riscontrata con gli eventi della pandemia, la quale ha provocato un calo della frequenza domenicale del 4% nel 2020, rispetto all’anno precedente. È un segno di come una sospensione anche solo breve momentanea della vita sacramentale, può tradursi per alcuni in una scelta definitiva, persino per tanti che, in precedenza, apparivano piuttosto ferventi. L’allontanamento post-pandemico, comunque, è anche il segno che forse la scelta di non celebrare le messe con il popolo nella primavera 2020 (Settimana Santa compresa) avrebbe potuto essere meglio ponderata.
Non è peregrino, poi, pensare che uno dei motivi dell’allontanamento di taluni dalla pratica religiosa, sia dovuto al dilagare degli scandali, in primo luogo di natura sessuale, specie quando a danno di minori. In questo ambito la Chiesa è stata realmente colpita al cuore, nella misura in cui il suo insegnamento sulla sessualità e sulla relazione coniugale è quanto di più alto, nobile e impegnativo si possa immaginare: si pensi in modo particolare al magistero pontificio dei Santi Paolo VI e Giovanni Paolo II.
C’è però una ragione ulteriore per cui la Chiesa, da parecchi anni, ormai, perde colpi. Tale ragione, più profonda, sottile, delicata e complessa delle altre si potrebbe ricondurre al fatto che la Chiesa ha smarrito se stessa. Si è smarrita, invertendo le proprie priorità: il sacerdote è diventato, in molti casi, un operatore sociale, avendo messo in secondo piano la propria finalità principale, quella della salvezza eterna, anteponendovi altre cause nobili e cristianamente ispirate ma, tutto sommato, perseguibili anche in un percorso di vita che prescinde dalla fede.
In Italia, la Chiesa ha dimezzato il suo popolo, perché spesso i suoi pastori sono i primi a credere poco in quel che predicano. Sia il clero che i laici si rivelano poco incisivi, troppo appiattiti sui modelli del mondo e in qualche modo compromessi con le tendenze del momento. La Chiesa conquista le anime quando suggerisce, nel rispetto di ogni scelta, stili di vita davvero alternativi, veramente fondati su una rinuncia, su un cambio di prospettiva. Altrimenti, potremo accontentarci – per usare le parole di papa Francesco – di una “Ong pietosa”. Una Ong piena di uomini di buona volontà, efficiente, efficace e anche ricca di umanità ma… povera di Dio. Di una Chiesa così, però, nessuno ha bisogno: né chi c’è dentro, né chi la osserva da fuori, con scetticismo e forse anche con un pizzico di commiserazione.