Facendo parte di una comunità, di un gruppo di preghiera, di animazione o di catechisti, nelle proprie parrocchie, ci si accorge di quanto sia subdolo e sottile l’azione del maligno nei cuori di chi ogni giorno cerca di seguire un percorso di fede cristiana. A volte, chi frequenta la chiesa, la santa messa, chi svolge un ruolo nella propria parrocchia è spinto dalla fede ma delle volte, c’è chi fa tutto questo solo per apparire.
E questo lo si può notare dagli atteggiamenti di chi è chiamato in quel momento a svolgere un compito: che sia dal fare la catechista, o al semplice lettore liturgico.
Spesso tra i vari gruppi e le varie comunità anzicchè assumere attegiamenti di gruppo, di fratellanza, di unione, vi è quella corsa nel poter primeggiare e con superiorità “comandare” chi ci sta intorno.
Gesù ci ha detto di essere servitori degli altri, e di essere piccoli come i bambini per poter poi entrare nel Regno dei Cieli.
Ma molte volte, ci si distacca con lo sguardo da Cristo, e ogni azione compiuta anche in chiesa, la si fa, soltanto per il proprio io.
Tutto questo è completamente lontano dal vero servizio cristiano fatto di mitezza e umiltà.
Ricordiamo ciò che disse Papa Francesco in una delle sue udienze settimanali, che riguardano proprio la gelosia e all’invidia comunitaria:
“La gelosia porta ad uccidere. L’invidia porta ad uccidere. E’ stata proprio questa porta, la porta dell’invidia, per la quale il diavolo è entrato nel mondo. La Bibbia dice: ‘Per l’invidia del diavolo è entrato il male nel mondo’. La gelosia e l’invidia aprono le porte a tutte le cose cattive. Anche divide la comunità. Una comunità cristiana, quando soffre – alcuni dei membri – di invidia, di gelosia, finisce divisa: uno contro l’altro. E’ un veleno forte questo. E’ un veleno che troviamo nella prima pagina della Bibbia con Caino”.
Nel cuore di una persona colpita dalla gelosia e dall’invidia – sottolinea ancora il Papa – accadono “due cose chiarissime”. La prima cosa è l’amarezza:
“La persona invidiosa, la persona gelosa è una persona amara: non sa cantare, non sa lodare, non sa cosa sia la gioia, sempre guarda ‘che cosa ha quello ed io non ne ho’. E questo lo porta all’amarezza, un’amarezza che si diffonde su tutta la comunità. Sono, questi, seminatori di amarezza. E il secondo atteggiamento, che porta la gelosia e l’invidia, sono le chiacchiere. Perché questo non tollera che quello abbia qualcosa, la soluzione è abbassare l’altro, perché io sia un po’ alto. E lo strumento sono le chiacchiere. Cerca sempre e vedrai che dietro una chiacchiera c’è la gelosia e c’è l’invidia. E le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità. Sono le armi del diavolo”.
“Quante belle comunità cristiane” – ha esclamato il Papa – procedevano bene, ma poi in uno dei membri è entrato il verme della gelosia e dell’invidia e, con questo, la tristezza, il risentimento dei cuori e le chiacchiere. “Una persona che è sotto l’influsso dell’invidia e della gelosia – ribadisce – uccide”, come dice l’apostolo Giovanni: “Chi odia il suo fratello è un omicida”. E “l’invidioso, il geloso, incomincia ad odiare il fratello”. Quindi, conclude:
“Oggi, in questa Messa, preghiamo per le nostre comunità cristiane, perché questo seme della gelosia non venga seminato fra noi, perché l’invidia non prenda posto nel nostro cuore, nel cuore delle nostre comunità, e così possiamo andare avanti con la lode del Signore, lodando il Signore, con la gioia. E’ una grazia grande, la grazia di non cadere nella tristezza, nell’essere risentiti, nella gelosia e nell’invidia”.