La storia di Benedetta “la bimba guarita dalla leucemia”.
Chi è la persona speciale di cui parla nel libro, conosciuta nel 2009?
In un capitolo del mio libro ho voluto parlare di una persona molto “speciale”, una di quelle persone che non si dimenticano facilmente e lasciano il loro segno indelebile per sempre. Una persona che non avrei mai voluto incontrare, dal suo sguardo profondo, penetrante, coinvolgente, alta, esile, dal sorriso molto accattivante, molto severa e poco affidabile. Una persona dagli occhi tetri, scuri, sempre triste, molto longeva, i suoi occhi brillavano di una luce misteriosa. Per causa sua ho pianto tanto fino al punto di odiarla con tutto il mio cuore. Io parlavo sempre male di lei e quando le parlavo lei non mi ascoltava mai, in silenzio meditava e continuava a percorrere la sua maledetta strada, accennava sempre al suo passato glorioso, alle sue infinite vittorie, ma io pensavo in cuor mio che prima o poi anche lei doveva lasciare finalmente questo mondo ed essere dimenticata da tutti. Ovviamente la persona di cui parlo è la “leucemia”. Ho voluto personificarla perché nel mio cuore ero talmente pieno di odio nei suoi confronti e nei momenti di sfogo parlavo con lei come se fosse una persona viva e vera. Mi sono sempre sentito forte nei suoi confronti perché vicino a me sentivo sempre la presenza di Gesù Cristo che mi dava forza e coraggio con la speranza di guarigione della mia piccola Benedetta.
Alla fine dei ricoveri, una caduta accidentale causò una frattura al ginocchio di Benedetta. Cosa successe poi?
Eravamo quasi alla fine dei ricoveri ospedalieri; Benedetta terminò la fase di consolidamento come da protocollo e fu dimessa in soddisfacenti condizioni generali, per un breve periodo di riposo, prima di iniziare la fase successiva di reinduzione. Purtroppo, mentre era casa, una caduta accidentale, alquanto banale, le causò una frattura al ginocchio destro, e, in seguito ad una valutazione clinica all’ospedale di Policoro, le fu applicata una valva di contenimento sull’arto interessato. Quando tornammo a bari per continuare la terapia, i dottori presero subito in considerazione la frattura al ginocchio. In previsione della rimozione della valva di contenimento, i medici effettuarono un esame scintigrafico di controllo del femore. I risultati non dimostrarono alcuna lesione ossea, ma evidenziarono una osteolisi mal definita con infiltrazione della corticale ossea. Secondo qualche dottore si sarebbe trattato di una recidiva della malattia in atto. La notizia ci sconvolse, io e mia moglie rimanemmo pietrificati. Non era possibile una recidiva; tutto stava procedendo per il verso giusto, e adesso ? Aver trepidato, sperato, combattuto….. era stato tutto invano ? Era veramente tornata a manifestarsi la leucemia nel corpo di Benedetta ? Eppure, tutto sembrava procedere così bene fino a quel momento. Disperato, cercai di pregare e dovetti constatare che nel mio cuore non regnava più la pace. Successivamente, furono effettuati ulteriori esami alla gamba di Benedetta. Fu eseguita una TAC, poi una Risonanza magnetica fino ad arrivare alla biopsia, con l’asportazione di un frammento del tessuto osseo. I risultato finali furono incoraggianti: non risultò alcun tumore, nessuna recidiva e finalmente Benedetta passò alla fase ultima di mantenimento. Qualche giorno prima che la bambina venisse dimessa dall’ospedale, festeggiammo nel reparto, dopo quasi otto mesi di lunga degenza il ritorno a casa.
C’è stato un attimo, in cui dopo la guarigione temevate che la malattia ritornasse?
La certezza della guarigione c’è sempre stata in me, visto i tanti segni che ho avuto dall’alto. Però ho avuto anche tanta paura per una ricaduta della malattia. Tanta paura che la mia piccola Benedetta non poteva farcela. Questo perché, a Bari in quel reparto di oncoematologia-pediatrica ho visto tanti bambini che purtroppo non hanno sconfitto la “bestia”. Mi sono sempre sentito impotente di fronte all’ineluttabile; mi sono sempre impegnato per raggiungere quella pace interiore per poter accettare tutte quelle prove dolorose alla quale siamo chiamati. Di fronte alla malattia, che sembra travolgere la nostra esistenza e le nostre aspirazioni, è importante avere una grande fede in Gesù Cristo, fonte della vita.
In ospedale, avete ricevuto molti segni dal cielo. Può raccontarceli?
Era il 14 Agosto 2009, vigilia di ferragosto. Il reparto di oncoematologia- pediatrica era quasi vuoto; c’erano pochi bambini ricoverati e la maggior parte dei dottori era in ferie. Eravamo a Bari solamente da due giorni e mi sembrava un’eternità, come se il tempo si fosse fermato all’improvviso. I medici avevano fatto l’aspirato midollare, per scoprire il tipo di leucemia che aveva contratto Benedetta, però ci avrebbero comunicato l’esito solamente dopo alcuni giorni, perché avevano mandato gli esami a Padova, per ulteriore conferma dello stato di malattia. Bisognava aspettare. L’attesa era lunga, la tensione alle stelle, le lancette dell’orologio sembravano essersi fermate, non c’era nessun dottore disponibile per avere un colloquio; tutto fermo, deserto. Ricordo che quel giorno avevo tanta voglia di pregare, allora lasciai in reparto mia moglie con la bambina e uscii. Fuori dal Policlinico vi è una enorme piazza, e, situata al centro, si erge una bellissima statua di San Padre Pio. Mi sedetti vicino alla statua a incominciai a recitare il Santo Rosario. Erano le ore 13:00, la piazza era deserta, il sole di Agosto cocente picchiava sull’asfalto, nessuna anima viva circolava in quel momento; il silenzio era totale. Iniziai la recita del Santo Rosario. All’improvviso, una colomba in volo si posò ai piedi della statua. In un primo momento, assorto nella preghiera, non diedi importanza alla sua presenza. Solo dopo mi accorsi che era l’unica colomba presente in quella piazza, che era lì immobile e mi fissava negli occhi. Rimase con me fino al termine del Santo Rosario. Alla fine un’altra colomba scese in volo ed entrambe volarono via lontano da me. Rimasi ancora un po’ a riflettere su quanto era successo, cosa avrebbe voluto significare quella colomba, lì accanto a me in quel momento difficile della mia vita, ma non trovai subito una risposta. Euforico per l’accaduto, raggiunsi il reparto per raccontare tutto a mia moglie. Non appena giunsi davanti a lei per esternare la mia gioia, mi bloccò perché volle raccontare quello che le era successo nello stesso momento in cui io ero fuori a pregare. Mentre Benedetta riposava, spinta da un forte desiderio di pregare, mentre sfogliava il libro della Madonna miracolosa, aveva visto apparire tra le pagine bianche una immagine di Gesù misericordioso che giaceva sull’uscio di un enorme portone illuminato da una luce bianca immensa. La visione era durata solo alcuni secondi. Di lì a poco era passato in reparto il dott. Santoro, che non era di servizio quel giorno, e le aveva comunicato l’esito degli esami di Benedetta, trasmesso dall’èquipe dei dottori di Padova. Benedetta aveva la leucemia, ma quella linfoblastica acuta, con una alta percentuale di possibilità di guarigione. Un altro episodio risale al 26 Agosto 2009, quando Benedetta fu sottoposta ad un intervento chirurgico. Le fu applicato un catetere tipo Broviac nella parte interna del collo, collegato alla vena aorta, vena centrale del cuore, per facilitare prelievi e immissioni di medicinali chemioterapici. In quella occasione, nell’attesa dell’intervento chirurgico, tenutosi in un’altra struttura ospedaliera, mia moglie mentre sostava nel corridoio fuori della stanza di Benedetta, vide nella vetrata, che separava il corridoio dall’ingresso del reparto, una figura umana di riflesso sul vetro: rappresentava una donna con il velo in testa e con le braccia aperte. Si girò di scatto, ma dietro di lei non c’era nessuno. Solamente alcuni giorni dopo, per caso, vedendo delle vecchie foto appese nella sala infermieristica, si accorse che quell’immagine che aveva visto riproduceva la statua di una Madonna che dapprima era situata nel corridoio del reparto e che era stata tolta per lavori di ristrutturazione. Comunque, dopo una lunga attesa fatta di preghiere e meditazioni, l’intervento della piccola Benedetta si concluse e andò per il verso giusto.