Il mio urlo possa giungere a te, figlio mio
Lettera a mio figlio non nato.
Il mio urlo possa giungere a te, figlio mio.
Piccolo mio ti chiedo perdono per averti negato la vita.
Ho creduto alla legge 194 : l’aborto. Un nome che sembra non avere senso, invece mi ha resa carnefice di te che l’unica cosa che volevi fare era vivere, ridere, scherzare e stringere la mia mano chiamarmi : mamma, giocare con me e vedere i colori della vita come li vedo io.
Li ho negati a te piccolo mio e nel nome della scienza ho deciso di non farti vivere.
L’utero è mio e lo gestisco io dicevano le femministe e lo stesso anch’io.
Dormivo mentre il chirurgo che dovrebbe salvare le vite entrava nel mio utero spezzando il tuo corpicino .
Non ti ho visto mentre ti gettavano nell’immondizia.
Non ho sentito il tuo cuoricino pulsare e il tuo urlo dentro di me.
Non ti ho neppure benedetto, non ti ho dato nome.
Eri uno sconosciuto eppure eri parte di me…esistevi.
Non so cosa darei per tornare indietro e gridare al mondo intero:
“ FERMATEVI STATE CONDANNANDO A MORTE UNA VITA E INSIEME LA VOSTRA.
VI STATE LEGANDO AL MALE, IN GIOCO C’ E’ L’ANIMA.
VI STATE CONDANNANDO ALLA PEGGIOR SORTE E SE CREDETE DI LIBERARVI DI LUI PER SEMPRE VI SBAGLIATE . LUI E’ RIMASTO NEL CUORE E NELL’ANIMA.
E’ VICINO SEMPRE E DOMANI LO RITROVERETE ”.
Ho voluto fare qualcosa per te, piccolo mio.
Era tutto ciò che avevo per darti un gesto d’amore e garantirti la vita eterna nelle braccia più sicure quelle di: “Gesù”.
Lui ti ha voluto.