Quando la cura e la salvezza della persona amata prevale persino sull’osservanza della legge, ecco che possiamo parlare di un vero amore. E ce l’ha testimoniato San Giuseppe, vivendo la sua “avventura d’amore” con Maria, un’avventura tutta di Dio, piena di imprevisti e di decisioni dolorose. Ce la racconta oggi il Santo Padre nella catechesi dell’udienza.
L’evangelista Matteo ci presenta Giuseppe come uomo giusto e premuroso, oltre che innamorato follemente della sua promessa sposa. Sapendo egli, cosa sarebbe successo a Maria, ha fatto la sua scelta. Perché i fidanzati, quando la fidanzata non era fedele o rimaneva incinta, dovevano denunciarla!. E le donne in quel tempo erano lapidate. Ma Giuseppe era giusto. Dice: “No, questo non lo farò. Me ne sto zitto”.
Papa Francesco ci ricorda nei particolari le usanze del popolo d’Israele, riguardanti l’unione di un uomo e una donna. Il matrimonio comprendeva due fasi ben definite. La prima era come un fidanzamento ufficiale, che comportava già una situazione nuova: in particolare la donna, pur continuando a vivere nella casa paterna ancora per un anno, era considerata di fatto “moglie” del promesso sposo. Ancora non vivevano insieme, ma era come se fosse la moglie. Il secondo atto era il trasferimento della sposa dalla casa paterna alla casa dello sposo. Ciò avveniva con una festosa processione, che completava il matrimonio. E le amiche della sposa la accompagnavano lì.
Maria dunque rischiava la lapidazione, non essendo ancora andata a vivere con lo sposo. Ma dentro di lui l’amore per Maria e la fiducia che ha in lei gli suggeriscono un modo che salvi l’osservanza della legge e l’onore della sposa: decide di darle l’atto di ripudio in segreto, senza clamore, senza sottoporla all’umiliazione pubblica. Sceglie la via della riservatezza, senza processo e rivalsa. Ma quanta santità in Giuseppe!
Nella vicenda di questi due giovani, interviene ancora una volta Dio in persona. E quanto è importante per ciascuno di noi coltivare una vita giusta e allo stesso tempo sentirci sempre bisognosi dell’aiuto di Dio! Per poter allargare i nostri orizzonti e considerare le circostanze della vita da un punto di vista diverso, più ampio (…) In mezzo alle avversità, la tentazione è chiuderci in quel dolore, in quel pensiero delle cose non belle che sono successe a noi. E questo non fa bene. Questo porta alla tristezza e all’amarezza. Il cuore amaro è così brutto.
Non dobbiamo dimenticare che Maria e Giuseppe comunque erano due fidanzati normali, con i loro sogni e le loro speranze. Dio – ci ricorda Papa Francesco – sembra inserirsi come un imprevisto nella loro vicenda e, seppure con una iniziale fatica, entrambi spalancano il cuore alla realtà che si pone loro innanzi.
E, come nella vita di ogni coppia, si deve passare dall’innamoramento all’amore maturo. (…) La prima fase è sempre segnata da un certo incanto, che ci fa vivere immersi in un immaginario che spesso non corrisponde alla realtà dei fatti. Ma proprio quando l’innamoramento con le sue aspettative sembra finire, lì può cominciare l’amore vero. Amare infatti non è pretendere che l’altro o la vita corrisponda alla nostra immaginazione; significa piuttosto scegliere in piena libertà di prendersi la responsabilità della vita così come ci si offre. Ecco perché Giuseppe ci dà una lezione importante, sceglie Maria “a occhi aperti”.
E il rischio di Giuseppe ci dà questa lezione: prende la vita come viene. Dio è intervenuto lì? La prendo. E Giuseppe fa come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. E Papa Francesco, riporta e attualizza l’esperienza di Giuseppe e Maria, ad oggi. I fidanzati cristiani – dice- sono chiamati a testimoniare un amore così, che abbia il coraggio di passare dalle logiche dell’innamoramento a quelle dell’amore maturo. E questa è una scelta esigente, che invece di imprigionare la vita, può fortificare l’amore perché sia durevole di fronte alle prove del tempo.
La catechesi odierna, prima di concludere con l’ormai consueta preghiera a San Giuseppe, ci lascia con qualche applicazione concreta. Ascoltate bene: non finire mai la giornata senza fare la pace. Abbiamo litigato, io ti ho detto delle parolacce Dio mio, ti ho detto cose brutte. Ma adesso finisce la giornata: devo fare la pace. Sapete perché? Perché la guerra fredda del giorno dopo è pericolosissima. Non permettere che il giorno dopo incominci in guerra. Per questo fare la pace prima di andare a letto. Ricordatevi sempre: mai finire la giornata senza fare la pace. E questo vi aiuterà nella vita matrimoniale.