Papa Francesco: il desiderio come bussola

bussola, orientamento
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Nel corso delle catechesi del Papa sul discernimento, stiamo percorrendo alcune tappe. Abbiamo già appreso l’importanza dei primi due elementi, quali la preghiera e la conoscenza di sé. Oggi veniamo introdotti nel terzo, altrettanto indispensabile, che ci attesta che il discernimento sia un processo che parte da una mancanza. Questo aspetto è il desiderio. 

Anzitutto Papa Francesco ci spiega l’etimologia del termine, che già in sé ci dona una prospettiva.  Il desiderio non è la voglia del momento, no. La parola italiana viene da un termine latino molto bello, questo è curioso: de-sidus, letteralmente “la mancanza della stella”, desiderio è una mancanza della stella, mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita; essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca. 

Ma come riconoscere il vero desiderio, che è diverso dalle voglie e dai bisogni? (…) Un desiderio sincero sa toccare in profondità le corde del nostro essere, per questo non si spegne di fronte alle difficoltà o ai contrattempi. È come quando abbiamo sete: se non troviamo da bere, non per questo rinunciamo, anzi, la ricerca occupa sempre più i nostri i pensieri e le nostre azioni, fino a che diventiamo disposti a qualsiasi sacrificio per poterla placare, quasi ossessionato. Ostacoli e insuccessi non soffocano il desiderio, no, al contrario lo rendono ancora più vivo in noi.

In più, per fare una buona distinzione dentro di noi, attraverso l’introspezione, dobbiamo anche sapere, che il desiderio dura nel tempo, un tempo anche lungo, e tende a concretizzarsi. Francesco ci regala un esempio molto concreto a questo proposito. Se, per esempio, un giovane desidera diventare medico, dovrà intraprendere un percorso di studi e di lavoro che occuperà alcuni anni della sua vita, di conseguenza dovrà mettere dei limiti, dire dei “no”, anzitutto ad altri percorsi di studio, ma anche a possibili svaghi e distrazioni, specialmente nei momenti di studio più intenso. Però, il desiderio di dare una direzione alla sua vita e di raggiungere quella meta – arrivare medico era l’esempio – gli consente di superare queste difficoltà. 

Questa cosa ci viene insegnata in primis da Gesù nel Vangelo. Egli prima di compiere un miracolo, corrispondente al desiderio profondo di qualcuno, interroga, per assicurarsi che questa persona abbia veramente a cuore la questione. Ad esempio, quando incontra il paralitico alla piscina di Betzatà, il quale stava lì da tanti anni e non riusciva mai a cogliere il momento giusto per entrare nell’acqua. Gesù gli chiede: «Vuoi guarire?» (Gv 5,6). Come mai? In realtà, la risposta del paralitico rivela una serie di resistenze strane alla guarigione, che non riguardano soltanto lui. La domanda di Gesù era un invito a fare chiarezza nel suo cuore, per accogliere un possibile salto di qualità: non pensare più a sé stesso e alla propria vita “da paralitico”, trasportato da altri. 

Ed ecco la trappola, che spesso si presenta dentro di noi. Dire a parole di volere una cosa, ma non fare nulla per raggiungerla. Il voler fare diventa come un’illusione e non si fa il passo per farlo. Quella gente che vuole e non vuole. È brutto questo e questo ammalato 38 anni lì, ma sempre con le lamentele: “No, sai Signore ma sai che quando le acque si muovono – che è il momento del miracolo – tu sai, viene qualcuno più forte di me, entra e io arrivo in ritardo”, e si lamenta e si lamenta. Ma state attenti che le lamentele sono un veleno, un veleno all’anima, un veleno alla vita perché non ti fanno crescere il desiderio di andare avanti. State attenti con le lamentele. 

La sofferenza che viene dal non conoscere la propria strada, spesso è frutto proprio dello scarso contatto con il sé profondo e di conseguenza col desiderio. Da qui – ci dice il Pontefice – il rischio di trascorrere l’esistenza tra tentativi ed espedienti di vario tipo, senza mai arrivare da nessuna parte, e sciupando opportunità preziose. E così alcuni cambiamenti, pur voluti in teoria, quando si presenta l’occasione non vengono mai attuati, manca il desiderio forte di portare avanti una cosa.

Nelle ultime battute della catechesi odierna, il Papa ci incoraggia a pregare chiedendo la rivelazione del desiderio. (…) Pensiamo, il Signore a ognuno di noi oggi domanda questo: “che cosa vuoi che io faccia per te?” -, cosa risponderemmo? Forse, potremmo finalmente chiedergli di aiutarci a conoscere il desiderio profondo di Lui, che Dio stesso ha messo nel nostro cuore: “Signore che io conosca i miei desideri, che io sia una donna, un uomo di grandi desideri” forse il Signore ci darà la forza di concretizzarlo.