Papa Francesco: il Dono per eccellenza

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L’essere umano, come ben sappiamo, è un essere sociale, sempre in relazione e solo in quanto tale può vivere. Il vero dono della vita umana è quindi la possibilità di restare collegati agli altri. Il Santo Padre, nell’udienza di oggi, riprendendo il tema della Trinità, ci ricorda che proprio per questo motivo, abbiamo ricevuto il dono per eccellenza, che è lo Spirito Santo, senza il quale non possiamo rapportarci con Dio.

Papa Francesco richiama alla nostra attenzione una delle prefigurazioni veterotestamentarie della Trinità. Noi non siamo solo ospiti e pellegrini nel cammino su questa terra, siamo anche ospiti e pellegrini nel mistero della Trinità. Siamo come Abramo, che un giorno, accogliendo nella propria tenda tre viandanti, incontrò Dio. Se possiamo in verità invocare Dio chiamandolo “Abbà – Papà”, è perché in noi abita lo Spirito Santo; è Lui che ci trasforma nel profondo e ci fa sperimentare la gioia commovente di essere amati da Dio come veri figli. 

La nostra figliolanza, inserita in quella divina di Gesù, diventa così, ci ricorda il Pontefice, motivo per cui siamo graziati dal privilegio di ricevere nella preghiera l’azione dello Spirito, che ci “ricorda” Gesù e lo rende presente a noi – possiamo dire che è la nostra memoria trinitaria, è la memoria di Dio in noi – e lo fa presente a Gesù, perché non si riduca a personaggio del passato: cioè lo Spirito porta al presente Gesù nella nostra coscienza. Se Cristo fosse solo lontano nel tempo, noi saremmo soli e smarriti nel mondo.

Ed è proprio la preghiera che permette, che diventiamo sempre più simili a Cristo, sempre più configurati a Lui. Sempre più come quegli oranti, di cui ci si accorge che in loro pulsa una vita diversa, il loro sguardo vede “oltre”. Non pensiamo solo ai monaci, agli eremiti; si trovano anche tra la gente comune, gente che ha intessuto una lunga storia di dialogo con Dio, a volte di lotta interiore, che purifica la fede.

Tendendo verso questo ideale, ci dice il Papa, noi siamo chiamati a mantenere acceso il fuoco che il Figlio ha portato sulla terra, di cui nome è Spirito Santo. Anche quando la chiesa si svuota e scende la sera, anche quando la chiesa è chiusa, quella lampada rimane accesa, continua ad ardere: non la vede nessuno, eppure arde davanti al Signore. Così lo Spirito nel nostro cuore, è sempre presente come quella lampada.

Infine, il Pontefice ci incoraggia a considerare la grandezza di questo Dono per eccellenza, ricevuto dal Padre, dono che va considerato nell’atteggiamento di fiducia, giacché è Lui l’unico capace di scrivere la storia della Chiesa e del mondo. Noi siamo pagine aperte, disponibili a ricevere la sua calligrafia. E in ciascuno di noi lo Spirito compone opere originali, perché non c’è mai un cristiano del tutto identico a un altro. Con Lui pure possiamo dialogare, invitandolo ad essere presente nella nostra vita, che avanza solo grazie al suo soffio vitale.