Papa Francesco: l’anziano, ministro dell’attesa

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Con l’udienza odierna ci avviamo verso la fine delle catechesi sulla vecchiaia, che ci hanno accompagnati negli ultimi mesi. Questa fase della vita, lungi dall’essere considerata una sconfitta, ci mostra anche una sua sfaccettatura diversa, cioè quella di essere un compimento all’esistenza umana. 

Il brano che ci viene proposto oggi ci fa entrare nell’intimità commovente del congedo di Gesù dai suoi, ampiamente riportato nel Vangelo di Giovanni (cf Gv 14,2). Si sprigiona una promessa qui. Una promessa che noi spesso dimentichiamo o addirittura in cui non crediamo nel nostro cuore fino in fondo.

«Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (14,3). Belle parole, queste, del Signore – ci dice il Papa. E aggiunge: la vecchiaia è il tempo propizio per la testimonianza commossa e lieta di questa attesa. L’anziano e l’anziana sono in attesa, in attesa di un incontro. Nella vecchiaia le opere della fede, che avvicinano noi e gli altri al regno di Dio, stanno ormai oltre la potenza delle energie, delle parole, degli slanci della giovinezza e della maturità. 

Il Pontefice parla della dimensione dell’attesa nella tarda età, come di un ministero. Sarebbe interessante – continua – vedere se nelle Chiese locali esiste qualche riferimento specifico, destinato a ravvivare questo speciale ministero dell’attesa del Signore – è un ministero, il ministero dell’attesa del Signore – incoraggiando i carismi individuali e le qualità comunitarie della persona anziana. 

Veniamo messi in guardia dal pericolo di avvilimento, che spesso accompagna gli ultimi anni della vita delle persone anziane. Invece, la vecchiaia vissuta con dolcezza, vissuta con rispetto per la vita reale scioglie definitivamente l’equivoco di una potenza che deve bastare a sé stessa e alla propria riuscita (…). La nostra vita non è fatta per chiudersi su sé stessa, in una immaginaria perfezione terrena: è destinata ad andare oltre, attraverso il passaggio della morte – perché la morte è un passaggio. Infatti, il nostro luogo stabile, il nostro punto d’arrivo non è qui, è accanto al Signore, dove Egli dimora per sempre.

La verità che facciamo tanta fatica a concepire, ci viene ricordata oggi con coraggio da Papa Francesco. La nostra esistenza sulla terra è il tempo dell’iniziazione alla vita: è vita, ma che ti porta avanti a una vita più piena, l’iniziazione di quella più piena; una vita che solo in Dio trova il compimento. Siamo imperfetti fin dall’inizio e rimaniamo imperfetti fino alla fine. Nel compimento della promessa di Dio, il rapporto si inverte: lo spazio di Dio, che Gesù prepara per noi con ogni cura, è superiore al tempo della nostra vita mortale. 

L’anzianità è l’anticamera di questa vita vera. La vecchiaia è saggia per questo: i vecchi sono saggi per questo. Per questo essa è credibile quando invita a rallegrarsi dello scorrere del tempo: non è una minaccia, è una promessa. La vecchiaia è nobile, non ha bisogno di truccarsi per far vedere la propria nobiltà. Forse il trucco viene quando manca la nobiltà. La vecchiaia è credibile quando invita a rallegrarsi dello scorrere del tempo: ma il tempo passa e questo non è una minaccia, è una promessa.

E non stiamo parlando in ultimo solo delle persone anziane, ma della testimonianza che essi recano anche ai più giovani. I vecchi sono una promessa, una testimonianza di promessa. E il “meglio deve ancora venire”. Il meglio deve ancora venire: è come il messaggio del vecchio e della vecchia credenti, il meglio deve ancora venire. Dio conceda a tutti noi una vecchiaia capace di questo!