“Con rara umanità” (At 28,2), questa l’espressione-motto, del viaggio apostolico del Santo Padre, a Malta. Sappiamo bene che Malta, pur restando lontana da altri paesi europei, per la sua posizione geografica, in qualche maniera è culla del cristianesimo, per la presenza provvidenziale del naufrago Paolo di Tarso, salvatosi per poi poter evangelizzare anche quella terra.
Nell’udienza odierna Francesco ricorda che è proprio l’umanità, la dimensione che va messa al centro dei discorsi legati all’accoglienza, perché indica la strada da seguire non solo per affrontare il fenomeno dei migranti, ma più in generale perché il mondo diventi più fraterno, più vivibile, e si salvi da un “naufragio” che minaccia tutti noi, che stiamo – come abbiamo imparato – sulla stessa barca, tutti.
Malta è una specie di “rosa dei venti”, ci dice il Papa, dove si incrociano popoli e culture; è un punto privilegiato per osservare a 360 gradi l’area mediterranea. Oggi si parla spesso di “geopolitica”, ma purtroppo la logica dominante è quella delle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica, o influenza ideologica o influenza militare: lo stiamo vedendo con la guerra, perché nell’attuale guerra in Ucraina, assistiamo all’impotenza della Organizzazione delle Nazioni Unite.
Sappiamo pure che Malta come punto di approdo, è centrale per trattare le questioni migratorie. Papa Francesco, dopo aver ascoltato molte testimonianze al Centro di accoglienza Giovanni XXIII, sottolinea nuovamente, che ogni migrante è unico: non è un numero, è una persona; è unico come ognuno di noi. Ogni migrante è una persona con la sua dignità, le sue radici, la sua cultura. Ognuno di essi è portatore di una ricchezza infinitamente più grande dei problemi che comporta. E non dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dalle migrazioni.
Il Papa non stenta a porci la nazione maltese come esempio di laboratorio di pace! Tutta la nazione con il suo atteggiamento, con il proprio atteggiamento, è un laboratorio di pace. E può realizzare questa sua missione se, dalle sue radici, attinge la linfa della fraternità, della compassione, della solidarietà. Il popolo maltese ha ricevuto questi valori insieme con il Vangelo, e grazie al Vangelo potrà mantenerli vivi.
Infine il Pontefice formula alcuni pensieri a proposto di Malta come terra dei missionari. Questo aspetto non può essere disgiunto dalla figura e dalla presenza di San Paolo. Da Malta e da Gozo, le due Diocesi del Paese, sono partiti tanti sacerdoti e religiosi, ma anche fedeli laici, che hanno portato in tutto il mondo la testimonianza cristiana. Come se il passaggio di San Paolo avesse lasciato la missione nel DNA dei maltesi!
Con gratitudine e riconoscenza, il Papa ci racconta il passaggio dalla Grotta di San Paolo, che è stato come un attingere alla sorgente, perché il Vangelo possa sgorgare a Malta con la freschezza delle origini e ravvivare il suo grande patrimonio di religiosità popolare. Questa è simboleggiata dal Santuario mariano nazionale di Ta’ Pinu, nell’isola di Gozo, dove abbiamo celebrato un intenso incontro di preghiera. Lì ho sentito battere il cuore del popolo maltese, che ha tanta fiducia nella sua Santa Madre. Maria ci riporta sempre all’essenziale, a Cristo crocifisso e risorto, e questo per noi, al suo amore misericordioso.
La catechesi dell’udienza si conclude con il rinnovato ringraziamento al popolo e alle autorità maltesi. Allo stesso tempo il Pontefice non cessa di rivolgere il suo pensiero alle atrocità della guerra in corso, richiamando il caso di Bucha e rivolgendo le sue parole ai bambini ucraini presenti, provati dalla durezza dell’essere sradicati dalla propria terra per una guerra.