Ieri il Santo Padre, sull’aereo decollato a Roma e diretto per gli Emirati Arabi, aveva commentato che il suo viaggio in quella terra sarebbe stato corto e breve.
Il Papa negli Emirati è stato accolto in maniera straordinaria: scie bianche e gialle, come la bandiera vaticana, sparate ieri dai jet emiratini sui cieli di Abu Dhabi, in suo omaggio, la sua vettura scortata da un folto drappello di soldati a cavallo, mentre sullo sfondo scorreva la skyline cittadina irta di grattacieli.
Il Papa ha fatto già due discorsi in tre giorni, che per i viaggi papali possono essere considerati un record.
Il Papa ha parlato della “fratellanza umana” ovvero “l’impegno” perché i diritti fondamentali dell’altro “siano affermati sempre, ovunque e da chiunque. Perché senza libertà non si è più figli della famiglia umana, ma schiavi. Tra le libertà vorrei sottolineare quella religiosa. Essa non si limita alla sola libertà di culto, ma vede nell’altro veramente un fratello…”. Di qui l’auspicio, poco oltre, per “tutta l’amata e nevralgica regione mediorientale”, di “opportunità concrete di incontro: società dove persone di diverse religioni abbiano il medesimo diritto di cittadinanza e dove alla sola violenza, in ogni sua forma, sia tolto tale diritto”.
Ieri infatti è stato firmato da Papa Francesco e Al-Tayyib il documento “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” forte condanna del terrorismo e della violenza: “Dio non vuole che il suo nome venga usato per terrorizzare la gente”.
Il documento si apre con una serie di invocazioni: il Papa e il Grande Imam parlano «in nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità», «in nome dell’innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere», «In nome dei poveri», degli «orfani e delle vedove, dei rifugiati ed esiliati, di tutte le vittime delle guerre» e «delle persecuzioni». Al-Azhar insieme alla Chiesa cattolica «dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio».
Questa mattina invece il Papa ha celebrato la messa presso lo stadio Zayed Sports City di Abu Dhabi: è la prima di un Pontefice nella Penisola arabica. Si conclude così la visita del Papa, alla santa messa erano presenti 180 mila persone.
L’omelia del Papa ricalca “le beatitudini” che sono un “capovolgimento del pensare comune”, secondo cui i beati sono i ricchi, i potenti, chi ha successo. Non così per Gesù. Per Lui – ricorda il Papa – i beati sono “i poveri, i miti, quanti restano giusti anche a costo di fare brutta figura, i perseguitati”. Lo ha mostrato lui stesso insegnando che “non è grande chi ha, ma chi dà”. Con la sola forza dell’amore divino ha sconfitto “la morte, il peccato, la paura e la mondanità stessa”. “Non ha lasciato nulla di scritto, non ha costruito nulla di imponente”.
Il Pontefice sposta l’attenzione in modo speciale, su due Beatitudini: “beati i miti” e “beati gli operatori di pace”. Non è beato chi aggredisce o sopraffà, ricorda. San Francesco è il riferimento per spiegare come vive il cristiano: quando dava istruzione ai frati che andavano presso i Saraceni e i non cristiani raccomandava infatti di non fare “liti o dispute” ma di essere “soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio” e di confessare di essere cristiani, ricorda il Papa citando la Regola non bollata.
Né liti né dispute, e questo vale anche per i preti; né liti né dispute: in quel tempo, mentre tanti partivano rivestiti di pesanti armature, san Francesco ricordò che il cristiano parte armato solo della sua fede umile e del suo amore concreto. È importante la mitezza: se vivremo nel mondo al modo di Dio, diventeremo canali della sua presenza; altrimenti, non porteremo frutto.
Il cristiano poi è chiamato a promuovere la pace a partire dalla comunità in cui vive, sottolinea ancora Francesco che percepisce una somiglianza fra la comunità degli Emirati e quella di Filadelfia alla quale Gesù, nel libro dell’Apocalisse, si rivolge e, diversamente da quasi tutte le altre, non rimprovera nulla. Non a caso Filadelfia significa “amore fra i fratelli”:
Chiedo per voi la grazia di custodire la pace, l’unità, di prendervi cura gli uni degli altri, con quella bella fraternità per cui non ci sono cristiani di prima e di seconda classe. Gesù, che vi chiama beati, vi dia la grazia di andare sempre avanti senza scoraggiarvi, crescendo nell’amore «fra voi e verso tutti».