Dio è il primo principio trasformatore della vita , che l’uomo lo sappia o meno. E sa trovare i modi per entrare con la grazia nell’esistenza umana, per portarvi la novità e per moltiplicare la vita del mondo. Questo è quanto oggi nell’udienza il Papa Francesco ci racconta, richiamando, a partire dalla storia di San Paolo, che egli racconta nella lettera ai Galati.
Ritornando alla prima catechesi su questo scritto neotestamentario, Papa Francesco ricorda, la verità sulla paternità di Paolo nei confronti degli abitanti della Galazia. Tutto ciò che egli scrive si poggia infatti su questo legame particolare. Lo fa per ribadire la novità del Vangelo per costruire la vera identità su cui fondare la propria esistenza. Ed è proprio questo che Paolo propone e ripropone ai Galati.
L’apostolo delle genti si rivela infatti come conoscitore del Mistero. Sceglie la strada di andare più in profondità (…) Non si ferma alla superficie dei problemi, dei conflitti. Vola più in alto. Non è uno che ama trovare una soluzione che metta tutti d’accordo, il Vangelo in fatti è più impegnativo, non agisce di fretta, non offre soluzioni facili.
Paolo sottolinea che è apostolo non per meriti davanti agli uomini, ma per grazia di Dio. “Infatti, è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!” (Gal 1,10), sono parole che riporta il Santo Padre.
Queste parole sono precisamente il fondamento della libertà proclamata e vissuta da lui, libertà data da Dio. Quella libertà che sola anima una vocazione, che Paolo racconta, rilevando i contrasti della sua vita. Da persecutore dei cristiani perché non osservavano le tradizioni e la legge, era stato chiamato a diventare apostolo per annunciare il Vangelo di Gesù Cristo.
Infine, Papa Francesco ci esorta a far sempre memoria di queste chiamate, di cui è rivestita la nostra vita. Mai dimenticare il tempo e il modo in cui Dio è entrato nella nostra vita. Tenere fisso nel cuore e nella mente quell’incontro con la grazia, quando Dio ha cambiato la nostra esistenza. E’ come il primo amore, a cui tornare sempre con la mente e il cuore, perché anima i momenti difficili.
Questo ci permetterà di essere, come l’apostolo, sempre grati e riconoscenti. Dio si serve di noi, fragili, abbondando con la sua grazia che, se accolta con gioia da noi, ci fa camminare e sperimentare la speranza di orizzonti sempre nuovi. Ci aspetta una missione, alla quale prepararci con fede e consapevolezza.