Papa Francesco: San Giuseppe, uomo di periferia

San Giuseppe, falegname
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La vita di ogni uomo è frutto della sua storia e di quella della sua famiglia. Anche l’uomo-Dio, incarnatosi nella storia, è stato soggetto a questa legge.  Con l’udienza di oggi Papa Francesco inaugura le catechesi sul padre putativo di Gesù, nell’anno a lui dedicato. San Giuseppe e il suo sfondo geografico-storico, è l’argomento della riflessione odierna, che ci porta alla comprensione sempre più profonda della vita del Figlio di Dio. 

La prima analogia che il Santo Padre ci propone oggi, riguarda il parallelo tra Giuseppe d’Egitto e Giuseppe di Nazareth. Il nome Giuseppe in ebraico significa “Dio accresca, Dio faccia crescere”. È un augurio, una benedizione fondata sulla fiducia nella provvidenza e riferita specialmente alla fecondità e alla crescita dei figli. In effetti, proprio questo nome ci rivela un aspetto essenziale della personalità di Giuseppe di Nazaret. Egli è un uomo pieno di fede nella sua provvidenza: crede nella provvidenza di Dio, ha fede nella provvidenza di Dio.

Proprio come le azioni di Giuseppe, figlio di Giacobbe e Rachele, anche quelle dello sposo di Maria, infatti, sono dettate dalla certezza che Dio “fa crescere”, che Dio “aumenta”, che Dio “aggiunge”, cioè che Dio provvede a mandare avanti il suo disegno di salvezza. Anche i due principali riferimenti di luogo, li accomunano, sono Nazareth e Betlemme

Betlemme, località che veniamo a conoscere dalla storia di Rut, è prima luogo di nascita di Davide, dalla cui discendenza nasce poi Giuseppe. Su Betlemme, poi, il profeta Michea predisse grandi cose: «E tu Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele» (Mi 5,1). L’evangelista Matteo riprenderà questa profezia, la collegherà alla storia di Gesù come alla sua evidente realizzazione. Nazareth invece è insieme a Betlemme uno dei due villaggi periferici, lontani dai clamori della cronaca e del potere del tempo. Eppure Gerusalemme era la città amata dal Signore. 

Insieme, sono appunto segno della predilezione di Dio verso le periferie. Gesù non nacque a Gerusalemme con tutta la corte …no: nacque in una periferia e ha trascorso la sua vita, fino a 30 anni, in quella periferia, facendo il falegname, come Giuseppe. Per Gesù, le periferie e le marginalità sono predilette. (…) Sempre Gesù va verso le periferie. E questo ci deve dare tanta fiducia, perché il Signore conosce le periferie del nostro cuore, le periferie della nostra anima, le periferie della nostra società, della nostra città, della nostra famiglia, cioè quella parte un po’ oscura che noi non facciamo vedere forse per vergogna.

C’è da questo punto di vista una profonda analogia tra il tempo di Gesù e il nostro tempo. Anche oggi esistono un centro e una periferia. E la Chiesa sa che è chiamata ad annunciare la buona novella a partire dalle periferie. Oggi Giuseppe ci insegna questo: “Non guardare tanto le cose che il mondo loda, guarda agli angoli, guarda alle ombre, guarda alle periferie, quello che il mondo non vuole”. Egli ricorda a ciascuno di noi di dare importanza a ciò che gli altri scartano. In questo senso è davvero un maestro dell’essenziale

Papa Francesco conclude la sua riflessione, rivolgendosi agli uomini e alle donne della periferia odierna e invitando tutti a pregare San Giuseppe, come testimone e il protettore a cui guardare.