Alla ripresa delle udienze di mercoledì, Papa Francesco dedica oggi la sua riflessione al conclusosi da poco viaggio apostolico in Canada. Egli lo chiama tuttavia con un altro nome, molto più attinente al suo intento nel compierlo, cioè “pellegrinaggio penitenziale”. Ripercorriamo insieme il suo racconto.
L’obiettivo principale della visita in Canada, è stato infatti quello di incontrare le popolazioni originarie per esprimere ad esse la mia vicinanza e il mio dolore e chiedere perdono – chiedere perdono – per il male loro arrecato da quei cristiani, tra cui molti cattolici, che in passato hanno collaborato alle politiche di assimilazione forzata e di affrancamento dei governi dell’epoca.
Riflessione, pentimento e riconciliazione, queste le tre parole chiavi, che hanno guidato il Pontefice nei giorni del viaggio. In questo spirito, sono stati proposti dei passi concreti da compiere, il primo del quale, quello che ha dato il via a tutto: fare memoria, la memoria buona della storia millenaria di questi popoli, in armonia con la loro terra: questa è una delle cose più belle dei popoli originari, l’armonia con la terra. Mai maltrattano il creato, mai. In armonia con la terra.
Il secondo passo si è configurato nella riconciliazione. Non un compromesso tra noi – ci spiega Francesco – sarebbe un’illusione, una messa in scena – ma un lasciarsi riconciliare da Cristo, che è la nostra pace (cfr Ef 2,14). L’abbiamo fatto tenendo come riferimento la figura dell’albero, centrale nella vita e nella simbologia dei popoli indigeni.
Dopo le due prime tappe, è venuto anche il momento della guarigione. Questo terzo passo, svoltosi sulle rive del Lago Sant’Anna, proprio nel giorno della festa dei Santi Gioacchino e Anna. Tutti possiamo attingere da Cristo, fonte di acqua viva, e lì, in Gesù, abbiamo visto la vicinanza del Padre che ci dà la guarigione delle ferite e anche il perdono dei peccati.
Fondando così il cammino comune sulla speranza, il Papa ha voluto incontrare le autorità civili oltre che ovviamente la Chiesa locale. Questo per ribadire la volontà fattiva della Santa Sede e delle Comunità cattoliche locali di promuovere le culture originarie, con percorsi spirituali appropriati e con l’attenzione alle usanze e alle lingue dei popoli. Nello stesso tempo, ho rilevato come la mentalità colonizzatrice si presenti oggi sotto varie forme di colonizzazioni ideologiche, che minacciano le tradizioni, la storia e i legami religiosi dei popoli, appiattendo le differenze, concentrandosi solo sul presente e trascurando spesso i doveri verso i più deboli e fragili.
Il percorso canadese si è concluso con due incontri significativi con i giovani e con gli anziani. Il Papa, pur felice di aver incontrato specialmente questi ultimi, confessa che è stato un momento molto doloroso, ma si doveva mettere la faccia: dobbiamo mettere la faccia davanti ai nostri errori, ai nostri peccati. Anche in Canada questo è un binomio-chiave, giovani e anziani, è un segno dei tempi: giovani e anziani in dialogo per camminare insieme nella storia tra memoria e profezia, che sono in accordo.
Dal pellegrinaggio Papa Francesco si porta a casa la fortezza e l’azione pacifica dei popoli indigeni del Canada sia di esempio per tutte le popolazioni originarie a non chiudersi, ma ad offrire il loro indispensabile contributo per un’umanità più fraterna, che sappia amare il creato e il Creatore, in armonia con il creato, in armonia tra tutti voi.