Scandalizzare i più piccoli: che vuol dire?

Infanzia bambini
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Molto spesso gli articoli e gli editoriali di Cristiani Today traggono spunto da fatti di cronaca. Anche oggi sarà così ma non vogliamo soffermarci troppo nel merito di quanto è successo. Ci limiteremo a dire che qualunque comportamento ambiguo tenuto nei confronti dei più piccoli, non è mai giustificabile. Se tale comportamento è messo in essere da un leader religioso, lo scandalo è doppio, fermo restando che la purezza dei comportamenti davanti ai bambini dovrebbe essere un principio laico, che precede ogni appartenenza religiosa.

Duole soltanto dover ribadire, per l’ennesima volta, che anche in quest’occasione sono stati usati due pesi e due misure. Se lo scandalo coinvolge ministri della Chiesa Cattolica si solleva – giustamente – l’indignazione collettiva. Se, invece, c’è di mezzo un leader religioso di altra appartenenza, tanto più se prestigioso e “intoccabile”, la maggior parte dell’opinione pubblica tende a liquidare l’episodio come una caduta di stile.

Se è vero che è necessario che avvengano gli scandali (cfr Mt 18,7), vogliamo provare a trarre un minimo di bene da una vicenda di per sé incresciosa. È l’occasione, dunque, per ricordarci di tutte le volte che Gesù, nei Vangeli, fa riferimento ai bambini, senza dimenticare il fondamentale racconto dell’infanzia di Gesù stesso, che già da solo conferisce una straordinaria dignità alla fanciullezza, come mai era avvenuto prima e come mai sarebbe avvenuto in seguito.

Per il resto, sui bambini, Gesù afferma fondamentalmente tre concetti, tutti sottilmente legati l’un l’altro. Indica la fanciullezza spirituale come condizione per entrare nel Regno dei Cieli (cfr Mt 18,1-5), poi, subito dopo, ammonisce severamente di non scandalizzare nessuno dei più piccoli (Mt 18,6). C’è una sacralità che connota la condizione infantile. L’infanzia è il luogo più fertile per coltivare lo Spirito e i bambini sono in assoluto le anime più permeabili alla preghiera e al dialogo con Dio. La spiritualità di una persona che ha avuto fede fin da piccola sarà indubbiamente molto diversa rispetto alla fede di una persona convertitasi da adulta. È anche per questo – e qui veniamo al terzo concetto espresso da Gesù – che non dobbiamo impedire ai bambini di andare a Lui (Mc 10,2-16), anche perché la loro natura è in già grado di intuirne la presenza e di cercarlo.

Se da un lato, è più che opportuno condurre i bambini a Dio, dall’altro – e qui veniamo alla sfida più difficile – è possibile, oltre che doveroso diventare come bambini per entrare nel Regno dei Cieli. Lo si può fare soltanto alleggerendo le sovrastrutture della mente, che vanno ad appesantire il cuore. Ci sono cose che noi possiamo insegnare ai bambini ma – in modo meno scontato – ve ne sono tante altre che loro possono insegnare a noi. Diventare come bambini, allora, significa anche non bluffare, essere sempre leali di fronte alla realtà, non dare mai per scontata nessuna domanda, a partire da quelle sul senso della vita, che i bambini ci pongono e a cui noi adulti, il più delle volte, non sappiamo rispondere.

Avremo tradito, macchiato e pugnalato l’infanzia ogniqualvolta avremo imposto forzosamente un punto di vista adulto sulla vita. In quest’ottica, la sessualizzazione precoce è senz’altro la cosa più aberrante, tuttavia, in modo più blando e sottile, è possibile sporcare l’innocenza dei bambini, avvelenarne lentamente l’anima, in tanti modi. Non è difficile, al giorno d’oggi, trovare bambini svegli di mente. Molto più difficile è trovare bambini svegli di cuore. Finisce contaminato e sporcato non soltanto il bambino che cresce in un contesto di guerra o di violenza (anche sessuale) ma anche il bambino che, ad esempio, viene educato a dare un’importanza eccessiva al denaro, al guadagno o all’apparenza.

Giusto, allora – cristianamente e anche laicamente – non “mostrificare” i più piccoli con le nostre aspettative. Non indottrinarli ma e-ducarli, condurli lungo la via della felicità e della crescita interiore. I bambini hanno in orrore gli orchi e compatiscono i pagliacci. Cosa dobbiamo essere con loro? Innanzitutto, persone vere, padri, madri e maestri veri. I bambini sono i non riconosciuti padroni del mondo. La loro presenza nella società è essenziale e benefica; chi, più o meno consapevolmente, li rifiuta, compie un atto sacrilego nei loro confronti ma anche nei confronti di se stesso e degli altri adulti.

I bambini non hanno bisogno di padroni suscettibili di renderli orfani e schiavi di una miriade di idoli e di vizi. Hanno bisogno, piuttosto, di padri che li rendano figli e liberi. Liberi anche di sbagliare ma altrettanto liberi di tornare indietro lungo la stessa via, proprio come il figliol prodigo che si ricongiunge al Padre misericordioso (cfr Lc 15,11-32).