Siamo il “sale della terra”… ma un po’ di miele non guasta mai!

Cristiani come “cetriolini sottaceto”. O anche “cristiani allo yogurt”. Più volte papa Francesco ha usato pittoresche metafore alimentari per descrivere i fedeli svogliati o costantemente di malumore, di certo non del tutto conquistati dalla carica prorompente e gioiosa della Resurrezione. In un’occasione, comunque, ne ebbe anche per i “cristiani da pasticceria”, ovvero coloro che, specularmente, rifiutano la croce e riducono la loro religiosità a carrellate di buoni sentimenti e frasette melense da Baci Perugina. Sarebbe totalmente ingeneroso quando non patentemente blasfemo pensare a una fede cristiana “consolatoria”, da tirare fuori soltanto quando siamo in difficoltà. Una fede ingannevole e falsa, espressione quasi esclusiva di emozioni, sentimenti e stati d’animo.

Il Papa parla con cognizione di causa. Quante volte ci siamo trovati di fronte a contesti parrocchiali carichi di routine, amarezza o sfiducia. Oppure, al contrario, di una cordialità e di un’allegria poco credibili, troppo stucchevoli, artificiose e forzate. E magari, in entrambi i casi, il nostro disagio era difficile da nascondere… Forse, però, leggendo e meditando con più attenzione la Sacra Scrittura, se ne può ricavare una comprensione più realistica ed equilibrata del ruolo che il sale e il miele (va da sé che, in quei secoli, in Israele, lo zucchero era una sostanza ancora sconosciuta…) hanno nella storia della salvezza. Nell’Antico Testamento si parla di “miele”, per lo più con riferimento all’operosità delle api, metafora della fatica e dello sforzo umano, ripagati dalla dolcezza di Dio. “Cosa c’è di più dolce del miele?”, afferma il Salmo 19.

Il miele appare talora associato al latte o alla panna, ad indicare la fertilità e la completezza del nutrimento materiale e spirituale. La Terra Promessa, non a caso, è indicata come “la terra dove scorre latte e miele” (Es 3,8), mentre Isaia profetizza che il Messia “mangerà panna e miele finché sappia rigettare il male e scegliere il bene” (Is 7,14-17). Il latte e i suoi derivati sono simbolo di robustezza e solidità interiore, il miele di dolcezza e gusto per la vita. Persino nel tripudio della gioia coniugale ricorre quest’associazione metaforica: “Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua”, si legge nel Cantico dei Cantici (4,11). Non mancano, tuttavia, nelle Scritture, riferimenti negativi al miele e al suo carattere irresistibile, ammaliante, lusinghiero e malizioso, quasi come una droga: “Poiché le labbra dell’adultera stillano miele, e la sua bocca è più morbida dell’olio; ma la fine cui mena è amara come l’assenzio, è acuta come una spada a due tagli” (Pv 5,3-4). Inoltre il miele – a differenza del sale – non veniva presentato in offerta all’altare, poiché tende a fermentare. Significativo è che, nel Nuovo Testamento, Giovanni Battista si cibi di locuste e miele selvatico (cfr Mc 1,6): questi ultimi sono i cibi di chi viveva emarginato nel deserto, avulso dalle élite del suo tempo. In particolare, il “miele selvatico” era forse una resina che si ricavava dalle poche piante che crescevano nella siccità perenne. Alcuni commentatori considerano questo cibo una metafora dell’estraneità al mondo giudaico, quasi a preannunciare l’annuncio della Parola di Dio ai gentili e ai pagani.

Nelle Scritture, il sale ha, per certi versi, un significato più alto rispetto al miele. È simbolo di alleanza tra persone e popoli: nell’antico Israele, quando si stabiliva un patto, i contraenti si scambiavano pane e sale. Il sale indica fedeltà, sapienza, purificazione. Con il sale si frizionavano i neonati per purificarli e fortificarli (cfr Ez 16,4). Il profeta Eliseo, da parte sua, compie il prodigio della sanificazione delle acque di Gerico, gettandovi una scodella di sale alla sorgente (cfr 2Re 2,21). Non mancano, tuttavia le metafore saline negative, da Abimelec che distrugge la città di Sichem cospargendola di sale per renderla infeconda (cfr Gdc 9,45), alla moglie di Lot che diventa una statua di sale (cfr Gen 19,26).

Nel Nuovo Testamento, Gesù dice: “Abbiate del sale in voi stessi e state in pace gli uni con gli altri” (Mc 9,50). E aggiunge: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente” (Mt 5,13). Questa è la vera funzione dei cristiani nel mondo: essere presenti ovunque, come lo è il sale in quasi ogni alimento. Per dare il giusto sapore a ogni cosa e, al tempo stesso, per purificarla e conservarla.