Una donna cattolica e partigiana
Il mondo è stato vittima di una tremenda Pandemia quella del Covid-19, ogni Stato ha preso i suoi provvedimenti sia a livello sanitario che governativo, come d’altronde è anche avvenuto in Italia, una Nazione che ringrazierà sempre tutto il Servizio Sanitario Nazionale, per le cure, le premure, la professionalità di tutte le equipe mediche, a partire dagli Oss, agli infermieri, medici ecc…
Se in Italia godiamo di un ottimo Sistema Sanitario Nazionale, lo dobbiamo ad una donna che è stata una grande cattolica e partigiana, Tina Anselmi, nata nel 1927 e morta nel 2016. E’ un personaggio che andrebbe riscoperto e approfondito, il suo impegno è stato sempre a favore del popolo e dei lavoratori e con questa intenzione di aiuto è entrata in politica, inizialmente come sindacalista e poi come deputata ed in fine Ministra.
Così scrive Avvenire di lei: la partigiana “Gabriella”, dal 1944 iscritta alla Democrazia cristiana. La sindacalista attentissima alla condizione femminile. La deputata (1968–1992) e la prima donna ministro (1976) in Italia. La presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2 (1981–1984). Soprattutto, il ministro della Sanità grazie alla cui “ferma determinazione” – così l’8 marzo 2018 il presidente Mattarella – il 23 dicembre 1978 nacque il Servizio sanitario nazionale. Tributi sinceri, ma forse tardivi verso una donna tutta d’un pezzo, non manovrabile (furono i colleghi a soprannominarla “Tina vagante”), amica della Iotti e di Pertini, ma ai tempi della Commissione P2 ostacolata da fuori e da dentro il suo partito, che alla fine la mise cinicamente da parte.
La Anselmi purtroppo, anche contro il suo volere è stata una fra quelle che dovette firmare la legge sull’aborto, ma anche la Legge Basaglia sui manicomi e prima ancora la legge sull’equo compenso tra uomo e donna nel 1977.
E’ stata una partigiana, sindacalista, donna delle istituzioni repubblicane e donna di partito ma anche una donna cristiana che ha voluto mettere la cura della persona al centro della sua vita. Chi è sopravvissuto al Covid-19, lo deve in parte anche a lei.
Fonte. Gaudium Press di Rita Sberna