Tratto da una storia vera: un dialogo tra un massone e un domenicano

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Ci sono storie vere che sembrano finte e storie finte che sembrano vere. Ci sono poi le storie della fede in Dio che, a volte, superano i confini del vero e falso per diventare storie di vita di Donne e Uomini in carne ed ossa.

Quello riportato di seguito è il dialogo epistolare tra un uomo poco più che trentenne e un monaco domenicano.

Le domande poste sono importanti come importante è la risposta del religioso.

 

Caro Padre Angelo,

sono stato ateo e massone per molti anni. Da qualche tempo mi sono avvicinato a Dio e ho lasciato le altre cose. Vorrei essere un umile strumento nelle mani del Signore. Come si può capire cosa vuole da noi l’Altissimo? Prego molto affinché Egli mi faccia capire, ma ad oggi non ci sono ancora riuscito. Come può,  dunque, un fedele capire cosa fare per essere uno strumento attivo nelle mani di Dio?

 

 

Carissimo,

  1. sono contento del tuo ritorno al Signore nel quale senza dubbio hai trovato la Via che conduce al Cielo, la Verità o la luce che illumina le tue azioni, la Vita che ti rinnova interiormente.

 

  1. Sono contento anche della tua domanda, che è la domanda tipica di chi viene toccato dalla grazia di Dio. È successo così anche per San Paolo.

Mi piace riportare quanto si legge negli Atti degli Apostoli: “Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Io risposi: «Chi sei, o Signore?». Mi disse: «Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti». Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: «Che devo fare, Signore?». E il Signore mi disse: «Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia»” (At 22,6-10)”.

 

  1. Conoscere il Signore e domandarsi che cosa si debba fare per lui, per mettersi al servizio dell’unica causa che conta perché è quella che dura eternamente, dovrebbe essere la stessa cosa.

 

  1. Non è facile per me rispondere alla tua domanda.

Bisognerebbe che io fossi un altro Anania il quale disse a San Paolo ciò che il Signore gli aveva rivelato: “Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome»” (At 9,15-16).

 

  1. Ti posso dire però qual è la disposizione d’animo per capire che cosa puoi fare per essere uno strumento utile per il Signore.

È essenziale che tu viva in grazia, e cioè senza peccati e colmo di Spirito Santo.

Quando una persona vive in grazia è congiunto a Cristo come un tralcio alla vite e tutto quello che compie ha un merito soprannaturale che giova a lui e simultaneamente giova a tutta la Chiesa.

L’aveva capito bene Elisabetta Leseur che si espresse in questi termini: “Quando un’anima prega, eleva non solo se stessa, ma con se stessa eleva tutta Chiesa, tutto il mondo”.

Pertanto fin d’ora, se vivi in grazia, sei uno strumento utile per il Signore e per tutti.

Lo sei momento per momento, con qualunque tua azione e preghiera.

 

  1. Nello stesso tempo però puoi domandare al Signore che cosa puoi fare ulteriormente per Lui con un servizio specifico.

In questo senso Davide diceva nel Salmo 143,8: “Notam fac mihi viam in qua ambulem, quia ad te levavi animam meam” (“Fammi conoscere la via da percorrere perché a te innalzo l’anima mia”).

Sono certo che se domanderai con queste parole troverai la risposta.

Queste parole sono infatti Parola di Dio. E non è possibile che il Signore dopo averti ispirato a farle tue, ti lasci senza risposta.

 

  1. Ti parlerà forse attraverso una parola che sentirai quanto vai a Messa o aprendo le Sacre Scritture o attraverso qualche evento o qualche incontro.

Anche sotto questo aspetto le vie del Signore sono infinite.

 

  1. Ti esorto anche a recitare il Santo Rosario.

Nella meditazione che accompagna questa preghiera ti sarà facile chiedere al Signore insieme con San Paolo: «Che devo fare, Signore?».

E ti sarà facile ripetere insieme con Maria: “Eccomi, …, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).

 

Ti accompagno con la mia preghiera col vivo desiderio che il Signore faccia di te quello che ha fatto con san Paolo: “egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele”.

Sarebbe senz’altro la cosa più bella e più utile per tutti.

 

Ti auguro ogni bene e ti benedico.

Padre Angelo