Ti accorgi che è #dicembre, non solo dalle #luci sempre più diffuse (a dir la verità quest’anno un po’ meno…) ma anche dall’esponenziale crescita del #traffico. Sempre più macchine per strada. Così tante da far pensare a una popolazione raddoppiata nella tua città. Tutti in giro e, in molti casi, per lo shopping natalizio. Il regalo per i propri cari è così importante che volentieri si affrontano interminabili traversate in automobile, anche tra le intemperie meteorologiche di inizio inverno. Qualcuno il regalo lo fa a sorpresa, pensando ai gusti di chi lo riceve. Altri, pragmaticamente, dicono in modo esplicito cosa vogliono. O magari chiedono soldi. In ogni caso, il regalo si fa e non c’è crisi economica che tenga. Principalmente tra familiari ma anche tra amici.
Il regalo rappresenta anche uno status sociale o un indizio sulla nostra personalità. Da esso deduci se chi te l’ha fatto è un avaro o un generoso. Se l’ha fatto col cuore o per convenzione. Se conosce i tuoi desideri oppure no. Fare regali è un’esigenza vitale e insopprimibile dell’umanità e trasversale a ogni cultura e tradizione. Se ne fanno ogniqualvolta una persona affronta un cambiamento di vita, accompagnato o meno da un rito iniziatorio: una laurea, un matrimonio, una nascita, un trasloco.
Solo in due occasioni, l’offerta di un dono corrisponde ad una scadenza regolare e prevedibile. La prima sono i compleanni: ti rendo omaggio, perché sei importante per me, perché – pochi o tanti anni fa – la tua stessa nascita è stata un dono irripetibile e unico, tanto quanto unica e irripetibile è la tua persona. L’altro momento prevedibile e atteso è il Natale, anche dai più miscredenti vissuto come una festa della famiglia, della prossimità, del calore e della condivisione. Quasi una sorta di “compleanno collettivo” in cui tutti fanno gli auguri a tutti e tutti si scambiano doni.
Un momento dell’anno che, purtroppo, non tutti attendono sempre con gioia, soprattutto tra gli adulti. A molti il Natale può ricordare i momenti lieti della propria infanzia, quando tutto era letizia, stupore e sorpresa ma poi, crescendo, si è dovuto fare i conti con l’aridità e l’amarezza della vita. Per alcuni, il Natale viene trascorso nel rimpianto di qualche caro passato a miglior vita. Altri lo vivono nella solitudine dolorosa di una corsia ospedaliera. Altri ancora affrontano la ‘tortura’ di condividere la tavola con questo o quel parente insopportabile. C’è chi, per Natale, apre le porte di casa propria ad affollate riunioni familiari con nonni, zii, cugini e nipoti fino al terzo grado. Per altri, al contrario, il desco natalizio si compone solo di mamma, papà e un figlio. Il Natale non cambia solo in base a con chi lo vivi ma da come lo vivi: con gratitudine e pienezza o con lo stress di chi ci tiene a fare bella figura con i parenti?
Uno sguardo sul presepe ci aiuterà a rinfrescare la memoria su quello che fu il primo Natale della storia. Una coppia in fuga da un tiranno sanguinario e infanticida; in totale solitudine, con un Bambino appena nato e il rischio di morire di fame e di freddo. Solo alcuni pastori sconosciuti lo hanno omaggiato. Solo gli umili hanno visto in quel bambino un dono. Da una notte agitata e burrascosa cambia la vita dell’umanità intera. Il buio di una famiglia sofferente si è trasformato in luce. Quel Bambino è il Festeggiato. Quel Bambino è il Dono. Sapremo accogliere anche noi come doni le persone con cui tra qualche giorno faremo festa? [Luca Marcolivio]