Vittorio Gabassi, è un cantautore di musica cristiana. Fra le tante canzoni, ha scritto un bellissimo brano su Medjugorje, che descrive in maniera dettagliata e veritiera, la bellezza di Medjugorje. Il brano s’intitola “La canzone di Medjugorje”.
Nel brano “La canzone di Medjugorje”, usa una metafora che dice “Le fontane chiuse”. Può spiegarci meglio a cosa si riferisce?
Per “fontane chiuse”, mi riferisco a quei pellegrini che quando vanno a Medjugorje, inizialmente, hanno le anime chiuse. Poi una volta arrivati lì, le loro anime si aprono e si accendono come le candele.
Scrivere nella canzone “mille e mille anime chiuse e mille e mille anime accese”, non mi piaceva, così ho pensato di scrivere “mille e mille fontane chiuse e mille e mille candele accese”.
L’arte è bella anche quando c’è un po’ di mistero. Ognuno è libero d’interpretarla a modo proprio.
Inoltre insegno musica a dei ragazzi.
Lei è stato 7 volte a Medjugorje. Da qui deduco che per lei, sarà un pellegrinaggio speciale, dove incontra l’amore di Maria.
Può dirci, cosa ha scaturito nella sua vita questo pellegrinaggio mariano?
Sono stato chiamato ad andare a Medjugorje, penso come tutti quelli che vanno lì. Quando sono stato chiamato da Maria, avevo 60 anni.
La chiamata è stata veramente magnifica.
Avevo detto ad un mio amico di prenderci una pausa dall’insegnamento, e andare a sciare un giorno. Il mio amico accettò e portò con se un altro amico. Siamo andati a Campofelice, un posto che si trova vicino L’Aquila.
Era di settimana, quindi a sciare c’erano poche persone. Mi sono trovato con questo amico del mio amico, e abbiamo avuto modo di conoscerci. Gli dissi che era bello stare a sciare mentre tutti gli altri sono a lavoro, sembrava di essere in paradiso dalla tranquillità che c’era.
Lui mi disse che fra 10 giorni andava in un posto più bello di questo.
A quel punto gli dissi che se c’era posto volevo andare con lui, così restammo che doveva informarsi se era rimasto qualche posto libero.
Dopo 5 giorni mi chiamò e mi disse che si erano liberati 2 posti. Io accettai (ancora non sapevo di andare a Medjugorje).
Così mi ritrovo su un autobus. Una signora mi diede un rosario e un librettino delle preghiere. Da lì capii che era un pellegrinaggio.
Io odiavo i pellegrinaggi.
Non mi andava di stare con altra gente, ero un po’ snob, e perciò volevo scendere.
Poi invece, sono rimasto e mi sono fatto trasportare in silenzio, da questo autobus ed ho vissuto tutto in disparte, aspettando che succedesse qualcosa.
Qualcosa effettivamente è successo.
Quello che ho scritto nella canzone di Medjugorje, sono delle cose che tutti si ci ritrovano. C’è una luce diversa a Medjugorje.
Quando mi sono imbattuto con la preghiera, all’inizio avevo paura, perché era da tanti anni che non andavo in chiesa e non pregavo.
Cercavo dappertutto, qualche cosa che mi riempisse e non la trovavo. Invece l’avevo proprio sotto gli occhi.
Medjugorje per me, è stato scoprire la fede.
La chiamata di Maria è stata fortissima e bellissima, perché oggi con tutti i giovani, nei concerti che facciamo, è cambiato tutto.
Come cerca di trasmettere, l’amore della Mamma Celeste agli altri?
Cerco di trasmetterlo attraverso le canzoni, anche se fatico molto nello scrivere. Però quella è, la maniera più spontanea e più bella in cui riesco a farlo. Dopo chi sente queste canzoni, si emoziona, a volte pure piangono.
Una volta una persona siciliana, sentii per radio, una delle mie canzoni. L’indomani, corse subito a cercarla nei vari negozi, per cercare questo disco e non lo trovava.
Poi in una chiesa, vide una locandina che raffigurava un viaggio a Medjugorje, si è iscritta al pellegrinaggio ed è partita.
Arrivata lì, continuava a cercare questa canzone e continuava a non trovarla.
Poi intorno alle ore 11:00, entrò dentro la chiesa di Medjugorje e io stavo lì’ a cantare in diretta.
Questa persona, avrà sicuramente pensato, di aver ricevuto un regalo enorme.
Lei, ultimamente ha scritto un brano dal titolo “La Carezza del Nazareno”, sembra come se parlasse il Papa ad ognuno di noi…
E’ proprio quello che volevo fare. Erano mesi, che volevo scrivere questo brano. Pensavo sempre, all’uomo vestito di bianco, ma le parole non mi venivano mai. Non riuscivo a fare una descrizione di una persona che guarda il mondo dal di fuori.
Poi ho pensato di far parlare direttamente il Papa, come se io fossi affacciato accanto a Lui, dalla finestra.
In questo brano ho usato delle frasi che il Papa stesso, ci ripete ogni giorno:“Al di sopra delle mie parole, oltre l’obbedienza, conta la coscienza del vostro cuore”.
Se noi accettiamo questo, allora si spalancherà il cielo ed entrerà il Signore e la bellezza dentro di noi.
A volte quando mi fanno alcune interviste, chiedendomi di quello che provo a Medjugorje, rispondo sempre che Medjugorje si trova sotto casa.
Se vai a messa, ami i sacerdoti e preghi per loro, facciamo esattamente quello che la Madonna ci chiede, che non vale solo quando si va a Medjugorje.
Medjugorje sta dappertutto.
A chi è dedicato questo brano?
Questo brano “La carezza del Nazareno”, in realtà all’inizio che lo scrissi, s’intitolava “Benedetto”. La cantai in diretta a Piazza San Pietro.
La canzone era dedicata a Benedetto XVI, lo vedevo tanto fragile. Questo avvenne, prima che lui si dimettesse.
Dopo i ragazzi che suonano con me, mi suggerirono di cambiare il titolo, perché le parole che uso nel brano, valgono per tutti i Papi.
Nella canzone il Papa guarda noi, infatti c’è una frase che dice: “Se poteste per un istante, affacciarvi sulla città, vi vedreste smarriti in questo mare del mondo senza Dio nell’oscurità”. Questo, qualsiasi papa c’è lo dice, c’è l’ha detto e c’è lo dirà.
“Sto soffrendo per la chiesa rinnovandola. Sono io il vostro Papa e a vista sto navigando, inseguendo la libertà”.
Quest’altra frase è bellissima, perché il gesto che ha fatto Benedetto XVI, è stato per la libertà nostra. Ha preso posto un altro Papa, che c’ha più energia e più forza.
Qual è il messaggio principale che con questo brano vuole trasmettere?
Quello che voglio dire è questo: “Non ho più un mio progetto, nella preghiera e nella comunione con Dio, mi è dato conoscere i passi che devo compiere, e io non pongo nessuna resistenza”.
Servizio di Rita Sberna