Vuoi diventare santo? Non prenderti troppo sul serio!

Vuoi diventare santo? Non prenderti troppo sul serio!

L’#umorismo aiuta l’anima “persino nei momenti più difficili” ed è “l’atteggiamento umano che più si avvicina alla grazia di Dio”. Lo ha affermato #PapaFrancesco durante la sua recente visita alla Cittadella Internazionale del Movimento dei #Focolari a Loppiano, appena un mese dopo le sue eloquenti parole, impresse nella Gaudete et exsultate: “Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo”, una dote particolarmente “evidente, ad esempio, in san Tommaso Moro, in san Vincenzo de Paoli o in san Filippo Neri”. Al contrario, “il malumore non è segno di santità”, anzi, “a volte la tristezza è legata all’ingratitudine, con lo stare talmente chiusi in sé stessi da diventare incapaci di riconoscere i doni di Dio”, scrive il Santo Padre nella sua ultima esortazione apostolica (cfr Gaudete et exsultate 122-126).

È particolarmente significativo e non scontato che il Papa abbia voluto ricordare quanto l’umorismo sia una virtù particolarmente ‘cristiana’, purché indissolubilmente legato alla gioia derivante dalla Resurrezione. Viviamo tempi in cui mantenersi allegri risulta più difficile che in passato. Piuttosto facilmente si fraintende l’ironia e, quando questa viene usata, è di solito impregnata di sarcasmo, mentre, in particolare in contesti lavorativi o istituzionali, tutto è terribilmente preso sul serio. Il luogo comune vorrebbe che, quando si attraversano tempi duri, ci sia “poco ridere” e “poco da scherzare”. Il senso comune – che invece non attinge allo ‘spirito dei tempi’ ma a quella saggezza popolare che non conosce stagioni – insegna invece l’esatto opposto: è proprio nelle situazioni più pesanti che si rende utile sdrammatizzare e alleggerire. La leggerezza è propria degli angeli, fa volare ed eleva l’anima. La pesantezza fa sprofondare, come infatti succede ai demoni. Non occorre essere cristiani per riconoscere che il senso dell’umorismo è sintomo di intelligenza; è altrettanto vero, però, che l’intelligenza – intesa soprattutto nell’accezione biblica di “sapienza” – è una dote che ben si sposa con tutte le virtù cristiane, sebbene non sia essenziale per guadagnare la santità.

Nella stessa Sacra Scrittura, non mancano i passi intrisi di ironia. Si pensi – su tutti – all’intero libro di Giona e alle situazioni paradossali, ai limiti del comico, in cui il profeta si va a cacciare, per l’ostinazione di non voler rispondere alla chiamata del Signore, al punto da arrivare addirittura ad irritarsi per la conversione della città di Ninive, di cui lui stesso è stato strumento (Giona 4,1).