Mons. Giovanni D’Ercole “Nulla andrà perduto”

Mons. Giovanni D'Ercole

A pochi mesi dal terremoto in Abruzzo, Papa Benedetto XVI lo nominò Vescovo dell’Aquila. Lei ha scritto un libro riguardo a questo, dal titolo “Nulla andrà perduto”. Cos’è che non andrà perduto?
Non deve mai venir meno la speranza, perché di tutto ciò che avviene sia in positivo che in negativo, nulla va perso e tutto rientra in un piano straordinario di Dio. Anche il terremoto e tutto quello che noi consideriamo come sventure grandi, alla fine all’interno di un progetto divino, diventano strumenti per qualcosa di straordinario.
In questo libro, attraverso tanti episodi della mia vita, racconto che anche nei momenti più brutti, quando sembra che tutto crolla è proprio in quel momento che si sta costruendo qualcosa di nuovo e di straordinario.
E’ come quando un bambino che sta nascendo, soffre, grida e piange ma si sta aprendo alla vita e così è la nostra storia. Non bisogna mai perdersi d’animo, bisogna saper resistere nelle difficoltà, guardando avanti ed avendo sempre la certezza che nulla nella nostra vita va perduto.
Se un cristiano scopre l’importanza e la dolcezza dell’amore, allora capisce che anche la sofferenza è qualcosa che ti fa maturare e che ti fa sperimentare la gioia più profonda che è un dono straordinario di Dio.

Come di ce Papa Francesco, è importante per un cristiano non perdere mai la speranza?
Certamente perché perdere la speranza, sarebbe l’atto meno generoso che si possa fare. Se non si ha speranza vuol dire che non si crede alla potenza dell’amore di Dio e si vuol gestire la propria vita secondo un criterio puramente umano. Invece avere speranza, vuol dire affidarsi nelle mani di Dio e sapere che in fondo noi siamo accompagnati da Lui.
C’è un racconto straordinario di un anonimo brasiliano, che racconta di quell’uomo che camminava nel deserto ed a un certo punto invece di quattro orme ne ha visto solo due e si rivolge a Gesù dicendogli : “Signore, come mai in quel momento mi hai abbandonato? Erano i momenti più difficili” e Gesù gli risponde “In quei momenti più difficili c’erano solo due orme perché ti avevo preso in braccio e ti ho accompagnato”.
Così è la nostra esistenza.

Qual è il dono e l’insegnamento più grande che Papa Francesco attraverso il suo apostolato, trasmette a voi consacrati e al mondo intero?
Innanzitutto la vicinanza e la prossimità , lui è un Papa che fa sentire la chiesa accanto e vicina ed è padre di tutti quanti. Questa sua attitudine cioè della vicinanza e della prossimità mi sembra indispensabile oggi, per parlare al cuore dell’uomo moderno.
Credo che un altro insegnamento che Papa Francesco sta dando a tutta l’umanità è che prima di giudicare bisogna comprendere. La via dell’amore è quella via che probabilmente arriva molto più lontano. Il mondo di oggi è un mondo forse spaventato che davanti alle difficoltà spesso si arrende e si dispera.
La chiesa cammina accanto all’uomo di oggi e viene invitata da Papa Francesco a non avere paura di sporcarsi le mani perché soltanto sporcandosi le mani, condividendo fino in fondo le sofferenze e i bisogni della gente che la chiesa riesce ad imparare il linguaggio umano ed a trasmettere al linguaggio umano, il linguaggio di Dio che è l’amore.