Il concetto di umanesimo francescano, ha il suo fondamento e la sua centralità nella concretezza del volto e nello stile dell’esperienza umana e cristiana di Francesco d’Assisi.
Nessuno infatti può negare che nel Poverello di Assisi è possibile ritrovare quella esemplarità di fratello universale, di uomo nuovo riconciliato, di costruttore della pace e di unità. Attraverso il suo stile di vita e il suo movimento (la fraternitàs), San Francesco ha infatti contribuito a creare una nuova forma di essere e di vivere, che tutt’oggi ha il suo particolare influsso sulla nostra cultura occidentale.
La crisi di una post-modernità disumanizzata
Sulla scia del suo fondatore, il francescano (e dunque il francescanesimo contemporaneo), si sente chiamato in causa a dover dare, attraverso la sua vita e il suo pensiero, un apporto significativo. Egli offre all’uomo contemporaneo una risposta chiara ed incisiva per poter far fronte alla crisi della postmodernità, che attraverso una logica di dominio e di accentramento autoreferenziale, cerca in tutti i modi di cancellare le radici storiche millenarie e promuovere la cultura dello scarto.
Essa infatti, si pone l’obiettivo di costruire un nuovo umanesimo ateo e materialista, accogliendo nuove forme di pensiero che esaltano sia l’IO dell’uomo, sia una libertà relativista senza principi etici, sopprimendo o arginando la religione, in particolare quella cristiana, vista dai buon temponi come nemica e ostacolo alla costruzione di una società omologata.
Nonostante la società contemporanea abbia fatto grandi progressi e conquiste in molti ambiti, abbattendo soprattutto gli spazi e i confini delle distanze con l’ausilio dei mezzi di comunicazione, l’uomo di oggi vive paradossalmente una concentrata solitudine che è figlia di una secolarizzazione culturale.
L’impronta francescana per un nuovo umanesimo
E’ in questo contesto “alterato” che si inserisce la risposta francescana alla postmodernità, delineando la possibilità di un cammino per un umanesimo nuovo, ma dal sapore francescano.
Come alcuni anni fa ha affermato p. Josè Antonio Merino, in un una sua interessante riflessione al Convegno Ecclesiale di Firenze, la sfida è quella di percorrere un camminino verso l’uomo comunitario. Egli così si esprime:
“Nella scuola francescana si parte sempre da Dio, come realtà fondante, configurante ed esemplare. Ne consegue che la visione dell’uomo si fonda sui presupposti della fede, secondo i quali l’essere umano è stato creato ad immagine del Dio Uno e Trino.
L’uomo, infatti, in virtù dell’immagine trinitaria che porta in sé, appartiene a due mondi diversi, quello individuale e quello sociale, proprio a somiglianza dell’essere divino che è comunità di persone. L’uomo è sia per sé che per gli altri, come le persone divine sono per se stesse, ma al tempo stesso sono l’una per l’altra”.
L’eccedenza di umanità e la visione antropologica che Francesco d’Assisi, nella sua esperienza di Cristo, ha portato alla socìetas medievale del suo tempo, è possibile recuperala e riproporla nel nostro tempo, attraverso un nuovo umanesimo francescano, in grado di aiutare a colmare le lacune umane e le crisi della nostra società evidenziate precedentemente.
Il nuovo umanesimo o sarà cristocentrico o non avrà futuro.
Lo sviluppo di un nuovo umanesimo, che il post modernismo tenta di costruire, sarà dunque possibile soltanto sé, come il poverello di Assisi, le nuove generazioni sapranno rimettere il Cristo al centro della storia (cristocentrismo) e della loro vita comunitaria e relazionale, per andare incontro ad un futuro dove regni finalmente la civiltà dell’amore e della pace.