Cesarina Ferruzzi “Il cielo a sbarre” – Ho incontrato Dio in carcere!

La Dottoressa Cesarina Ferruzzi è stata Consigliere Delegato della società Servizi Industriali, oggi Ambienthesis, facente parte del gruppo Green Holding impegnata da molti anni nel settore ambientale sul territorio Nazionale ed Internazionale. Attualmente è anche Vice Presidente di Anida (Associazione di categoria) impegnata a rappresentare ed a tutelare le istanze degli associati.
Si è laureata a pieni voti in Chimica e Tecnologie farmaceutiche ed ha frequentato importanti Master presso l’Università Bocconi di Milano.
Dalla sua adorata Emilia Romagna si è trasferita a Milano, ha impegnato tutta la sua vita alla carriera e alla tutela dell’ambiente dai rifiuti tossici.
E’ sempre presente nei maggiori convegni, seminari ed eventi di settore, portando la propria esperienza e le proprie conoscenze in campo ambientale e formativo.
A seguito del suo periodo di detenzione (da innocente) ha scritto un libro che racconta quei momenti bui, dal titolo “Il cielo a sbarre”.

Tutto ha inizio il 20 ottobre 2009, quando viene prelevata da casa sua, da due uomini e una donna della Guardia di Finanza. Cosa ricorda di quei momenti?
Sono momenti indimenticabili, scolpiti nella mente e mai più cancellabili.
Manager di successo, abituata a vivere nel lusso, che si divide tra una vita piena di emozioni, viaggi ed esperienze, grandi successi e responsabilità .
Ma tutto si interrompe quando, quella mattina, 20 ottobre 2009, pronta per andare come di consueto al lavoro, qualcuno inaspettato suona al campanello di casa mia. Alla porta tre agenti di Polizia che immediatamente mi arrestarono e mi trasferiscono al carcere di San Vittore.
E la mia vita si spezza per sempre.

Di cosa venne accusata?
Le accuse riguardavano fatti inerenti un evasione fiscale effettuata ed ammessa dal mio capo, il titolare delle aziende dove lavoravo.
Ho sempre proclamato la mia estraneita’ a tali reati. Non sono una esperta in materie fiscali,economiche ed amministrative. Mi sono sempre occupata della Direzione Commerciale e dello Sviluppo Strategico delle aziende dedite allo smaltimento e riciclaggio dei rifiuti e alle bonifiche ambientali di proprietà del Sig.Grossi, il mio capo .
Tematiche tecniche, commerciali, legislative per la materia di cui trattasi (ambiente).

In carcere, inizialmente venne collocata in una delle celle del primo piano. Lì vi erano donne con problematiche ed etnie varie (drogate, zingare, extracomunitarie). Com’è stato l’approccio con le altre detenute?
In carcere comincio’ subito il calvario della reclusione, delle brutture, del contatto diretto con la miseria umana nelle sue peggiori manifestazioni. Le altre donne recluse diventarono forzatamente le mie compagne di vita, le disperate coinquiline strette nel paio di metri quadri di una cella.

Prima del carcere, la sua vita è stata sempre piena di lusso, viaggi, carriera e successi e non c’era spazio per l’amore. Com’era il suo rapporto con la fede e con Dio?
Prima di questa esperienza il mio rapporto con la fede e con Dio era come quello di qualunque Cristiano non professante . Provengo da una famiglia di chiesa, che mi ha educato e fatto ricevere tutti i Sacramenti , poi nell’inseguire un sogno, ho dimenticato i buoni propositi ricevuti e le fondamenta della educazione Cristiana.
Sete di arrivismo, protagonismo, scavalcando tutto e tutti, rincorrere il successo a qualsiasi costo.
Non c’era tempo per gli affetti, non c’era spazio per la fede.

Ci sono momenti vissuti in carcere che ricorda con maggiore attenzione?
Tutto si ricorda , non si dimentica nulla,
Tanti episodi, uno diverso dall’altro, ognuno con una propria e specifica sofferenza non condivisibile con altre detenute.
Ricordo con gioia quando,il 22 gennaio 2010, un amica cara, Rosanna, coinvolta con me in questa vicenda, e’ stata liberata, dopo aver accettato il patteggiamento. Lei era nervosissima perché le era gia’ stato rifiutato per ben due volte. Era angosciata,tremava dalla paura. Io cercavo di distrarla giocando a carte, Burraco, per non farla pensare, sgridandola quando sbagliava perché non prestava attenzione. Minuti interminabili, ore che non scandivano mai.
Finalmente verso le 13,00 …..la liberazione. Ci siamo lungamente abbracciate. .Suo marito l’aspettava. Mi lascio’ la sua crema per il viso.
All’uscita i giornalisti la infastidirono, la inseguirono e, per farmi sentire ancora più vicina a lei, ripete’ le parole che io solevo affermare ogni giorno …..” Ho trovato più umanità in carcere che non nella realtà quotidiana …..”.

In carcere trascorre il suo primo e ultimo Natale. Suor Carla e Suor Anna le sono state vicine …
Le figure “sacre ” erano: Suor Carla, Suor Anna, Don Pietro e Don Alberto.
Il primo incontro fu con Don Alberto. Volevo confessarmi ma non sapevo da che parte cominciare. Gli chiesi di darmi la forza per andare avanti e Lui, nella sua autorevolezza quasi divina, mi disse : “…..Cerca il bene…. nel male troverai il bene….”
Suor Carla ordinava, come mamma chioccia verso i suoi pulcini, e con quel cipiglio sapeva tener testa a tutti, anche alle agenti. Era indomabile.
Don Pietro era il piu’ terreno. Viveva per i suoi ragazzi. Li raggiungeva in America Latina dove avevano costruito e ora gestivano un asilo e una scuola con tanti ragazzi presi dalla strada.
Suor Anna era la più mistica. Con lei ogni domenica pomeriggio, dopo il cineforum,si leggeva in chiesa un passo del vangelo e lo si commentava.
Si organizzavano i corsi dedicati ” alle donne coraggiose del vecchio testamento”, rapportando la visione storicamente con quella religiosa.

Inizia a sentire la presenza di Gesù nella Santa Messa di Natale. Ci racconti
E il Natale arrivo’. Dopo le prove del coro da me organizzato e diretto, con l’aiuto di Suor Anna, trovammo vari strumenti di ripiego : una chitarra, due tamburelli , due piccoli banghi e due shakers. Il coro di voci non più bianche , improvvisate, di gente eterogenea che desiderava partecipare col cuore alla Messa della nascita di Cristo.
La chiesa era gremita, tutti cantavano, tutte le etnie all’unisono verso nostro Signore e lui era con noi, vicino a noi, dentro di noi.
In carcere percepisci ovunque la presenza di Dio, non e’ difficile, basta andare verso di lui.

In Italia si parla tanto di una problematica: il sovraffollamento delle carceri. Le risulta?
Il sovraffollamento e’ un tema che di tanto in tanto affiora. Ne parlano tali show ininterrottamente poi di nuovo silenzio, come se il problema si fosse risolto da solo.
Nulla accade, tutto resta come prima.
San Vittore e ‘ da sempre un carcere sovraffollato. Basti pensare che nel periodo invernale la quasi totalità delle zingare si fa arrestare perché sanno che staranno al massimo qualche mese ( il tempo di svernare ) . Mangiano e bevono gratis, stanno al caldo , fumano e chiacchierano.
Un albergo insolito, dove non si paga.
L’ottanta per cento dei detenuti sono extracomunitari, non hanno permesso di soggiorno, sono abusivi, eppure in carcere diventano detenuti come tutti gli altri.
Varrebbe la pena rimandarli da dove sono venuti e far scontare li’ la loro pena !!!!
Questo e’ il sovraffollamento.

La sua scarcerazione è avvenuta l’1 marzo del 2010. Cosa le ha insegnato la detenzione?
Cosa mi ha insegnato la detenzione?
– Aver ritrovato la fede in Cristo
– Intercettare il bene da dare
– Il senso disinteressato dell’amicizia
– Rilettura della propria esistenza in cui trovare significati sconosciuti
– Liberazione dalle sofferenze della mia vita passata
– Non odiare le persone specie quelle che ti hanno fatto del male

Attraverso questa esperienza ora sono pronta a lasciare andare le vecchie modalità di vita, a cogliere il vero piacere sia nel corpo che nello spirito. Non c’e più bisogno di sofferenza, come fosse una redenzione.
Ora nelle difficoltà so vincere, nel dolore resisto, nella fatica supero. Non c’e piu’ bisogno di essere costantemente alla prova.

Servizio di Rita Sberna