Andrea Tornielli “Il nome di Dio è Misericordia”

Andrea Tornielli è Vaticanista , giornalista e scrittore. Lavora per il quotidiano “La Stampa”, è sposato, ha 3 figli e si divide tra Roma e Milano. Ha un bellissimo blog “Sacri Palazzi”, ed ha scritto numerosissimi libri di spiritualità e fede, descrivendo anche la figura papale di molti Pontefici.

Uno dei suoi ultimi libri, è stato realizzato, in seguito alla sua intervista fatta nel luglio 2015 a Papa Francesco dal titolo “Il nome di Dio è Misericordia”. Lo abbiamo intervistato proprio su questo.

Ci parla di questo libro e della conversazione avuta tra lei e il Papa?

Questo libro nasce da una mia idea, sviluppata in seguito all’annuncio di Francesco ovvero fare un “Giubileo straordinario della Misericordia”. Ho pensato che sarebbe stato molto bello e interessante, poter dialogare con lui su questo tema.

Nella massima semplicità, non volevo tirare il Papa per la tonaca, facendogli altre domande sui cosiddetti temi “scottanti”. Il tentativo è stato quello di fare emergere il suo cuore di Pastore per far capire il perché la misericordia è così importante nella sua vita e nel suo magistero di Papa.

Ho fatto a lui questa proposta, così il dialogo si è trasformato in un libro; fra l’altro avevo preparato 30 domande che poi sono diventate 40.

A volte, il Papa viene criticato ad esempio sulla tematica dei “divorziati risposati”, di essere troppo misericordioso al punto di cambiare la dottrina. Le risulta?

Sul mio libro non abbiamo parlato di questo tema e comunque sia, vorrei dire a chi fa questa critica o quest’accusa che non conosce i testi che il Papa ha scritto e trovo anche assurdo dire che il Papa sia “troppo misericordioso”.

Chi dice che c’è troppa misericordia è qualcuno che è abituato a guardare il peccato degli altri, cerca di scrutare l’anima altrui (nessuno può scrutare se non Dio) e non segue il consiglio evangelico di considerare la trave nel proprio occhio.

Il Papa con Amoris Laetitia non ha cambiato la dottrina del Vangelo perché rimane sempre “l’indissolubilità del matrimonio” e non vengono benedette le seconde nozze e le seconde unioni.

Vi sono determinate situazioni che riguardano i “divorziati risposati” che riguardano  l’accostamento alla comunione.

In questo, Papa Francesco, si inserisce nella scia iniziata da Giovanni Paolo II con “Familiaris Consortio” di 35 anni fa, in cui diceva che le responsabilità personali e soggettive delle persone unite in una seconda unione, non sono tutte uguali: ad esempio, è diversa la responsabilità di una donna che è stata abbandonata dal marito e che per riuscire a mantenere i suoi figli si risposa.

Questo lo diceva già Giovanni Paolo II che come Papa Francesco non cadono nella casistica e nel rendere totalmente soggettivo e senza responsabilità il peccato.

Papa Francesco continuando su questa linea, invita a fare ciò che la Chiesa ha sempre fatto: invita al discernimento.

Pio X nel suo catechismo ricordava che per compiere il peccato mortale, ci vuole la piena vertenza ed il deliberato consenso.

Tornando al libro, cosa le ha colpito dell’intervista che ha fatto a Papa Francesco?

Mi ha colpito (a parte la sua affabilità che ho avuto modo di vedere in altre interviste che ho fatto a lui da Papa) il suo tentativo di far balenare e di far risplendere, in ogni sua parola, il volto di una chiesa che non condanna il mondo ma è nel mondo per dimostrare il volto della misericordia di Dio.

E’ emerso il volto di Dio e della Chiesa, che prova ogni strada per venire incontro a noi uomini, per aiutarci e per farsì che noi, ci riconosciamo bisognosi del suo aiuto e ci lasciamo aiutare.

Cosa accomuna Francesco con i precedenti Pontefici e cosa lo differenzia?

Innanzitutto vorrei dire che le differenze sono nella natura e nella storia della chiesa. Chi considera la cosiddetta “continuità” come un Totem, dimentica che ogni Papa è stato diverso dall’altro ma c’è una continuità nell’unica fede ma è una dottrina che si sviluppa e che tiene conto dei tempi nei quali viviamo. Le differenze sono state sempre salutari nella Chiesa, per cui ci sono sia delle continuità che delle discontinuità.

Per quando riguarda il tema della Misericordia, ha cominciato a trattarlo (in un epoca vicino a noi) San Giovanni XXIII, poi ha continuato Paolo VI, ha insistito particolarmente Giovanni Paolo II che ha dedicato a questo tema un enciclica che poi ha istituito la festa della Divina Misericordia, il culto di Santa Faustina Kowalska e adesso Papa Francesco sta continuando!

Francesco ha delle affinità caratteriali con San Giovanni XXIII, ha delle affinità di evangelizzazione con Paolo VI, ha la volontà di andare in contro a tutti, viaggiando e andando in contro alle varie religioni come faceva San Giovanni Paolo II ed ha uno sguardo sulla chiesa molto realistica ed un affinità teologica con le intuizioni di Benedetto XVI.

Possiamo dire che Papa Francesco è il Papa della Misericordia?

Se dovessimo descrivere Papa Francesco in una sola parola, direi che è proprio il Papa della Misericordia, una definizione che racchiude e descrive tutto il suo Pontificato.

Il tema della misericordia, non ha a che fare soltanto con il nostro intimo, la nostra coscienza e il nostro rapporto con Dio ma è qualcosa che ha a che fare con la vita personale, famigliare, sociale, nelle città, nel Paese, persino nei rapporti tra gli Stati; come insegnava Giovanni Paolo II: “Non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza perdono”.

Senza la misericordia e il perdono, non possiamo avere la pace e la riconciliazione nelle nostre vite ma anche nella vita sociale e nelle relazioni tra i popoli.

Tutto questo ci fanno comprendere l’esempio e i gesti di Papa Francesco che ama evangelizzare quasi più con i gesti che con la parola verso gli ultimi e i poveri ed in questo caso verso i migranti.

Servizio di Rita Sberna