Arturo Mariani, un giovane ragazzo , autore di diversi libri tra cui, il primo autobiografico “Nato così – diario di un giovane calciatore senza una gamba” edizioni Croce.
Il calcio è sempre stata la sua passione e nonostante la disabilità nativa riesce a diventare titolare della Nazionale italiana Amputati del CSI partecipando ai campionati del 2014 in Messico.
I proventi del libro andranno all’Associazione SalvaBebè SalvaMamme” che si occupa di bambini e mamme in difficoltà.
Arturo quando hai deciso di scrivere questo libro e perché?
La motivazione che mi ha spinto a scrivere questo libro, è quella di mandare un messaggio di speranza, raccontando la mia storia soprattutto a chi magari ha perso la speranza.
In concreto vorrei aiutare qualcuno, infatti donerò il ricavato del libro, all’associazione “Salva Bebè e Salva Mamme” per aiutare tutti coloro che si trovano in difficoltà.
Come hai vissuto nella tua infanzia, il fatto di essere “nato così” senza una gamba?
Le difficoltà oggettive ci sono sempre state. Sin da piccolo ho dovuto indossare la protesi, scomoda e dolorosa, ho incontrato difficoltà nel fare le piccole cose.
Soprattutto le difficoltà sono state nel realizzare il mio sogno, cioè quello di giocare a calcio, però sono sempre stato sostenuto dalla mia famiglia e dagli amici che mi hanno aiutato ad affrontare le difficoltà quotidiane in maniera serena affinchè mi arricchissero invece che abbattermi.
Sei stato sempre molto legato alla fede, condivisa anche in famiglia. Dedichi anche un capitolo del libro al “Destino” in cui parli della tua fede …
La fede è sempre stata l’elemento fondamentale della mia vita. Se dovessi spiegare che cos’è la fede per me, potrei raccontarvi un aneddoto che risale a prima della mia nascita.
Diceva sempre mia nonna, quando ancora ero in grembo a mia madre, che nella vita avrei fatto grandi cose. Aveva posto subito la sua fiducia in me!
Nessuno sapeva ancora che sarei nato senza una gamba, ma mia nonna ebbe molta fede e tanta fiducia in me. La fede è un dono astratto ma diventa concretezza se viene vissuta con fiducia e speranza.
Cosa ti trasmette il calcio nella tua vita?
Il calcio è la grande passione della mia vita, ed è un modo diretto per esprimere le mie emozioni e superare i limiti sia mentali che fisici.
Come hai incontrato la Nazionale italiana amputati?
L’ho conosciuta grazie ad un gruppo facebook, amministrato all’epoca, da un bambino di 11 anni, anche lui nato senza una gamba e con il mio stesso sogno del calcio.
Così quel bimbo, radunò tante persone come me, e grazie al Centro sportivo italiano, che ha cambiato le regole del calcio ci ha permesso a noi con le stampelle di giocare e di realizzare il nostro sogno.
Ci puoi raccontare brevemente il campionato del 2014 in Messico a cui hai preso parte?
E’ come se ci fossi stato ieri ed ogni volta che racconto quell’evento ho i brividi dall’emozione!
Racconto sempre due aneddoti che mi sono rimasti nel cuore. Il primo è quando abbiamo fatto l’allenamento di fronte a migliaia di bambini scolareschi, che tifavano per noi.
Il secondo aneddoto è stata l’emozione della prima partita contro il Messico, l’adrenalina era al massimo mi tremava la gamba e la stampella, nel vedere uno stadio pieno di migliaia di persone, venute per vederci giocare in campo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Spero di continuare con il calcio e con l’impegno del volontariato in radio. Attualmente sto scrivendo un nuovo libro, dove racconterò altre esperienze vissute da personaggi del mondo dello spettacolo e non, in cui racconteranno la loro sofferenza per dare sempre un messaggio di speranza a tutti.
Cosa vuoi dire ai giovani soprattutto, che diversamente da te, non riescono a fare della propria disabilità un punto di forza?
Purtroppo esistono tante situazioni in cui è difficile accettare la propria disabilità. Penso che la cosa più importante sia sorridere, anche quando tutto va male, bisogna sempre sorridere nonostante non si ha sempre la forza e la voglia di farlo.
Solo col sorriso saremo in grado di accorgerci delle cose che abbiamo, tralasciando le cose che ci mancano.
La vita è un dono sempre e comunque. Arturo Mariani ne è una testimonianza vivente!