Nel centenario della nascita del Papa Giovanni Paolo II, il suo successore Benedetto XVI fa un ritratto del pontefice polacco ritenendolo un esempio di misericordia e non un rigorista della morale.
In occasione del 18 maggio, Benedetto XVI ha consegnato una lunga lettera scritta in tedesco al cardinale Stanislaw Dziwisz, che per anni è stato il segretario di Karol Wojtyla..
Ratzinger nella sua lettera ricorda a partire dall’elezione del Papa, 16 ottobre 1978:
«la Chiesa si trovava in una situazione drammatica». Drammatica perché all’epoca «le deliberazioni del Concilio furono presentate in pubblico come una disputa sulla fede stessa, che sembrava così priva del suo carattere di certezza infallibile e inviolabile».
Scrive il papa emerito: “C’era l’idea che nulla fosse certo più, che tutto potesse essere messo in discussione, ulteriormente alimentata dal modo in cui fu condotta la riforma liturgica. Alla fine sembrava che anche nella liturgia tutto si potesse creare da solo .
Paolo VI condusse il Concilio con vigore e decisione fino alla sua conclusione, dopo la quale affrontò problemi sempre più difficili, che alla fine misero in discussione la Chiesa stessa. I sociologi dell’epoca paragonavano la situazione della Chiesa a quella dell’Unione Sovietica sotto Gorbaciov, dove nella ricerca delle riforme necessarie l’intera potente immagine dello Stato sovietico alla fine crollò”.
Giovanni Paolo II fu un rinnovatore e liberatore della Chiesa, dice Benedetto XVI, rinnovò tutto con gioia.
Ha predicato il Vangelo in tutto il mondo grazie ai suoi 104 viaggi pastorali e le 14 encicliche che presentavano in un nuovo modo la fede.
Una di queste novità fu l’istituzione della Festa della Divina Misericordia, nella Domenica in Albis. Nonostante non sempre trovava il consenso degli organi ufficiali, ciò che sottolinea il papa emerito, è la straordinaria umiltà con la quale Wojtyla affrontava tutto.
“Quando Giovanni Paolo II esalò l’ultimo respiro in questo mondo, si era già dopo i primi Vespri della Festa della Divina Misericordia. Ciò illuminò l’ora della sua morte: la luce della misericordia di Dio rifulse sulla sua morte come un messaggio di conforto”.
Benedetto XVI risponde alle critiche di coloro che affermano che Giovanni Paolo II è stato fatto “Santo subito” e dice che il processo di canonizzazione ha seguito tutte le regole.
Infine per quando riguarda la possibilità di dargli l’appellativo “magno” dice che sarà una scelta libera: «È vero che in Giovanni Paolo II la potenza e la bontà di Dio è diventata visibile a tutti noi. In un momento in cui la Chiesa soffre di nuovo per l’assalto del male, egli è per noi un segno di speranza e di conforto».