La Repubblica Democratica del Congo è ancora oggi il teatro di uccisioni di massa (con ascia e macete), mutilazioni, stupri di donne e violenze sui bambini (si conta un numero crescente anche di orfani).
L’11 novembre 2020 scorso, in un video messaggio, Monsignor Sikuli Paluku Melchisedech, vescovo di Butembo-Beni lanciava per l’ennesima volta un appello alla comunità internazionale dopo il massacro di più di 20 persone.
Questo è il quotidiano nel Nord- Est della RDC, in un anno ci sono stati almeno mille morti. La prima guerra del Congo fu innescata nel 1996 quando armate straniere provenienti anche dall’Uganda e dal Ruanda invasero il paese… dal 2014 si sono intensificate le violenze in particolare nel Nord-Est, si parla di “crimini contro l’umanità”
Le violenze nella regione continuano con l’indifferenza politica e mediatica sia a livello nazionale che internazionale.
In passato in occasione dell’ Angelus, Papa Francesco ha spesso interpellato il mondo invitando a pregare per il Congo.
Questa domenica 10 gennaio sei guardie sono state uccise da uomini armati nel parco nazionale Virunga.
Non stupisce se si pensa che da decenni milizie varie saccheggiano il paese per l’accaparramento delle sue ricchezze minerarie (coltan, oro, diamanti…), l’80 % del coltan si trova in Congo ed è una merce molto desiderata.
Il coltan ha l’aspetto di sabbia nera ed è fondamentale nelle nostre società consumistiche per l’utilizzo dei nostri telefonini, gli apparecchi Hi-Tech e non solo.
Il Congo è tutt’altro che un paese povero, anche se la sua popolazione lo è a beneficio delle multinazionali e della corruzione generalizzata.
Il controllo delle miniere da parte dei gruppi armati è necessaria alla loro sopravvivenza economica e alla compravendita di armi; si deve sottolineare che le multinazionali favoriscono un mercato mondiale illecito attraverso una catena di intermediari.
I minerali rientrano così spesso nel mercato formale attraverso paesi di transito ( Burundi, Uganda, Ruanda, …) come scrive l’ONU e le ONG nei loro report.
Preghiamo ricordando il richiamo doloroso di Monsignor Sikuli Paluku Melchisedec: “Davanti al silenzio vergognoso, riprendendo le parole del Santo Padre, e all’indifferenza delle autorità competenti, ci sentiamo abbandonati, (…) pensiamo alla povera gente che soffre ed è ammazzata come bestiame senza che ci sia una voce che consola, che metta fine a questo calvario che stiamo vivendo da anni”.