Lo scorso 22 maggio era il triste 46-esimo anniversario dell’approvazione della legge 194 del 1978 (sull’interruzione volontaria di gravidanza). Purtroppo oggi troppo spesso molte donne si arrogano il diritto all’aborto a tutti i costi come suggerisce lo slogan ormai molto conosciuto “Il corpo è mio e decido io”. Le cause di un tale grido di dissenso e di rabbia sono molteplici: c’è la volontà di una libertà a oltranza con il primato del proprio benessere da parte della donna, la visione errata della sottomissione della donna a causa di un patriarcato oscurantista che sarebbe presente soprattutto nella Chiesa cattolica, o ancora il fatto di etichettare i cattolici come fascisti. Ovviamente tutti i cattolici non sono fascisti poiché chi è cristiano non dovrebbe seguire il politico di turno, ma amare Dio e il suo prossimo in verità, come insegnato da Gesù.
Dietro la volontà di abortire c’è in qualche modo una sofferenza. Le mamme vanno informate e accompagnate da medici e operatori sanitari competenti e desiderosi di “prendersi cura” senza eliminare i più deboli. La medicina ippocratica condivisa da molti scienziati deve in questo modo prevalere su quella eugenetica schiava del profitto e del risparmio a discapito dei pazienti. I governi devono investire con urgenza nella Sanità nazionale e nelle politiche del lavoro per permettere a tutti di avere una vita dignitosa.
Ricordiamo che la ragione umana possiede un’abilità particolare ad annebbiare la propria coscienza e quella degli altri riguardo all’aborto; molte sono le scuse utilizzate: problemi economici, stupro (purtroppo questa realtà esiste ma non è la principale causa degli aborti), pressioni familiari varie, la paura di malformazioni del bambino, o semplicemente perché non è il buon momento (per gli studi, la carriera e così via…). Non dimentichiamo che l’ aborto è prima di tutto la soppressione di un nascituro, un essere vivente unico, piccolo e indifeso (che ha diritto alla vita); c’è anche la sofferenza (psico- fisica) presente e futura della mamma. Continuiamo a ribadire a tutte le donne che l’aborto non è l’unica strada…molte donne scelgono quello che chiamerò la maternità per Amore. La maternità è un dono, non è una disgrazia. La maternità non è sottomissione a un mondo patriarcale o questione di potere. La maternità è condivisione e crescita. La maternità è Amore e Vita. La maternità è la “Buona notizia” ed è gioia: «In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! » (Lc 1,39-42)