La prossima estate dovremo fare a meno dei condizionatori? È il dilemma che tormenta gli italiani da almeno tre giorni. L’infelice uscita del presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha posto la popolazione davanti a un aut aut parecchio semplicistico (la pace in cambio delle risorse energetiche), assai discutibile e poco aderente alla realtà, può essere letta da diverse prospettive. Se ne può discutere sul piano economico, geopolitico, strategico, scientifico. A noi, come sempre, interessa principalmente il risvolto spiritual-esistenziale.
Una precisazione: vivere bene e godere di un minimo di comfort non corrisponde a un lusso, né a uno spreco. Il progresso tecnologico, la salute e il benessere sono perfettamente compatibili con il Vangelo, l’unica condizione è che si limitino ad essere dei mezzi e non dei fini e che l’uso di qualunque risorsa non sconfini mai nell’abuso. È quasi banale, quindi, ribadire che i termosifoni in inverno e i condizionatori in estate sono opportuni, in quanto prevengono evidenti disagi e problemi di salute, salvando la vita di molte persone fragili. Pertanto, mettere in contrapposizione l’utilizzo di questi mezzi con il perseguimento della pace – come fa il presidente del Consiglio – è mistificatorio e sottovaluta altamente la capacità dell’essere umano di affrontare e risolvere problemi.
Fatta questa doverosa premessa, il pensiero va a una festività imminente: la Pésach, ovvero la Pasqua ebraica. Venerdì prossimo, quando noi cristiani celebreremo la Passione e Morte e di Nostro Signore, i nostri fratelli ebrei inizieranno la settimana di riti che fanno memoria della liberazione del Popolo eletto dalla schiavitù d’Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa. La condizione di schiavitù degli israeliti rappresenta un archetipo ricorrente nei successivi tre millenni di civiltà giudaico-cristiana. Di Faraoni è piena la storia e non solo quella antica. Gli imperi sono sempre esistiti in ogni tempo, alcuni sono durati anche secoli ma la loro caratteristica è quella di non essere mai eterni.
La schiavitù, poi, in qualunque forma si manifesti, non può sussistere senza un minimo di privilegi concessi in cambio. Lo stesso popolo di Israele vive la sua schiavitù d’Egitto, cullandosi nel modesto benessere che il Faraone gli concedeva, per poi trovarsi, lungo la via dell’Esodo, a rimpiangere le cipolle degli egiziani. La vera libertà – quella donata da Dio e non dal mondo – ha sempre un prezzo da pagare ma è qualcosa per cui vale la pena soffrire. Quando la fame grida, il Signore manda la manna dal Cielo (cfr Es 16,14-18). Scegliere la strada della libertà implica assumersi il rischio di fare errori e il Popolo eletto, puntualmente, cade nella trappola del Vitello d’oro (cfr Es 32).
L’epoca che viviamo presenta numerose caratteristiche “esodiche”. Il Faraone che ci domina si manifesta in tanti volti: la finanza, l’industria delle armi, l’High Tech, il Big Pharma, lo star system, la propaganda degli pseudodiritti che oscurano i diritti veri. La civiltà del benessere in cui ci siamo crogiolati per 60-70 anni sta presentando il conto. C’è una guerra ancor più perniciosa e subdola di quella che si combatte in Ucraina e in altre parti del mondo: quella delle élite contro i popoli. È la guerra dei dominanti verso i dominati. Dei potenti contro i semplici. Chi ha potere vuole averne ancora di più. Crollato il senso del divino, chi governa il mondo sfida sempre più l’umano: la manipolazione genetica, l’intelligenza artificiale, il capitalismo della sorveglianza sono soltanto alcuni dei sintomi di un transumanesimo che avanza a piccoli ma inesorabili passi, nell’inconsapevolezza dei più.
In questo scenario da “cambiamento d’epoca”, a cambiare è anche il modo di essere cristiani. Mai come in questo momento, la preghiera conta e i sacramenti contano. Le strutture ecclesiali, lo abbiamo visto in tempi non sospetti, sono deboli come non mai. Non è un piano pastorale che ci salverà e non ci redime nemmeno un grande raduno in stile Giornata Mondiale della Gioventù o Congresso Eucaristico. Se il contenitore va in frantumi, l’obiettivo primario è salvare il contenuto (che è sempre lo stesso), nell’attesa di trovare un contenitore nuovo. Il cristiano “esodico” attuale che fugge dal Faraone moderno è disposto a rinunciare all’aria condizionata e a molto altro, perché i beni materiali gli sono utili ma non sono ciò che gli dà vita. È colui che non teme l’emarginazione, lo scherno e lo stigma del Faraone e dei suoi sgherri. È quello che, nella difficoltà estrema, non si lamenta ma cerca soluzioni per sé e per i suoi fratelli. È colui il quale, sia dinnanzi ai piccoli problemi che agli ostacoli irrisolvibili, tira fuori il rosario per chiedere il conforto della Mamma celeste. È colui che ha talmente a cuore il vero Dio, perché è stato deluso da tutti i falsi dei.
I crolli dei sistemi di potere e delle false chiese secolari sono sempre dolorosi tanto per gli oppressori quanto per gli oppressi. Le piaghe d’Egitto arrivano sia per il Faraone, sia per il Popolo eletto in fuga. L’uno inseguirà l’altro ma solo uno si salverà. Siamo disposti a lungo cammino pieno di incognite con la certezza finale della Terra Promessa? Oppure ci accontentiamo di una manciata di cipolle dai nostri aguzzini?
Non usiamo l’esegesi Bibblica per fare geopolitica, in questo modo rischiamo di strumentalizzare la Parola . Qui la faccenda è: ma chi è che ha l’autorità terrena di decidere che io debba essere anziché un ” Nato Cristiano ” un Cristiano NATO ” …!? Probabilmente il ..Vitello d’ oro … !Comunque vedremo il prossimo inverno quando le … chiacchiere staranno a zero…….! Buona Pasqua a tutti e se avete un po’ d’orto un consiglio : piantate cipolle, sono ottime a togliere il senso della fame …