Don Maurizio Mirai è un giovanissimo sacerdote di 33 anni, della Sardegna, che proprio durante la sua giovinezza e i suoi anni di studio all’università, scopre di amare Cristo in maniera diversa dal solito.
Don Maurizio ci racconta la chiamata alla vocazione sacerdotale nella sua vita.
Che ragazzo eri prima di abbracciare il sacerdozio?
Mi sono sempre ritenuto un ragazzo normale e spero di esserlo ancora…la mia vita era divisa tra studio, uscite, divertimenti e coltivavo anche qualche sport tra cui la danza latino americana in coppia. Mi piaceva uscire e stare con gli amici ed amavo la discoteca.
Come hai scoperto di essere stato chiamato dal Signore, a servirlo attraverso la vocazione sacerdotale?
Devo essere sincero. Non è stato facile, soprattutto all’inizio. Quando ho ripreso la vita ordinaria in parrocchia e ho riniziato a frequentare i sacramenti da subito mi sono accorto che il Signore mi stava chiedendo qualcosa in più. Mi sembrava che tutto mi togliesse tempo per Dio. Mi sentivo molto bene quando pregavo, quando andavamo nelle case a recitare il rosario, quando partecipavamo alle catechesi e agli incontri biblici. Ma non volevo riconoscere tutto questo e negavo ogni possibilità di intraprendere un cammino di discernimento vocazionale. Avevo paura! Successivamente mia madre, molto devota di Maria Santissima, mi chiese di accompagnarla a Medjugorje. Da li è iniziato tutto…
Perché quando qualcuno ti diceva di farti sacerdote, tu reagivi innervosendoti?
Se uno è in pace reagisce in maniera benevola e non con nervosismo. Sapevo dentro di me che il Signore mi stava chiedendo qualcosa. Non volevo ascoltare, volevo fare di testa mia, avevo i miei progetti e aspirazioni. Mi ricordo in modo particolare un episodio con il mio viceparroco al tempo: un giorno mi disse: secondo me il Signore vuole qualcosa da te… magari anche che diventi prete! Ricordo che quel giorno gli risposi molto male e che forse ho rischiato di compiere un omicidio ..scherzo ovviamente! In ogni caso quando ricordiamo quell’episodio ora ridiamo di gusto!
In cosa le persone, ti vedevano diverso?
Le persone hanno visto che al centro della mia vita non c’erano più le solite cose ma Gesù. Questo può aver generato stupore ma anche sospetto. Cosa gli è successo? La maggior parte delle persone pensa che chi vive queste fasi siano dei fanatici, magari hanno qualche problema. Insomma soltanto gli amici veri si sono preoccupati di capire cosa mi stava capitando. Alcuni mi sostengono con affetto altri mi hanno abbandonato. Ma va bene cosi…
Ti sei innamorato della Madonna e del Santo rosario grazie a tua mamma?
Si. Io non potrò mai ringraziare veramente quanto Dio ha fatto in me attraverso le mani di Maria. Mia mamma mi ha sempre mostrato l’affetto e la devozione verso la Madonna sin da quando ero piccolo. Avevamo vicino a noi sempre un immagine della “Gospa” che veniva da un luogo dove c’era la guerra. La cosa più bella consisteva nell’amore che mi trasmetteva, necessario per poter riconoscere Maria come madre. Di seguito grazie ad alcuni incontri provvidenziali abbiamo iniziato a pregare il rosario nelle famiglie.
Hai scoperto la vocazione, in seguito ad un pellegrinaggio a Medjugorje trascorso con tua madre. Cos’è successo lì?
Premetto che il Signore dona la nostra vocazione con il Battesimo. Quel pellegrinaggio è stato fondamentale per il mio percorso di vita perché ho potuto rispondere generosamente alla mia vocazione cristiana. In quei giorni ho potuto pregare molto, mi sono quasi isolato cercando di colloquiare con Dio e la madre. Giorni stupendi dove ho potuto gustare la presenza speciale della Madonna che opera in quel luogo. Dopo tanta preghiera ho potuto tacere e ascoltare finalmente la sua voce…
La salita al Kricevac è stata particolare per te. Ci racconti?
Durante la salita al Kricevac “monte della croce” ho potuto riflettere e pregare. Non ho parole per descrivere i sentimenti e le emozioni che erano presenti in me in quei momenti di grazia. Sono passati 10 anni ed è sempre molto difficile descrivere queste dinamiche psicologiche e spirituali. In ogni caso è affiorata in me questa domanda: Signore cosa vuoi che faccia della mia vita? Mi ricordo che in cima guardai la croce e sentii dentro di me molto chiaramente questa frase: da solo non ci riuscirai mai ma con me si! Allora quella salita impervia, si è trasformata in una discesa veloce, ero più leggero, avevo la gioia dentro di me. Da quel momento è iniziato tutto! Ho intrapreso un cammino di discernimento presso il seminario e ho cercato sempre di stare attento alla voce di Dio. Il vero discernimento non ammette chiusure e per questo ho sempre detto a Dio, quello che tu vuoi io faccio! Il 14 settembre 2014 Festa dell’esaltazione della santa croce sono diventato sacerdote. Mi sento di aver ricevuto un dono immeritato. Penso che anche la data non sia casuale: il Signore mi ha fatto un bel programma di vita. Con Gesù e la croce, ho trovato la Madre che mi accompagna e mi guida verso suo Figlio. Ho presieduto la prima messa nella memoria della Beata Vergine Maria Addolorata. Qualcuno ha provato anche a spostare questa data ma la Provvidenza aveva disposto così!
In quel periodo eri anche fidanzato, quindi al ritorno da Medjugorje hai lasciato la ragazza?
Si. Sono rientrato a casa e ho preso questa decisione. Sono andato dal mio parroco e ho detto a lui quello che era successo. Lui mi disse che mi stava osservando da mesi e che voleva propormi un cammino di discernimento. E cosi è stato!
Essendo giovane, trovi difficoltà in parrocchia a parlare ai tuoi coetanei oppure i ragazzi, riescono comunque a vedere in te la figura di un pastore?
No. Forse per carattere tendo a dialogare con tutti. Mi sento amato ed apprezzato fin troppo! Certo, non si può piacere a tutti ma questo non è un problema. Neanche Gesù lo era. In ogni caso chiedo sempre di darmi una possibilità per farmi conoscere meglio! Sono giovane, ho sempre pensato che l’età non sia rilevante per annunciare Gesù e le sue opere. In ogni caso, pregate per me!
Cosa vuoi dire a quei genitori che inizialmente si ostinano ad accettare il disegno vocazionale di Dio, nei loro figli?
Voglio dire di non trasformare una grazia in una “disgrazia”. È un grande dono, non solo per la persona, ma anche per la comunità e quindi anche per la famiglia. Quando Gesù sceglie una persona a seguirlo, Dio colma il vuoto del figlio con la sua stessa presenza, come ci ricorda don Bosco. Dio ci rende liberi e cosi dovrebbe fare un genitore per il proprio figlio. Penso che se un genitore cerchi di capire cosa vive suo figlio riuscirà a comprendere meglio questa vocazione. Ai giovani che sentono questa vocazione e hanno paura dico di non lasciarsi dominare dalla paura perché Dio sceglie sempre il meglio per noi.
Servizio di Rita Sberna