I Wojtyla: una famiglia di santi

I Wojtyla: una famiglia di santi

Emilia visse il suo momento più difficile dopo la morte della piccola Olga. A soli trent’anni iniziò a sperimentare un declino fisico fatto di terribili mal di schiena, capogiri e insufficienza renale. Spesso rimaneva immobilizzata a letto per giorni. I medici le consigliarono vivamente di non avere più altri figli, al punto che, quando a 35 anni rimase incinta di Karol jr., il loro ordine fu tassativo: il piccolo andava abortito. Donna mite ma determinatissima, Emilia si affidò completamente a Dio: la vita di quel figlio veniva prima della sua. Dopo una gravidanza soffertissima, il 18 maggio 1920 nacque Karol jr. Il bambino crebbe nell’affetto profondissimo verso la madre che, così eroicamente l’aveva

Emilia Wojtyla col piccolo Karol
Ritratto di Emilia Wojtyla con il piccolo Karol, conservato nella parrocchia di Wadowice (foto: Luca Marcolivio, 2015)
messo al mondo. La spiccata attenzione alla sacralità della vita, che divenne parte non secondaria del magistero di San Giovanni Paolo II e che vide il suo momento culminante nell’enciclica Evangelium vitae (1995), nasce proprio dalla gratitudine verso il coraggio materno. Anche la potente devozione mariana maturata nel cuore di Karol è verosimilmente frutto del costante struggimento per l’amata madre terrena, venuta a mancare. Profondamente scosso per quella perdita, il futuro papa, molti anni dopo dedicò alla madre la celebre poesia Sulla tua bianca tomba: «Sulla tua tomba bianca / Fioriscono bianchi fiori della vita. /
Oh, quanti anni sono stati senza di te, / Quanti anni fa? / Sulla tua tomba bianca / Da tanti anni già chiusa: / Come se in alto qualcosa si innalzasse, / Come la morte incomprensibile. / Sulla tua tomba bianca, / O madre, mio spento amore, / Con tanto affetto filiale /Faccio preghiera: / Dio, donale eterno riposo
».

In quegli anni e in quelli immediatamente successivi, Edmund e Karol jr. sperimentarono sulla loro pelle l’assenza della madre, sottoposta a lunghi e frequenti ricoveri, durante i quali Karol sr., con abnegazione, si dedicava alla cucina, alle pulizie e a tutte le faccende domestiche normalmente sbrigate dalla moglie. Da parte sua, Edmund, allora studente in medicina, aiutava il fratellino con la matematica, in cui inizialmente era carente, salvo poi diventare il primo della classe in quella materia. Dopo il secondo grande trauma patito per la morte del fratello, Karol jr. trascorre gli anni dell’adolescenza assieme al padre in un dolore dignitoso ma la vita va avanti e il ragazzo cresce plasmato dalla fede ma anche pieno di sogni e ideali alti. A 18 anni, poi, Karol jr. lascia Wadowice, per trasferirsi a Cracovia, dove inizia gli studi letterari e coltiva la sua grande passione per il teatro assieme ai colleghi d’università. Il padre lo segue ed è al suo fianco ancora per tre anni. Quando Karol sr. muore, nel 1941, da due anni, la Polonia è occupata dai nazisti e il figlio, per evitare l’arresto o la deportazione, è costretto a iniziare a lavorare in fabbrica. Il resto è storia…

Una vicenda familiare, quella dei Wojtyla, che, in un’ottica terrena e materialista, potrà apparire come segnata unicamente dal lutto e dalla sofferenza. Vista con uno sguardo “celeste”, tuttavia, questa storia assume un valore completamente diverso e ci rimanda a un principio solo apparentemente banale e scontato: l’importanza di pregare e di dare il buon esempio in famiglia. Semplicemente accogliendo la propria vocazione matrimoniale, Karol ed Emilia Wojtyla si sono santificati e il loro amore genitoriale ha generato ulteriore santità. Sembra poco ma la vita eterna si conquista anche così.