Karol ed Emilia Wojtyla il giorno del loro matrimonio (1904) - Foto: Najchętniej grał na bramce by Mieczysław Maliński, Wydawnictwo Sióstr Loretanek, Warszawa 1985
I Wojtyla: una famiglia di santi
#Polonia, autunno 1932: una giovane paziente ricoverata nel reparto malattie infettive dell’ospedale di Bielsko lotta tra la vita e la morte. La ragazza è affetta da scarlattina e nessun medico vuole di visitarla. È incurabile e non sono disponibili antibiotici adatti per quella patologia. Soltanto il capo reparto trova il coraggio di avvicinarsi a lei ad un solo scopo: salvarla a tutti costi. Un sacrificio vano: la giovane morirà e anche il medico, contagiatosi, dopo pochi giorni, la seguirà nel suo tragico destino. Una toccante storia di eroismo quotidiano, che inevitabilmente fa pensare ai tanti medici che stanno rischiando la vita in questi giorni, curando i malati di Covid-19, in molti casi pagando il prezzo più alto.
La vicenda polacca riportata era forse poco nota ma il cognome dell’eroico dottore è assai altisonante. Edmund Wojtyla (1906-1932), primogenito di Karol ed Emilia Wojtyla, si era laureato in medicina nel 1929 all’Università Jagellonica di Cracovia. A 26 anni era diventato caporeparto per le malattie infettive all’ospedale di Bielsko, incarico ricoperto per poche settimane e concluso con la morte, avvenuta nel dicembre 1932. “Ha dato la sua giovane vita per l’umanità sofferente”, titolò un giornale locale. Al suo funerale, una folla commossa di migliaia di persone venne a salutare per l’ultima volta Edmund Wojtyla, acclamandolo come santo per l’incredibile abnegazione dimostrata. Tutti si strinsero intorno al padre Karol e al fratellino Karol jr., il futuro papa, allora dodicenne, già molto provati per la scomparsa di Emilia, avvenuta tre anni prima. “La morte di mia madre mi si è profondamente incisa nella memoria, e forse più ancora quella di mio fratello, a causa delle circostanze drammatiche in cui avvenne, e perché io ero più maturo”, raccontò molti anni dopo Giovanni Paolo II, intervistato da André Frossard.
Statua di Karol ed Emilia Wojtyla a Czestochowa (foto: Luca Marcolivio, 2015)Evidentemente nella famiglia Wojtyla il gene della santità doveva essere particolarmente radicato. Non è un caso che, lo scorso 11 marzo, a Cracovia, è stato aperto il processo di canonizzazione dei coniugi Karol ed Emilia. L’annuncio ufficiale dell’arcivescovo metropolita di Cracovia, monsignor Marek Jedraszewski, è seguito ai placet della Conferenza Episcopale Polacca, lo scorso autunno, e poi della Congregazione delle Cause dei Santi. Genitori di un santo, destinati anch’essi agli altari: un privilegio finora capitato soltanto a Louis Martin (1823-1894) e Marie-Azélie Guérin (1831-1877), padre e madre di Santa Teresa di Lisieux, entrambi canonizzati nel 2015. Karol Wojtyla sr. (1879-1941) ed Emilia Kaczorowska (1884-1929) si sposarono a Cracovia il 10 febbraio 1904, poi, nel 1906, Emilia diede alla luce il loro primogenito Edmund. La seconda figlia Olga nacque nel 1914 ma morì poco dopo essere venuta al mondo, seguita dalla nascita di Karol jr. nel 1920. I coniugi Wojtyla erano di umili origini. Figlio di un sarto, Karol seguì inizialmente le orme paterne, per intraprendere in seguito la carriera militare, diventando sottoufficiale dell’esercito austriaco, poi, dopo il disfacimento dell’impero asburgico, fu ufficiale in quello polacco. Molto religioso, Karol conobbe la futura moglie in parrocchia. Emilia, che aveva avuto un’infanzia e un’adolescenza molto dolorose, con la morte di quattro fratelli e di entrambi i genitori, fu educata presso un collegio delle suore della Misericordia, iniziando a lavorare prestissimo come sarta. Emilia e Karol si distinguevano per la loro innata e sobria eleganza, che forse strideva con la loro estrazione sociale medio-bassa. Notevole era, in particolare, la loro rettitudine morale, la loro dedizione al lavoro e la loro devozione. Quando già era papa, Giovanni Paolo II raccontò di aver visto il padre molte volte inginocchiato in preghiera, anche di notte.
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