Il Giglio della Madonna: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”

La primavera ha lasciato spazio all’inizio dell’estate con la fine del mese di maggio dedicato a Maria.

Vorrei in questa occasione parlare del giglio bianco chiamato anche Giglio della Madonna, Giglio di San Giuseppe o di Sant’Antonio.

Questo fiore è simbolo di purezza, di castità, di bellezza, di santità e di resurrezione nella tradizione cattolica ma troviamo spesso il giglio citato nella Bibbia anche come simbolo di speranza e di liberazione del popolo Israelita.

Nei tempi antichi il giglio bianco era un fiore molto comune in Israele ma anche in Persia, in Palestina ed in Siria (anche se non si sa con precisione il suo luogo di origine), fu importato tra l’altro dai Fenici e dai Romani nel bacino del Mediterraneo. Oggi è ancora possibile trovarlo in Galilea, sul monte Carmelo, in Libano ed in Siria.

Più recentemente, alcuni semi di giglio bianco sono anche stati offerti dalla Terra Santa al Santo Padre.

Il giglio bianco è spesso attribuito alla purezza di Maria ma anche alla santità come rivelano i dipinti di: San Giuseppe insieme a Gesù Bambino ma anche Sant’Antonio di Padova o Luigi Gonzaga. È anche il simbolo dell’Arcangelo Gabriele, messaggero divino di purezza e verità, che tiene nella mano il giglio.

Numerosi artisti hanno cantato l’inno alla bellezza di questo fiore delicato e profumato, ricordiamo a tal proposito Leonardo da Vinci e il suo famoso dipinto dell’ ”Annunciazione”( uno dei capolavori giovanili del pittore, realizzato durante la sua permanenza all’interno della bottega del Verrocchio a Firenze).

Leonardo conosceva l’importanza storica dell’Annunciazione di Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele.

Come si vede nel dipinto, l’Arcangelo benedice con la mano destra mentre tiene nella mano sinistra uno stelo di giglio bianco: è portatore del messaggio divino e del simbolo di purezza dell’Annunciazione.

D’ora in poi inizierà la storia della salvezza mediante Maria:

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”.

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei. (Luca 1,26-38)