La Divina Misericordia deve… uscire dalle sacrestie!

La Divina Misericordia deve… uscire dalle sacrestie!

Questi episodi iniziali dell’esperienza mistica di Santa Faustina rappresentano un’enorme conferma: a monte della Divina Misericordia, c’è un Cristo offeso, piagato e piegato dai nostri stessi peccati. La seconda evidenza è che la Misericordia non implica mai un atteggiamento passivo, né tantomeno permissivista o indifferente. La Misericordia esige una risposta attiva e positiva nei confronti della propria vocazione e può richiedere scelte anche molto coraggiose. Il primo passo è sempre quello di Dio ma l’uomo è chiamato a mettere in gioco la sua libertà, dicendo di sì oppure di no.

Nel suo caso, Santa Faustina è stata chiamata a un doppio gravoso compito: da un lato vivere la quotidianità di un convento dove si lavorava duro e dove le consorelle non erano caritatevoli e sparlavano di lei; dall’altro lato, vi era l’incarico ‘straordinario’ che il Signore le affidava, ovvero la diffusione in tutto il mondo del culto della Divina Misericordia, con solennità liturgica da celebrarsi la domenica dopo Pasqua. Un principio fondamentale della nostra fede – come si accennava – ma non troppo scontato negli anni ’30 del secolo scorso: non solo a quell’epoca il mondo era profondamente diviso e solcato da ideologie di odio e di guerra, ma anche la Chiesa viveva una sua fase di sensibile inaridimento, con istituzioni ancora forti ma segnate da un formalismo eccessivo che rischiava di ingabbiare il cuore della spiritualità.

Nel dipinto che Gesù affida a suor Faustina c’è tutta l’essenza del Gesù risorto e rinvigorito dall’accettazione stessa della sua Misericordia da parte dell’umanità. Dalle sue ferite, alle mani, ai piedi e al costato, da cui sulla croce erano usciti sangue e acqua, spuntano ora raggi di due colori: “Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime” (Diario, 299). Siamo di fronte, dunque, alla grazia sacramentale, nella quale si fondono i due simboli dell’Antica e della Nuova Alleanza.

Di fronte ai tanti fraintendimenti nei dibattiti odierni, di fronte alle tante banalizzazioni sulla natura della Misericordia divina, è opportuno ricordare che di Misericordia se ne potrà forse parlare a sproposito, eppure non se ne parlerà mai abbastanza. C’è bisogno, oggi più che mai, di diffondere il verbo della Misericordia ma, soprattutto, di praticarla, vuoi perché il peccato è capillarmente diffuso, vuoi perché, ovunque Dio sia rimosso, la sofferenza e il vuoto attanagliano gli uomini più di prima. Senza Dio siamo malati, allora quale miglior “medicina”? È ora che questa Divina Misericordia diventi anche umana, esca dalle sacrestie, trasformi il cuore degli uomini e la società. Per diffonderla, servono però uomini determinati e privi di retorica, amanti della verità, pronti a mettersi in discussione e a sacrificarsi. Non uomini straordinari o infallibili ma stupiti di fronte all’Uomo straordinario e infallibile, che è Gesù Cristo. La Misericordia, per essere realmente vissuta, ha bisogno dei santi del Terzo Millennio.