Il Vescovo di Sanremo: Nichi Vendola ha fatto un gesto abnorme in cui la donna nega la sua maternità

Intervista al Vescovo della Diocesi di Sanremo Mons. Antonio Suetta, sulla questione delle unioni civili, dell’utero in affitto e della manifestazione annuale canora, il Festival di Sanremo, dove abbiamo visto esibirsi cantanti Nazionali ed Internazionali, presentarsi con il nastrino arcobaleno durante la loro performance.
Abbiamo chiesto a Sua Eccellenza di esprimere la sua opinione riguardo alle varie questioni sopra citate.

Non le è sembrato fuori luogo, per un festival della canzone come Sanremo, sponsorizzare in un certo senso, un ideologia politica?
Oltre a sembrarmi fuori luogo il fatto che il Festival sponsorizzi un ideologia politica, mi sembra ancor più fuori luogo, un dibattito che ha come oggetto una materia assolutamente preziosa e consistente per quel che riguarda l’umanità, il suo destino ed il suo valore e venga trattata a colpi di pubblicità in un contesto assolutamente significativo e bello ma di tutt’altro carattere.

Cosa pensa delle dichiarazioni di Elton John sulla paternità e dei nastrini arcobaleno, che molti cantanti come Eros Ramazzotti ed altri, indossavano sul palco dell’Ariston come se fossero un trofeo?
Elton John difende le sue scelte ed i suoi comportamenti, ed in generale la vedo come un attitudine di superficialità: Ripeto ancora una volta che argomenti di tale spessore e consistenza possono essere trattati dovunque, ma devono essere trattati non sottoforma di “slogan” e non sottoforma di pubblicità ma con passaggi di riflessione e di ragionamento.

Adesso che parte del DDL Cirinnà è stato approvato, lei pensa che la seconda mossa del Senato, sarà quella di approvare le adozioni gay?
Ho sentito che le intenzioni sembrerebbero proprio queste. Purtroppo credo che quest’andazzo si faccia strada perché purtroppo si fa strada a livello legislativo, attraverso le decisioni dei Giudici. A me pare che questo sia estremamente pericoloso quando si tratta di materie che hanno attinenza con i principi fondamentali, non solo della convivenza civile, ma più ancora della persona umana. Non può essere la giurisprudenza ad aprire una strada ma deve essere una riflessione attenta e per quel che riguarda l’attività parlamentare dovrebbe esserci uno scrupoloso ascolto del popolo.
Credo che se in questo frangente, la Politica avesse deciso di ascoltare l’opinione degli italiani, ad esempio attraverso un Referendum, il ddl Cirinnà non sarebbe andato avanti né nella forma in cui è stato approvato e né nella forma in cui è partito.

C’è chi paragona la coppia omosessuale alla famiglia composta da un uomo ed una donna. Lei cosa vuole dire a queste persone che equiparano il tutto?
E’ un clamoroso fraintendimento, nel senso che ci vuole una seria riflessione, un ascolto ed un attenzione ma anche un accoglienza nei confronti degli omosessuali e delle loro esigenze.
Comprendo anche la necessità di regolamentare una loro forma di convivenza, quelli che vengono chiamati infatti “diritti individuali” molti di questi diritti sono già garantiti dalla legge e quelli che non sono garantiti si possono assicurare attraverso un opportuna legislazione, e su questo non farei rientrare nessuna valutazione di tipo morale, nel senso che queste persone nella società, scelgono di darsi una forma di vita e sui diritti individuali nessuno fa obiezioni.
Il passaggio invece che porta ad assimilare una coppia omosessuale alla famiglia derivante dal matrimonio, credo che sia un salto non adeguato e non congruo.
In nessun modo una convivenza o una coppia di tipo omosessuale può essere paragonata alla famiglia che ha determinati fondamenti, prima di tutto nella natura e nella persona umana, ed ha determinati connotati che la rendono tale e che non sono trasferibili ad altre situazioni.

Cosa pensa della paternità di Nichi Vendola mediante l’utero in affitto?
Penso che sia una cosa abnorme dal punto di vista umano. Per quel che riguarda gli adulti il mio pensiero è ciò che ho esposto pocanzi sui diritti individuali, invece trovo ingiusto che la fecondità, la paternità e la maternità che appartengono all’istituto della famiglia siano trasferiti ad altre forme di convivenza o di organizzazione sociale.
Quello che ritengo certamente ancora più grave è tutto l’aspetto che attiene al figlio che naturalmente senza essere stato interpellato e senza aver avuto nessuna possibilità di scegliere, si trova in una situazione che è quanto meno particolare.
Un’altra valutazione che mi sento di fare con molta chiarezza riguarda la persona che facilmente in questo tipo di meccanismo cade assolutamente in ombra, e mi riferisco alla donna che è chiamata a concedere in “affitto l’utero” e concretamente a portare avanti una gestazione, un periodo lungo ed intenso, cioè una gravidanza di 9 mesi e sappiamo che il momento del parto rappresenta per la donna un momento significativo e coinvolgente.
Su questo farei 2 riflessioni che mi sembrano proprio di un evidenza solare:
la prima è quella che credo che sia un enorme crudeltà cioè quella che una persona in questo caso fa a se stessa partorendo un figlio e vederselo strappare e per giunta venduto;
la seconda cosa che nessuno dice (perché oggi siamo abituati a coprire e nascondere le magagne più grandi con eufenismi) è che noi ci troviamo di fronte alla situazione di una donna che per denaro mette in gioco quello che maggiormente profondo inerisce alla sua persona e alla sua femminilità cioè la sessualità e la capacità di essere madre.
Nella confezione comune di ogni persona sappiamo come si valuta quando una persona vende il proprio corpo (non mi riferisco ad insulti o altro) ed in che situazione viene a trovarsi; io credo che sia una situazione assolutamente assimilabile ed accostabile.

Lei è stato favorevole al Family Day svoltosi a Roma poco tempo fa?
Assolutamente si. L’ho ritenuto un evento positivo, principalmente sotto 2 punti di vista: il primo punto di vista è legato alla sostanza di ciò che si diceva, un ribadire la sacralità, la bellezza e l’unicità dell’istituto famiglia; il secondo punto di vista è che dei cristiani e non solo loro … sono scesi in campo in un contesto democratico, per difendere e per propagandare dei prìncipi in cui credono. Questa non era una protesta ma una forma assolutamente democratica e preziosa di esprimere il proprio parere.
Servizio di Rita Sberna