Un frate esperto di tecnologia ci spiega come usare computer e app
“Sars-Cov2: isolamento o solitudine” è il nuovo post pubblicato sul blog di Padre Paolo Benanti, un frate appassionato di tecnologia che cura il suo interesse nell’aspetto spirituale e divino.
Padre Paolo risiede nel convento sito ai Fori Imperiali, ha 46 anni è romano e fa parte del Terzo ordine regolare e docente di Etica delle tecnologie alla Pontificia università Gregoriana di Roma. Lui è cresciuto con il computer in tasca, se possiamo così dire.
Al quarto anno di ingegnerie, ha sentito che la sua strada doveva essere un’altra. Così racconta a Famiglia Cristiana: «Mi sono reso conto di essere alla ricerca di una risposta che la tecnica non era in grado di dare. Cosa fosse il computer era l’interrogativo più grande», racconta. «Notavo che, giorno dopo giorno, le macchine si stavano umanizzando. A quel punto è saltato l’interesse prioritario per la scienza e ho scelto la vita religiosa, provando a fare una sintesi tra i due ambiti».
Padre Paolo a Famiglia Cristiana, fa una distinzione molto interessante, quella tra solitudine ed isolamento e dice: «Consideriamo che, a partire dal dopoguerra, ci siamo abituati a vivere e muoverci liberamente. Improvvisamente si è creata una situazione che ci costringe a non essere più liberi come prima. Stiamo sperimentando una nuova forma di isolamento che, tuttavia, non va confusa con la solitudine. L’isolamento è una sorta di malattia in cui l’uomo, che è un essere relazionale, si estranea da qualsiasi rapporto sociale. La solitudine, invece, è quella condizione che sperimenta il popolo d’Israele nel deserto, luogo in cui risuona la Parola. Trasformare l’isolamento in una solitudine, dove creare spazi fecondi per crescere, è l’opportunità da cogliere ora. Con questo non voglio dire che stiamo vivendo un tempo di grazia, anzi, è un periodo drammatico. Ci sono centinaia di persone che muoiono senza l’affetto dei loro cari, ma ciò non toglie che l’isolamento forzato possa servire a migliorare sé stessi. Questo tempo rallentato invita a gustare nuovamente i valori che contano».
In merito alla tecnologia dice: «Quando noi ci facciamo dire da un algoritmo chi può essere l’amore della nostra vita, utilizzando app di incontri, quello non parla e non tace, ma significa sulla base di dati. È un oracolo digitale. La domanda la rivolgerei in questo senso. Che tipo di relazione hanno i nostri contemporanei con la tecnologia? A volte di natura religiosa. A volte spostano il bisogno di spiritualità in una relazione di natura oracolare con questa divinità che abita i telefoni. Se una volta c’era il Partenone o il Pantheon con la dea della caccia, il dio dell’amore, il dio del commercio, oggi c’è lo schermo del telefono. Chi di noi, quando vuole vivere una bella serata con gli amici, non chiede alla piattaforma Tripadvisor dove andare? Quella è una divinità, è un accesso oracolare. Dicendo questo sono cosciente di mettere al centro la richiesta di una nuova filosofia. Esattamente com’è accaduto nel XV secolo con la lente convessa (che permise di studiare il cosmo con il telescopio, ndr), redo ci sia bisogno di nuove categorie filosofiche per comprendere questo cambio d’epoca».
Fonte. Gaudium Press di Rita Sberna