L’8 febbraio scorso si celebrava in Italia la 43° Giornata della Vita, a pochi giorni di distanza festeggeremo, l’11 febbraio, la memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes e la XXIX Giornata Mondiale del Malato.
L’istituzione della Giornata per la vita avvenne nel 1978 ad opera del consiglio permanente della CEI. La sua finalità è di promuovere l’accoglienza della vita ed in particolare della vita nascente.
I vescovi italiani ribadiscono ancora oggi l’importanza di tale iniziativa “La Giornata per la vita 2021 vuol essere un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio a servizio della vita”.
Questa domenica Papa Francesco, in Piazza San Pietro, condivideva la sua preoccupazione per l’inverno demografico italiano constatando il calo delle nascite e augurandosi “una nuova primavera di bambini e bambine”, si univa per l’occasione ai vescovi italiani “nel ricordare che la libertà è il grande dono che Dio ci ha dato per ricercare e raggiungere il bene proprio e degli altri, a partire dal bene primario della vita. La nostra società va aiutata a guarire da tutti gli attentati alla vita, perché sia tutelata in ogni sua fase”.
E gli “attentati alla vita” sono tanti se pensiamo a tutte le leggi mortifere sempre più presenti in Europa e nel mondo (aborto con ad esempio l’utilizzo della pillola RU 486, eutanasia, suicidio assistito..), ogni minaccia alla dignità e alla vita umana è un pericolo per l’umanità. In Italia come all’estero esistono il “Movimento per la vita“ e diverse associazioni pro-life, che hanno premura di lottare contro la “cultura di morte “ e “dello scarto” così attuali e purtroppo dilaganti nelle nostre società moderne.
La difesa della vita e il sostegno a chi soffre nella malattia è una realtà che deve coinvolgere ogni persona di buona volontà ed in particolare i cristiani. Un cristiano non può essere per l’aborto o l’eutanasia o a questo punto non può dirsi cristiano. Il cristiano ama la vita perché Dio è Signore della vita e questo fin dal concepimento nel grembo materno.
L’attuale pandemia ha fatto emergere davanti agli occhi di tutti, le tante inadeguatezze dei grandi sistemi economici, sociali, sanitari, assistenziali delle diverse nazioni.
L’uomo deve tornare ad una “cultura della prossimità”. A tal proposito facciamo tesoro delle parole del Santo Padre: “La vicinanza, infatti, è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia. In quanto cristiani, viviamo la prossimità come espressione dell’amore di Gesù Cristo, il buon Samaritano, che con compassione si è fatto vicino ad ogni essere umano, ferito dal peccato. Uniti a Lui per l’azione dello Spirito Santo, siamo chiamati ad essere misericordiosi come il Padre e ad amare, in particolare, i fratelli malati, deboli e sofferenti (cfr Gv 13,34-35). E viviamo questa vicinanza, oltre che personalmente, in forma comunitaria: infatti l’amore fraterno in Cristo genera una comunità capace di guarigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili.”