“Lasciami Volare” Il Tuffo di Emanuele è stato l’inizio di tutto …

"Lasciami Volare" Il Tuffo di Emanuele è stato l'inizio di tutto ...

Questa è la storia di Emanuele Ghidini, un ragazzo di 16 anni che la maledetta notte del 24 novembre 2013, ha deciso di troncare la sua vita terrena, a causa dell’assunzione di una droga sintetica, tuffandosi nel fiume Chiese a Govardo dove viveva con i genitori e le 2 sorelle.

A seguito di questo tragico evento, nasce un libro scritto dal papà GianPietro Ghidini insieme a Marcello Riccioni dal titolo “Lasciami Volare”, una sorta di dialogo per genitori e figli.

GianPietro ha fondato la fondazione “Pesciolino Rosso” dedicata ad Emanuele ed il nome di tale fondazione è molto significativo …

Il Sig. Ghidini gira tutta l’Italia per portare la sua testimonianza di padre, di uomo e di figlio di Dio.

GianPietro su facebook ha una pagina dedicata alla fondazione con migliaia di iscritti chiamata Ema Pesciolinorosso.

 GianPietro perché ha deciso di scrivere questo libro?

Il libro nasce in seguito alla tragica morte di mio figlio Emanuele, aveva 16 anni quando ha deciso di volare troppo in alto.

Emanuele aveva ingerito una sostanza sintetica, mentre si trovava una sera ad una festa, insieme a degli amici maggiorenni in una casa privata.

Ad un certo punto si è avvicinato insieme ad un amico, nel fiume, dicendo che doveva uccidersi e così ha fatto.

Vi lascio immaginare lo strazio di noi genitori! Dopo due giorni dalla morte di Emanuele, scrissi una lettera dopo un sogno che feci,  in cui raccoglievo Emanuele dall’acqua e in quell’istante sentivo un energia inesauribile.

Emanuele mi indicava la strada che dovevo percorrere ed ho capito che da quel momento in poi, dovevo dedicare la mia vita ai giovani attraverso l’associazione Pesciolino Rosso che successivamente ho creato per dare un futuro ai ragazzi.

La lunga lettera è stata pubblicata nel libro.

Il libro vuole essere d’aiuto per i genitori e per i figli, vuole dare delle risposte e vuole far sollevare delle domande.

Lei e sua moglie, in veste di genitori, vi siete mai rimproverati qualcosa a seguito della tragedia avvenuta?

E’ normale rimproverarsi qualcosa perché se un figlio arriva ad ingerire una droga sintetica, a quel punto, un genitore deve porsi delle domande.

I sensi di colpa sono stati immensi perché quando il dolore ti colpisce così forte è come se scavasse il vuoto dentro di te; l’istinto è di riempire il vuoto con la rabbia e la sete di vendetta, facendo del male a chi gli aveva dato quella droga. Ma Emanuele mi ha fatto subito capire che dovevo sostituire nel mio cuore, l’odio all’amore e la vendetta al perdono, ricordandomi che ci sono tante altre persone che hanno bisogno del nostro abbraccio, del nostro amore e del nostro rispetto.

E’ chiaro che tutto non è stato come prima ma tutto è diventato più di prima.

C’è qualcosa di immensamente straordinario e misterioso nel dolore, in grado di diventare anche un buon compagno di viaggio.

Che ragazzo era Emanuele?

Emanuele era un ragazzo pieno di vita, amava tutto l’universo intorno a sé, amava gli animali, la natura e la vita stessa.

Purtroppo negli ultimi due mesi si era un po’ perso, forse per riempire qualche sua debolezza e lacuna ha voluto provare quella droga ed ha pagato caro il prezzo del suo errore.

Che rapporto aveva con voi? Dialogava?

Con noi aveva un ottimo rapporto. E’ chiaro che quando arriva l’adolescenza per un ragazzo, si da molto spazio agli amici (com’è giusto che sia) perché i ragazzi hanno bisogno di crescere confrontandosi con gli altri.

Tra noi e lui, c’era una stima reciproca.

Quando vi siete accorti esattamente che Emanuele era caduto nel tunnel della droga?

Diciamo che non abbiamo nemmeno avuto il tempo di accorgercene. Non è mai arrivato a casa una sola volta tardi o che stesse male, è stata una cosa repentina e nessuno si è mai accorto di nulla.

Quali sono i campanelli d’allarme che permettono ai genitori di capire che il proprio figlio sta attraversando qualche difficoltà?

A parte le droghe ci sono altri elementi che comportano una dipendenza da parte di un ragazzo: l’alcool, la pornografia su internet, il gioco d’azzardo ecc …

Quando un figlio comincia a chiudersi in se stesso, a non parlare, ad essere triste, a stare sempre nervoso ed arrabbiato, ad avere scatti d’ira … questi possono essere segnali che fanno capire che c’è qualcosa che non va.

Il dialogo è fondamentale. L’ errore che spesso noi genitori facciamo è quello di correggere in continuazione i nostri figli, tenerli con il fucile puntato perché non credo che sia corretto correggerli senza mai gratificarli e c’è il rischio che la loro autostima scenda sempre più.

La loro preoccupazione spesso è il giudizio degli altri.

Perché Emanuele, secondo lei, ha compiuto quel gesto estremo?

Il Perché lo scoprirò anche io quando lo raggiungerò in cielo. Però credo che l’abbia fatto sicuramente per qualche vuoto interiore.

Oggi i ragazzi provano le droghe per sentirsi grandi ma alla base di ciò credo che lui voleva colmare qualche vuoto.

Credo che per un genitore non sia facile accettare la morte di un figlio. Vi ha aiutato la fede?

So che Dio esiste e lo cerco ogni giorno, la mia visione di Dio non è un dogma o un qualcosa da inculcare, ma Dio è amore e lo dobbiamo scoprire nel nostro percorso di vita, attraverso gli incontri che facciamo con umiltà e amore.

Cerco Dio negli altri e in quello che faccio e spero di incontrarlo un giorno.

Cosa sta a significare il “Pesciolino Rosso”?

Il Pesciolino Rosso nasce da un episodio che avvenne nell’estate 2003 tra me ed Emanuele. Avevamo uno stagno con i pesciolini rossi, un giorno Emanuele mi chiamò dicendomi che c’era un pesciolino che stava morendo.

All’epoca Emanuele aveva soltanto 6 anni. Mi avvicinai allo stagno e dopo aver visto la situazione, consigliai ad Ema di liberare il pesciolino nel fiume come ultima possibilità di sopravvivenza.

Così dopo averlo convinto, prendemmo il pesciolino mettendolo dentro un sacchettino con l’acqua e lo portammo fino al fiume.

Emanuele lanciò il pesciolino nel fiume e subito si mise a nuotare, ma non avevo fatti i conti con le papere che improvvisamente mangiarono quel pesciolino.

Quell’evento mi passò dalla mente, ma 10 anni dopo, Emanuele si è gettato sullo stesso punto del suo pesciolino, e mi ricordai di quell’episodio quando mi ritrovai a scrivere la lettera, la notte dopo la morte di Emanuele.

Quali sono le attività della fondazione Pesciolino Rosso?

Abbiamo fatto tante attività come i 450 incontri gratuiti in tutte le scuole d’Italia, abbiamo fatto incontri nelle comunità, parliamo ai ragazzi che stanno facendo un percorso di rinascita. Ci sono ragazzi che collaborano con noi che hanno scritto 5 libri.

Poi abbiamo dei progetti per farsì che i ragazzi possano immettersi nel mondo del lavoro, abbiamo dato delle borse di studio, abbiamo fatto il giro dell’Italia in bicicletta dove abbiamo portato la nostra testimonianza. L’estate scorsa siamo stati un mese nelle spiagge di Rimini a dare la nostra testimonianza.

In tutti questi incontri mi accompagna Padre Roberto che ha una casa famiglia a Roma.

Cosa vuole dire a quei ragazzi e a quei genitori che combattono ogni giorno, contro la droga e l’alcool?

Bisognerebbe parlare per giorni però voglio dire loro che noi genitori dobbiamo imparare ad ascoltare di più i nostri figli, avere con loro un confronto vero.

Ai ragazzi dico di prepararsi a realizzare i loro sogni, giorno dopo giorno. Se si ha un sogno, tutto sarà possibile e servirà anche a rafforzare il loro carattere. Sognare è fondamentale.

Servizio di Rita Sberna