Mentre la libertà religiosa torna prepotentemente al centro del dibatto in Italia e in altri paesi, con le restrizioni alle messe e ad altre celebrazioni, per l’Unione Europea è un momento cruciale su questo stesso tema. È infatti in scadenza il mandato di Ján Figeľ nel ruolo di inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo fuori dall’Unione Europea. Non si tratterà di un passaggio secondario: Figeľ è considerato una garanzia per i cristiani, visto l’alto profilo, la straordinaria preparazione e i non trascurabili risultati – a partire dalla liberazione di Asia Bibi in Pakistan – ottenuti nei quattro anni del suo mandato, iniziato nel maggio 2016.
60 anni, slovacco, cattolico praticante, sposato e padre di quattro figli, Figel’, tra gli altri incarichi, ha ricoperto quello parlamentare (1992-1998) e ministro (2010-2016) nel suo paese e di commissario europeo (2004-2009). “Per quattro anni – scrive Marco Respinti su International Family News – l’Inviato speciale Ján Figeľ è stato garanzia di questa libertà in maniera lucida e cristallina, non falsamente super partes ma sempre dalla parte della verità delle cose, che è la carità minima che si possa concedere alla realtà. Prima della sua nomina quella carica neppure esisteva. Incredibile, ma vero. Con Figeľ, quindi, e poi grazie a Figeľ, l’Unione Europea ha preso a osservare un pezzetto di democraticità in più per sé e per il mondo intero”. Attraverso il webmagazine da lui diretto, Respinti ha quindi appoggiato la petizione lanciata dall’International Organization for Family e indirizzata alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, affinché confermi Ján Figeľ nel suo attuale ruolo.
La figura dell’inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo fuori dall’Unione Europea, è stata istituita con una risoluzione del Parlamento Europeo nel febbraio 2016, nel pieno dell’emergenza terrorismo islamico in Medio Oriente e nel mondo. Occorreva, dunque, che l’Europa fornisse una risposta alla richiesta di protezione da parte delle minoranze religiose minacciate, in particolare i cristiani in Asia e in Africa. Alla luce dell’“esito positivo” ottenuto da tale organo monocratico, i cui risultati sono illustrati nel rapporto finale dell’inviato speciale, consegnato lo scorso novembre, l’International Organization for the Family ha formalmente richiesto la conferma di Figel’ nel suo incarico, “potenziata da ulteriori competenze giuridiche, di autonomia concreta e di strumenti economici”.
“In questo momento in cui la pandemia del coronavirus affligge tutti i Paesi, spingendo molti governi a limitare severamente la libertà di culto, che è parte del diritto alla libertà religiosa sancito espressamente nelle Costituzioni nazionali, la sua decisione di riconfermare Ján Figeľ fino al 2024 farà notare a tutti i cittadini europei e a tutti i Paesi del mondo l’importanza nodale che in Europa ha il valore del libero esercizio della religione ovunque nel mondo”, conclude il testo della petizione rivolta alla presidente von der Leyen.
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