Luca Ward: “Da ragazzo mi è apparsa la Madonna”

Luca Ward:

Come hai affrontato questo brutto periodo?
Non sono stato e non sono, né il primo e né l’ultimo. Ne ho conosciuti tanti di ragazzi che hanno perso i genitori, a volte addirittura entrambi in un colpo solo, quindi ancora peggio.
Si va avanti con la forza di volontà e naturalmente con la voglia di cercare di fare qualcosa, in modo tale che tuo padre non si senta poi disperato all’idea di averci abbandonato.
Mia madre è dovuta tornare a lavorare e spesso eravamo noi figli a sistemare la casa e a cucinare. Lei rientrava anche tardi spesso per lavoro, ma siamo riusciti in poco tempo a recuperare la possibilità di fare una vita serena e questo credo proprio sia stato un dono divino perché non è così semplice.
Noi venivamo additati anche a scuola. Mia madre aveva dei grossi problemi, veniva chiamata dai presidi, perché loro avevano scoperto che noi lavoravamo.

Luca, ti capita ogni tanto, di parlare di Dio ai tuoi figli?
Guarda, è un percorso che facciamo tutti quanti insieme. Ne parliamo spesso. Io poi ho fatto dei film, ne ho fatto uno in particolare che s’intitola “7 Km da Gerusalemme” . Ne parliamo spesso, soprattutto quando la sera d’estate, ci troviamo in giardino davanti ad un cielo stellato.
Allora, cerchiamo d’immaginare il nostro Dio, i nonni che non ci sono più che sono volati in cielo e cerchi di spiegare a questi esserini piccini quello che è la spiritualità.
Certo non è semplice, ma vedo che ogni volta che ne parliamo, sono vispi e molto attenti.

Cosa ha significato per te, girare un film come “7 Km da Gerusalemme”, in cui avviene un rapporto stretto con la fede e la figura di Gesù Cristo?
E’ stata una serie di coincidenze incredibili questo film, perché in quel periodo mi stavo separando dalla mia prima moglie e quindi vivevo un po’ la storia di quel personaggio che interpretavo nel film.
Quando il regista mi contattò, io ero a Milano a fare un musical e abitavo in Via Gesù n° 7. Questi per me sono segni che arrivano in momenti molto precisi e vanno colti come tali.
Io non ho avuto nessun dubbio a fare questo film anzi, mi sono liberato da tutti gli impegni che avevo.
Dovevo fare quel film. Oltretutto era un film che il Papa, Giovanni Paolo II, aveva sponsorizzato tanto nella preparazione della sceneggiatura.
Il nostro Karol, ha creduto sin dall’inizio in questo film, perché è un film che metteva in discussione tutto. Questa era per Lui una cosa molto importante, oltretutto all’epoca, e lo è tuttora è stato un grande punto di riferimento per i giovani. Il fatto stesso che lo sponsorizzasse questo film Papa WoJtyla, per noi è stato un motivo di orgoglio e anche di amore nell’approccio e nella lavorazione del film.
Pensate che, questo film è stato realizzato in terra di Siria, che oggi purtroppo è una terra martoriata.
Noi siamo andati a girare in terra di Siria con una troupe italiana e una troupe musulmana, un film sulla cristianità e siamo stati accolti da questo popolo con un’ospitalità grandiosa e meravigliosa, pur essendo di un’altra religione.
Quando noi passavamo nelle strade di Damasco con i tir sponsorizzati con il titolo del film, c’era la gente del luogo, agli angoli delle strade che ci applaudiva le mani e non erano di certo cristiani ma bensì musulmani.
Ed è stato un momento bellissimo addirittura, quando abbiamo finito le riprese, il Presidente siriano con la moglie, organizzò una serata bellissima e aperta a tutte le persone che volevano venire, perché noi stavamo lasciando quella terra che ci aveva ospitato per tre mesi.
E’ stato un incontro tra cristiani e musulmani bellissimo che io non dimenticherò mai.
Addirittura durante le riprese del film, c’erano dei momenti di preghiera. Qualcuno di noi pregava insieme al musulmano, rivolgendosi naturalmente al nostro Dio.