Per chi attendeva un pronunciamento forte da parte della Chiesa Cattolica sull’ideologia gender, questo è arrivato lunedì scorso con la pubblicazione del documento Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione, a cura della Congregazione per l’Educazione Cattolica. A firmare il testo, il cardinale Giuseppe Versaldi e monsignor Angelo Zani, rispettivamente prefetto e segretario del dicastero pontificio. La parola “dialogo” posta nel titolo del documento non deve trarre in inganno: quello rivolto ai teorici del gender è soltanto un invito al confronto – su basi scientifico-pedagogiche, non metafisiche, né tantomeno ideologiche – in cui viene individuato un terreno comune in particolare nella non discriminazione e nel rispetto della dignità di qualunque essere umano, a prescindere dal suo orientamento sessuale.
Per il resto, Maschio e femmina li creò rappresenta una vera pietra tombale sulle illusioni di quanti, negli ultimi anni, avevano ritenuto possibile un’evoluzione magisteriale della Chiesa in materia di matrimonio, di identità sessuale e di educazione all’affettività. A distanza di sei anni, dunque, possiamo affermarlo con certezza ormai granitica: il famoso “chi sono io per giudicare un gay”, pronunciato da papa Francesco, non apriva a nulla di rivoluzionario – come taluni avevano pensato – ma semplicemente ribadiva le posizioni del Catechismo in merito alle tendenze omosessuali: “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (CCC n°2358. Del resto, a questa dichiarazione “choc” di Bergoglio, ne sono seguite almeno una decina di altre, in cui il pontefice argentino metteva in guardia dalle “colonizzazioni ideologiche” e ribadiva i principi di sempre: la famiglia è soltanto quella naturale, fondata sul matrimonio tra uomo e donna e sulla genitorialità naturale o adottiva, anch’essa articolata sulla complementarità degli unici due sessi possibili, il maschile e il femminile.
Il documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica non fa che riprendere e sistematizzare molte delle affermazioni in merito, compiute tanto da papa Francesco, quanto dagli immediati predecessori, Benedetto XVI e San Giovanni Paolo II. In trenta pagine, Maschio e femmina li creò offre una sintesi esaustiva sulla problematica gender, in primo luogo esponendo la visione ideologica avversa a quella ecclesiale, poi ribadendo l’approccio corretto al discorso sull’identità sessuata, richiamandosi non solo alla “visione antropologica cristiana” ma anche alla scienza.
Su quali punti, il documento pontificio mostra una cauta apertura verso le ricerche sul gender (rigettandone, però, in blocco l’ideologia)? La Congregazione per l’Educazione Cattolica riconosce innanzitutto che taluni studi di questo filone stanno cercando di “approfondire adeguatamente il modo in cui si vive nelle diverse culture la differenza sessuale tra uomo e donna. È in relazione con queste ricerche che è possibile aprirsi all’ascolto, al ragionamento e alla proposta” (n°6), puntualizzano il cardinale Versaldi e monsignor Zani. Ulteriori aspetti condivisibili, secondo il documento, sono la “apprezzabile esigenza di lottare contro ogni espressione di ingiusta discriminazione” e contro tutte le “forme di ingiusta subordinazione che hanno tristemente segnato la storia, e che hanno avuto influsso anche all’interno della Chiesa” (n°15). Il magistero cattolico dice sì anche a quel filone di riflessione sul gender che spinge alla “comprensione antropologica” dei “valori della femminilità” (n°17) e condivide l’idea che i bambini e i giovani vadano educati a “rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente condizione, affinché nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, razza, religione, tendenze affettive, ecc.), possa diventare oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste” (n°16).
Dove, però, la Chiesa prende in modo netto le distanze dagli studi sul gender è nella loro pretesa di imporre un “dualismo antropologico” e di considerare il “genere”, come “più importante del sesso”, affermando la percezione soggettiva della propria fisicità, a scapito dell’oggettività biologica. “Ciò determina, in primo luogo, una rivoluzione culturale e ideologica nell’orizzonte relativista, e in se¬condo luogo una rivoluzione giuridica, perché queste istanze promuovo¬no specifici diritti individuali e sociali” (n°20), si legge nel documento.
Che non possa esistere un “terzo genere”, un “genere neutro” o generi alternativi al maschile e al femminile, è confermato non solo dalle Scritture e dalla dottrina cristiana ma anche alla “scienza medica” e dalle varie tradizioni filosofiche, a partire da quelle “greco-latine” (nn°25-26). Inoltre, il documento Maschio e femmina li creò rigetta la “fecondazione in vitro” e la “maternità surrogata”, sia perché comportano “manipolazioni di embrioni umani, frantumazioni della genitorialità, strumentalizzazione e/o mercificazione del corpo umano”, nonché la “riduzione del bambino ad oggetto di una tec¬nologia scientifica”, sia perché negano la “complementarità fisiologica, basata sulla differenza sessuale”, la quale “assi¬cura le condizioni necessarie per la procreazione” (n°28).
Di seguito il documento indica la famiglia (cfr. nn°36-37-38) come il contesto più idoneo per lo sviluppo di una corretta e genuina educazione sessuale, intesa in primo luogo come educazione alla conoscenza e alla valorizzazione delle diversità sessuali. Negli ultimi paragrafi, si entra poi nel merito dell’“emergenza educativa”, richiamata nell’introduzione, ricordando che la scuola non potrà mai sostituire la famiglia nel processo formativo ma dovrà, piuttosto, interagirvi “in modo sussidiario” (n°39), senza proporre pedagogie alternative a quelle familiari. È necessario dunque far rifiorire un’“alleanza educativa” tra famiglia e scuola che non deve risparmiare nessun ambito, quindi, a maggior ragione coinvolge a pieno titolo la sfera affettivo sessuale, secondo i principi di “un’antropologia integrale, capace di armonizzare tutte le dimensioni che ne costituiscono l’identità fisica, psichica e spirituale” (n°55).
La Chiesa Cattolica, dunque, ritiene che uno “Stato democratico” non possa “ridurre la proposta educativa ad un pensiero unico specialmente in una materia così delicata che tocca la visione fondamentale della natura umana ed il diritto naturale da parte dei genitori di una libera scelta educativa, sempre secondo la dignità della persona umana” (n°55). Da qui il suggerimento della Congregazione per l’Educazione Cattolica, affinché ogni istituzione scolastica si doti di “stru¬menti organizzativi e programmi didattici che rendano reale e concreto questo diritto dei genitori”, concretizzando così una “proposta pedagogica cristiana”, che si ponga “come una solida risposta alle antropologie della frammen¬tazione e del provvisorio” (n°55).
Il documento Maschio e femmina li creò contribuisce così a dissipare ogni dubbio sulla fedeltà della Chiesa al suo magistero in merito di famiglia e di libertà educativa, andando anche a sconfessare le numerose ambigue iniziative* di certo clero e di certe diocesi che, con la scusa di “accompagnare” le persone omosessuali in un cammino di fede, di fatto ne sdoganano i comportamenti e le pulsioni.
*Per approfondimenti:
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/james-martin-caso-gesuita-pro-lgbt-1444478.html