Monica Mondo è una delle più brave giornaliste e conduttrici, anche autrice e scrittrice. La vediamo impegnata con la trasmissione serale Soul su TV2000. Per l’editore Marietti ha pubblicato due romanzi: “Sarà bella la vita” e “Il mio nome è Khalid”. Per l’editore Cantagalli ha pubblicato un saggio con il cardinal Georges Cottier “Selfie. Dialogo sulla Chiesa con il teologo di tre papi”, e per la San Paolo una biografia di Giovanni Falcone con la sorella Maria “Le idee restano”.
Inoltre uno dei suoi ultimi libri (edizioni La Porziuncola) s’intitola “Molto social molto soli. I giovani, la famiglia e la Chiesa nell’era di Internet”.
Ha 3 figli ed una grande fede cattolica.
Partirei col chiederLe, com’è nata l’amicizia con il cardinale Cottier e come si è tramutata in un saggio?
E’ stato un grande dono, lui per un anno e mezzo ha accompagnato la mia vita. Un giorno gli ho scritto una lettera e per un anno e mezzo lo sono andata a trovare a Santa Marta, gli ho posto delle domande che poi ho cancellato dal mio registratore (come lui mi aveva chiesto) e sono stata ad ascoltare i suoi racconti. Era un uomo grandioso che è stato al fianco di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. L’ho interrogato sui grandi temi del dolore, del male, della salvezza, di come possiamo rendere presente Cristo oggi ecc … tutti temi che propongo a Soul. L’ho accompagnato fino a due giorni prima che morisse. Un uomo che aveva previsto anche una rottura molto forte con un certo tipo di Islam e aveva profetizzato una certa debolezza nella Chiesa.
Uno dei suoi libri s’intitola “Io cristiana per amore e per ragione” edizioni San Paolo. Lei è una cristiana perché si è innamorata di Dio? In che modo?
Credo che tutti ci siamo innamorati di Dio. Sono cresciuta andando a messa la domenica, frequentavo il catechismo … tutto questo per abitudine ma meno male! Queste abitudini col passare del tempo ritornano.
Ho avuto la grazia d’incontrare Don Giussani e poi ho “scelto” di appartenere alla Chiesa e di essere cristiana. Non so perché sono rimasta cristiana ma so che è una grazia perché avrei potuto perdere la fede tante volte.
E’ vero che da ragazza ha sofferto di anoressia? Chi le è stato vicino in quel periodo?
Ricordo che è stato un brutto periodo, avevo 21 anni e per due anni sono stata vittima dell’anoressia. Ricordo che mi sentivo potentissima, facevo tante cose ma stavo malissimo, pesavo 38 kg. Non mi rendevo conto, ho perso tutti gli amici e mi era rimasto qualche amico della radio. A 18 anni ho iniziato a lavorare nella radio della diocesi di Torino, questi amici della radio mi sono stati vicino e anche mia nonna che per un periodo mi aveva accolta a vivere con lei. In quel periodo un sacerdote meraviglioso mi ha dato una grande fiducia assumendomi alla Società Editrice Internazionale (SEI), all’ufficio stampa. Ho iniziato a lavorare nell’editoria grazie a lui.
Come ha conosciuto la realtà di Comunione e Liberazione?
Ho uno zio sacerdote che aveva incontrato il Movimento Comunione e Liberazione e che mi invitava continuamente ad andare ad assistere a degli incontri e così una volta andai con gli scout. Ero al Santuario d’Europa, e dopo una messa capii improvvisamente che Dio era presente in quella gente e in quella comunità. Tutte le domande che avevo nel cuore trovavano ascolto. Questo momento mi ha cambiata e crescendo ho capito che la comunità e la parrocchia devono essere uno slancio per camminare e proseguire sulla via della fede.
In un certo senso è dal mondo ecclesiastico che lei si è catapultata nel mondo dei media diventando quella che è oggi: una giornalista!
Sono partita dalla radio della diocesi che per me è stata una grande scuola, poi sono stata nell’editoria, negli anni sono passata alla Mondadori e poi ho avuto molte occasioni lavorative ma ho scelto appositamente di lavorare a Tv 2000 per potere operare in un luogo in cui condivido la linea editoriale, e questo non è scontato.
Lei ha 3 figli e credo che sia un esempio per tante madri in carriera. E’ facile conciliare l’essere moglie, madre e professionista? Ma soprattutto essere una mamma e una moglie presente nonostante il lavoro?
Non è facile ma è necessario. Quando erano più piccoli non è stato sempre facile ed ho chiesto aiuto a qualcuno che mi aiutasse in casa. Sono sempre stata una giornalista free-lance per scelta proprio perché mio marito essendo giornalista stava fuori di casa per molto tempo, ma io volevo essere presente e così ho anche rifiutato avanzamenti di carriera e proposte di lavoro.
In che modo lei e suo marito, Franco Bechis (anche lui giornalista) avete educato i vostri figli nella fede?
Io e Franco ci siamo conosciuti a scuola avevamo 17 anni e non era per niente credente anzi proveniva da una famiglia di agnostici e da una parte erano ebrei, quando ha conosciuto me ha fatto la cresima ci siamo accompagnati e abbiamo frequentato Comunione e liberazione insieme. In realtà non abbiamo fatto progetti su come educare i figli, ma siamo sempre andati a messa tutti insieme e ritengo una grande grazia il fatto che tutti e 3 i miei figli siano cristiani e abbiano un padrino sacerdote. Abbiamo sempre cercato di farli aiutare dagli altri, dove non riuscivamo noi abbiamo sempre chiesto aiuto.
Come vede il ruolo della donna all’interno della Chiesa?
Sono contraria a tutte le rivendicazioni pseudo-femministe. Ritengo come dice Papa Francesco che le donne devono servire ma non devono essere delle serve. Le donne vanno ascoltate e devono avere dei ruoli di primo piano, hanno dei doni che gli uomini non hanno e sono utili alla Chiesa come ad esempio guidare un Dicastero. Però che le donne debbano diventare sacerdoti, mi sembrano delle rivendicazioni assurde. Gli uomini e le donne sono differenti, ognuno deve avere un ruolo e un compito diverso.
La sua trasmissione Soul (che in inglese significa anima) ospita grosse personalità di spicco, del mondo cattolico e dello spettacolo. Qual è l’ospite che l’ha colpita di più?
Mi ha colpita una suora di Madre Teresa perché non sapevo più che domande farle, mi ha completamente spiazzata.
Suor Serena ha passato la vita accanto a Madre Teresa in giro per il mondo, rischiando la vita, tutte le sere – mi raccontava- che pregano per il martirio, per cui sono consapevoli che potrebbe succedere ma vivono con molta pace anche questa possibilità.
Uno dei suoi ultimi libri (edizioni La Porziuncola) s’intitola “Molto social molto soli. I giovani, la famiglia e la Chiesa nell’era di Internet”. Questo titolo dice già tutto ma le chiedo, come vede l’era dei social e come vede i giovani oggi?
Vedo entrambi benissimo, i giovani purtroppo soffrono di un’analisi sociologica e psicologica che li deprime o li schematizza. I giovani sono quelli che esprimono i sogni, il problema è che gli adulti gli hanno tolto i sogni perché sono degli adulti fragili. Adulti che non sono stati capaci di educare, per cui questi ragazzi si ritrovano ad essere dei figli fragili.
Nessuno tira fuori in loro i veri desideri grandi della vita, come quello di capirne il vero senso che è Gesù.
I social sono utilissimi, per relazionarci e attraverso i social riesco ad essere vicina anche ad amici che stanno in Palestina, ne sento la voce, grazie ai social abbiamo ripreso l’uso della scrittura dipende sempre dall’uso che se ne fa. Gli psichiatri dicono che se diventa una dipendenza si creano problemi neurologici come quello dell’attenzione o le crisi di panico quindi bisogna sapersi moderare nell’uso.
Rita Sberna