Padre Titus Brandsma potrebbe presto diventare patrono dei giornalisti insieme a San Francesco di Sales

Domenica scorsa 15 maggio, Titus Brandsma, il “santo dei Paesi Bassi” è stato canonizzato da Papa Francesco in Piazza San Pietro. Nel 1985 fu beatificato da Giovanni Paolo II che lo definì “martire della libertà di espressione”. Ben presto il padre carmelitano olandese potrebbe diventare patrono dei giornalisti accanto a San Francesco di Sales.

Frate Titus dedicò la sua vita all’insegnamento e al giornalismo ed è già fonte di ispirazione per numerosi giornalisti cattolici. Nel 1935 seguiva una tren­tina di testate giornalistiche e resistette al nazismo. Purtroppo venne arrestato il 20 gennaio 1942 ed ucciso nel campo di concentramento di Dachau con un’iniezione letale. Una delle infermiere che aveva il compito di fare tale iniezione ai prigionieri (ed odiata da tutti) raccontò come l’incontro con padre Titus in punto di morte le cambiò la vita per sempre: “mi prese la mano e mi disse: “Che povera ragazza è lei, io pregherò per lei!” ”.

Padre Titus fu testimonianza viva di Cristo nella sua quotidianità……i santi non sono supereroi ma sono spesso strumenti della grazia di Dio. Ci ricordano che l’unica strada possibile (ancora di più di fronte al Male) è il vivere in Cristo nella Carità e Verità: “Gesù disse: “io sono la via, la verità e la vita”.

In occasione della beatificazione di Titus Brandsma, San Giovanni Paolo II rammentò che:

Fu innanzitutto professore di filosofia e di storia della mistica all’Università cattolica di Nimega. In questo impegno egli profuse il meglio delle sue energie umane e professionali, provvedendo alla formazione scientifica di una vasta schiera di studenti. Ma ad essi egli non si limitava a trasmettere nozioni astratte, avulse dai loro concreti problemi esistenziali. Padre Tito amava i suoi alunni e per questo si sentiva tenuto a partecipare loro i valori che ispiravano e sostenevano la sua vita. Nasceva così tra docente e discepoli un dialogo che si allargava ad abbracciare non solo i grandi interrogativi di sempre, ma anche le questioni poste dalle vicende di un’epoca sulla quale l’ideologia nazista gettava ombre sempre più fosche. Gli studenti, però, erano solo una piccola porzione della ben più vasta realtà nazionale. Il cuore del padre Tito non poteva restare indifferente di fronte ai molti fratelli che erano fuori delle istituzioni accademiche, e che pure potevano desiderare una parola chiarificatrice. Per loro egli si fece giornalista. Durante lunghi anni egli collaborò a quotidiani e periodici, profondendo in centinaia di scritti le ricchezze della sua mente e della sua sensibilità. E anche qui la sua collaborazione non fu solo professionale: molti colleghi ebbero in lui il confidente discreto, il consigliere illuminato, l’amico sincero, pronto sempre a condividere pene e a infondere speranza.”