Paolo VI- Il santo della vita. Un libro di Angelo De Lorenzi

Paolo VI- Il santo della vita. Un libro di Angelo De Lorenzi

Qual è stato il pensiero di Paolo VI sulla chiesa?
Per una domanda così complessa si può rispondere, paradossalmente, con una frase estremamente sintetica: “Cristo, tu ci sei necessario”, questo diceva Montini nella prima lettera dell’Arcivescovo alla Diocesi di Milano: Omnia nobis est Christus – Tutto è Cristo per noi (1955), che prende le mosse da una nota espressione di sant’Ambrogio. Montini scriveva così: “Figlioli dilettissimi! E che cosa vi dirò, in questa prima lettera pastorale, che vuole appunto  fissare sopra un comune pensiero i sentimenti vostri filiali e i miei paterni, in ordine alla nostra vita religiosa? Io vi dirò cosa che tutti noi conosciamo, ma che non mai abbastanza meditiamo nella sua fondamentale importanza e nella sua inesausta fecondità; ed è questa: essere Gesù Cristo a noi necessario. Sì, Gesù Cristo, Nostro Signore, è a noi necessario. Non si dica consueto il tema; esso è sempre nuovo; non lo si dica già conosciuto; esso è inesauribile. E non può essere altrimenti se si pensa che Gesù Cristo è al centro del piano divino della nostra salvezza. Cristo è essenziale, Cristo è necessario, Cristo è indispensabile per le nostre relazioni con Dio”. Di fronte a una società che si dimostra sempre più insensibile a Cristo, il nuovo pastore vuole proporre Gesù come essenziale alla vita.

Come possiamo sintetizzare il messaggio sulla vita scritto tramite l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI?

L’enciclica Humanae Vitae del 25 luglio 1968 venne considerata la pietra dello scandalo da parte dei seguaci di pensieri furiosamente ideologici. A distanza di cinquant’anni, attenendosi fedelmente al dettato di quel documento, posso dire che questo documento può essere ricollocato nella dimensione storica e profetica che merita. Fu avvertito come pietra d’inciampo per una certa idea di progresso fuori e dentro la Chiesa, fu sentito come giudizio e pietra tombale da chi avrebbe desiderato il ricorso indiscriminato ai metodi contraccettivi. Non fu, innanzitutto, una somma di divieti, bensì una profonda riflessione sul significato dell’amore sponsale, sul matrimonio che teneva conto di tutti gli altri fattori in gioco. L’enciclica fu certamente contestata e incompresa. Paolo VI ne sofferse personalmente. Il Papa subì violenti attacchi anche dall’interno della Chiesa, forse i più dolorosi. Papa Montini mise al centro del tema sessualità-coniugalità il rapporto inscindibile tra amore e fecondità. Non era facile, viste le circostanze storico-culturali segnate da profonde contrapposizioni in cui l’enciclica è apparsa. E questa “profezia” appare oggi in tutto il suo valore di fronte alla crisi delle relazioni familiari, all’inverno demografico, alla manipolazione dei processi generativi. Certo, la declinazione degli orientamenti di questa enciclica, nella pratica quotidiana, non appare semplice. Oggi gran parte delle coppie cattoliche sembra non conoscere e non mettere in pratica i metodi naturali, come suggerirebbe la lettura e la comprensione del documento che – ricordiamolo – ha l’autorevolezza sua propria dell’enciclica. Io, intanto, suggerisco di riprendere in mano questo documento e di leggerlo seriamente magari – perché no – nelle tappe di avvicinamento del matrimonio e poi riprenderlo da sposati. Si avrebbe come effetto, perlomeno, quello di non arrivare a banalizzare il rapporto sponsale.

Ci racconti qual è stato il miracolo che poi l’ha reso santo?
Il miracolo riguarda Amanda, una bambina che non avrebbe dovuto nascere, secondo le conoscenze della scienza  e della medicina. Lo stesso medico che ebbe in cura la piccola suggerì di recarsi al Santuario delle Grazie di Brescia a pregare Paolo VI per favorire la guarigione. I genitori della piccola seguirono questa indicazione. Amanda nacque e la Chiesa riconobbe il miracolo. È molto interessante notare che questa vicenda riguarda il tema della vita, la sua accoglienza e difesa, anche nelle condizioni di maggiore fragilità. Davvero Paolo VI è il santo della vita!


Qual è l’insegnamento che San Paolo VI ci ha lasciato?
Direi tanti e portati avanti dai suoi successori con accenti e caratteri diversi, ma Paolo VI ebbe molte intuizioni e fu il primo a percorrere certe strade: non possiamo accorgerci della realtà della Chiesa se essa non è missionaria, caritatevole, ecumenica, in uscita e con i poveri. Sono i temi rilanciati da Papa Francesco. Tra il papato di Giovanni Battista Montini e quello di Bergoglio ci sono tante affinità.

Servizio di Rita Sberna