La cosa più bella di qualsiasi nostra preghiera, può essere ricordarci che essa non è mai solitaria o personalista. Se la preghiera è la coltivazione della relazione con Dio, allora ci può essere di conforto il sapere che quando noi dialoghiamo con Lui, il nostro sforzo attivo, è già inserito nell’amore che circola nella Trinità, per cui, oltre ad esserci noi con la nostra coscienza, ci siamo da sempre perché Gesù da sempre ha pregato per noi. Questa la proposta che ci lascia oggi al termine dell’ultima udienza sulla preghiera, Papa Francesco.
Il Santo Padre individua il momento della massima intensità della preghiera di Gesù, nel tempo prossimo alla sua passione. Questo fatto getta luce su tutto il resto della vicenda di Gesù. Egli non è stato un filantropo che si è preso cura delle sofferenze e delle malattie umane: è stato ed è molto di più. In Lui non c’è solamente la bontà: c’è qualcosa di più, c’è la salvezza, e non una salvezza episodica – quella che mi salva da una malattia o da un momento di sconforto – ma la salvezza totale, quella messianica, quella che fa sperare nella vittoria definitiva della vita sulla morte.
Dopo la richiesta di una rinnovata comunione col Padre, gridata nell’orto degli Ulivi, si passa alla preghiera di Gesù sulla Croce, dove Gesù è l’intercessore assoluto. Si sentiva solo, il Figlio in quel momento, sentiva l’abbandono e pregava. Sulla croce si compie il dono del Padre, che offre l’amore, cioè si compie la nostra salvezza. E anche, una volta, lo chiama “Dio mio”, “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”: cioè, tutto, tutto è preghiera, nelle tre ore della Croce.
Mentre in quei momenti decisivi, sembrava che il Padre rimanesse sordo alle sue richieste, la risposta di infinita misericordia, si è manifestata nella Pasqua. Ognuno di noi può dire: “Gesù, sulla croce, ha pregato per me”. E continua a farlo. La preghiera di Gesù è con noi. “E adesso, Padre, qui, noi che stiamo ascoltando questo, Gesù prega per noi?”. Sì, continua a pregare perché la Sua parola ci aiuti ad andare avanti. Ma pregare e ricordare che Lui prega per noi.
In conclusione, ci dice Papa Francesco, possiamo costatare con certezza che siamo stati voluti in Cristo Gesù, e anche nell’ora della passione, morte e risurrezione tutto è stato offerto per noi. E allora, con la preghiera e con la vita, non ci resta che avere coraggio, speranza e con questo coraggio e speranza sentire forte la preghiera di Gesù e andare avanti: che la nostra vita sia un dare gloria a Dio nella consapevolezza che Lui prega per me il Padre, che Gesù prega per me.