Papa Francesco: gli anziani e il magistero della fragilità

anziana, sorriso
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La malattia e la progressiva fatica della vita non sono facili per nessuno, specie in questo tempo e in questa società, che accetta solo i modelli di salute e benessere, tante volte solo apparenti. Nell’udienza odierna Papa Francesco richiama alla nostra consapevolezza l’anzianità come età di particolari passaggi, che possono essere affrontati solo se non è il solo interessato a parteciparvi, ma quando il mondo circostante se ne assume la responsabilità.

La preghiera contenuta nel Salmo 71, ci parla brevemente ma in un modo pregnante, di questa condizione. «Non mi abbandonare quando declinano le mie forze» (Sal 71,9), chiede l’anziano. L’inevitabile cammino della sempre più visibile e sentita fragilità, è processo diventa un’occasione di abbandono, di inganno e prevaricazione e di prepotenza, che a volte si accaniscono sull’anziano. Una forma di viltà nella quale ci stiamo specializzando in questa nostra società. È vero! In questa società dello scarto, questa cultura dello scarto, gli anziani sono messi da parte e soffrono queste cose.

Gli esempi usati dal Papa sono sempre molto concreti e senza mezzi termini. Oggi egli ci ricorda degli anziani scartati, abbandonati nelle case di riposo, senza che i figli vadano a trovarli o se vanno, vanno poche volte all’anno. L’anziano messo proprio all’angolo dell’esistenza. E questo succede: succede oggi, succede nelle famiglie, succede sempre. Dobbiamo riflettere su questo.

E, mentre ci viene ribadito che è necessario e indiscutibile il fatto che tutta la società debba essere coinvolta nella cura delle generazioni più grandi, il Santo Padre ci pone ancora una volta dei quesiti scottanti. Domandiamoci: è umano indurre questo sentimento? Come mai la civiltà moderna, così progredita ed efficiente, è così a disagio nei confronti della malattia e della vecchiaia, nasconde la malattia, nasconde la vecchiaia? E come mai la politica, che si mostra tanto impegnata nel definire i limiti di una sopravvivenza dignitosa, nello stesso tempo è insensibile alla dignità di una affettuosa convivenza con i vecchi e i malati?

Gesù, nei Vangeli, – ci ricorda Papa Francesco – non respinge mai la preghiera di chi ha bisogno di essere aiutato. Gli anziani, a motivo della loro debolezza, possono insegnare a chi vive altre età della vita che tutti abbiamo bisogno di abbandonarci al Signore, di invocare il suo aiuto. In questo senso, tutti dobbiamo imparare dalla vecchiaia: sì, c’è un dono nell’essere vecchi inteso come abbandonarsi alle cure degli altri, a partire da Dio stesso. 

Al termine della catechesi, il Santo Padre ci propone di considerare quanto ci sia un magistero nella vita degli anziani, (…) magistero della fragilità, non nascondere le fragilità, no. Sono vere, c’è una realtà e c’è un magistero della fragilità, che la vecchiaia è in grado di rammentare in modo credibile per l’intero arco della vita umana. Non nascondere la vecchiaia, non nascondere le fragilità della vecchiaia. Questo è un insegnamento per tutti noi. Questo magistero apre un orizzonte decisivo per la riforma della nostra stessa civiltà. Il Signore conceda agli anziani che fanno parte della Chiesa la generosità di questa invocazione e di questa provocazione. Che questa fiducia nel Signore ci contagi. E questo, per il bene di tutti, di loro e di noi e dei nostri figli.