Nell’udienza odierna, Papa Francesco con molto entusiasmo ci racconta del suo viaggio apostolico in Bahrein. Mentre introduce la catechesi, ricorda con riconoscenza e affetto i legami che ha avuto modo di stingere, sia con le autorità, sia con i rappresentanti della Chiesa e di altre religioni. Le motivazioni che l’hanno spinto a visitare questo piccolo regno, ce le riassume in tre pregnanti parole: dialogo, incontro e cammino.
Anzitutto dunque il dialogo. Il Papa ci ricorda che Bahrein è un arcipelago fatto di tante isole che, pur rimanendo nella loro condizione geografica, vivono in continua comunicazione, richiesta anche dal comune desiderio della pace. E, ci ricorda Francesco, il dialogo è “l’ossigeno della pace”. Non dimenticatevi questo: il dialogo è l’ossigeno della pace. Anche nella pace domestica. Se è stata fatta una guerra lì, fra marito e moglie, poi con il dialogo si va avanti con la pace. In famiglia, dialogare pure: dialogare, perché con il dialogo si custodisce la pace. Questo stesso spirito ha accompagnato tutto il Forum sul dialogo tra Oriente e Occidente, che ha esortato a scegliere la via dell’incontro e a rifiutare quella dello scontro. Quanto bisogno ne abbiamo! Quanto bisogno abbiamo di incontrarci! D’obbligo dunque era l’accenno alla guerra in Ucraina, ferita a questo cammino animato dal desiderio di vivere sempre più uniti.
Naturalmente il dialogo stesso non può esistere senza l’incontro. Affinché l’incontro sia vero, deve esserci l’atteggiamento di accoglienza. Perché, senza accoglienza, il dialogo resta vuoto, apparente, rimane questione di idee e non di realtà. Tra i tanti incontri, ripenso – ci racconta il Papa – a quello con il caro Fratello, il Grande Imam di Al-Azhar – caro fratello!; e a quello con i giovani della Scuola del Sacro Cuore, studenti che ci hanno dato un grande insegnamento: studiano insieme, cristiani e musulmani. Da giovani, da ragazzi, da bambini occorre conoscersi, così che l’incontro fraterno prevenga le divisioni ideologiche. Si compie così ancora un altro passo nel comune desiderio di incontri più frequenti e più fecondi tra la religione islamica e quella cristiana.
Occorre dunque la consapevolezza che siamo in cammino. Il motto di questo viaggio del Pontefice è stato “Pace in terra agli uomini di buona volontà”. Francesco ricorda che il suo non è né il primo né l’ultimo passo di questo cammino. Così la prima visita di un Papa in Bahrein ha rappresentato un nuovo passo nel cammino tra credenti cristiani e musulmani: non per confonderci o annacquare la fede, no: il dialogo non annacqua; ma per costruire alleanze fraterne nel nome del padre Abramo, che fu pellegrino sulla terra sotto lo sguardo misericordioso dell’unico Dio del Cielo, Dio della pace.
Ma non è stata solo l’occasione di dialogo interreligioso. La visita del Papa è iniziata da dei momenti ecumenici: di preghiera per la pace, con il caro Patriarca e Fratello Bartolomeo e con fratelli e sorelle di varie confessioni e riti. Ha avuto luogo nella Cattedrale, dedicata a Nostra Signora d’Arabia, la cui struttura evoca una tenda, quella in cui, secondo la Bibbia, Dio incontrava Mosè nel deserto, lungo il cammino. I fratelli e le sorelle nella fede, che ho incontrato in Bahrein, vivono davvero “in cammino”: sono per la maggior parte lavoratori immigrati che, lontani da casa, ritrovano le loro radici nel Popolo di Dio e la loro famiglia nella grande famiglia della Chiesa. È meraviglioso vedere questi migranti, filippini, indiani e di altre parti, cristiani che si radunano e si sostengono nella fede.
Papa Francesco riassume questa visita, come occasione per sentirsi un cuore solo e un’anima sola e ci esorta: sentiamoci tutti chiamati a dilatare gli orizzonti: per favore, cuori dilatati, non cuori chiusi, duri. Aprite i cuori, perché siamo fratelli tutti e perché questa fratellanza umana vada più avanti. E conclude: se tu hai paura degli altri, tu stesso sarai per loro una minaccia. Il cammino della fraternità e della pace, per procedere, ha bisogno di tutti e di ciascuno. Io do la mano, ma se dall’altra parte non c’è un’altra mano, non serve. La Madonna ci aiuti in questo cammino!