Papa Francesco: la longevità per un’alleanza

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Ogni popolo e ogni periodo storico, ha una sua percezione della vita umana. Non per tutti e non sempre, la giovinezza e la vecchiaia significano la stessa cosa. Nell’udienza odierna il Santo Padre riflette sulla longevità e su come essa viene vissuta. Quali sfide e quali opportunità può portare con sé. 

L’inizio della vita umana è tempo di attese e di sorprese. La nuova vita – la vita umana –, immersa nella tensione fra la sua origine “a immagine e somiglianza” di Dio e la fragilità della sua condizione mortale, rappresenta una novità tutta da scoprire. E chiede un lungo tempo di iniziazione, in cui è indispensabile il sostegno reciproco tra le generazioni, per decifrare le esperienze e confrontarsi con gli enigmi della vita. In questo lungo tempo, lentamente, viene coltivata anche la qualità spirituale dell’uomo.

Spesso questo contrasta nella nostra coscienza con il modo attuale di vivere le cose, in cui l’eccesso di velocità, che ormai ossessiona tutti i passaggi della nostra vita, rende ogni esperienza più superficiale e meno “nutriente”. I giovani sono vittime inconsapevoli di questa scissione fra il tempo dell’orologio, che vuole essere bruciato, e i tempi della vita, che richiedono una giusta “lievitazione”. Una vita lunga permette di sperimentare questi tempi lunghi, e i danni della fretta.

La vecchiaia invece, cone se volesse aiutarci a ritrovare gli equilibri, impone ritmi più lenti: ma non sono solo tempi di inerzia. La misura di questi ritmi apre, infatti, per tutti, spazi di senso della vita sconosciuti all’ossessione della velocità. Perdere il contatto con i ritmi lenti della vecchiaia chiude questi spazi per tutti. In questo senso, ci dice il Papa, essa è l’occasione per il dialogo fra le generazioni: se non c’è dialogo tra giovani e anziani, tra adulti, se non c’è dialogo, ogni generazione rimane isolata e non può trasmettere il messaggio. Un giovane che non è legato alle sue radici, che sono i nonni, non riceve la forza – come l’albero ha la forza dalle radici – e cresce male, cresce ammalato, cresce senza riferimenti.

Il senso del tempo può essere cambiato dentro di noi ultimamente, con la pandemia. Papa Francesco la definisce oggi: una battuta d’arresto al culto ottuso della velocità. E ancora ci chiede una riflessione sulla capacità di “perdere tempo”. A ognuno di voi chiedo: tu sai perdere il tempo, o tu sei sempre affrettato dalla velocità? “No, sono di fretta, non posso …”? Sai perdere il tempo con i nonni, con i vecchi? Sai perdere il tempo giocando con i tuoi figli, con i bambini? Questa è la pietra di paragone. Pensate un po’. E questo restituisce a ciascuno l’amore per la nostra vita vulnerabile, sbarrando – come ho detto – la strada all’ossessione della velocità, che semplicemente la consuma. I ritmi della vecchiaia sono una risorsa indispensabile per cogliere il senso della vita segnata dal tempo. 

Costatando il fatto che viviamo nell’epoca in cui la longevità si verifica sempre di più, veniamo da questo fenomeno invitati ad accrescere l’alleanza tra tutti i tempi della vita. (…) Il senso della vita è tutto, dalla nascita alla morte e tu dovresti essere capace di interloquire con tutti, anche avere rapporti affettivi con tutti, così la tua maturità sarà più ricca, più forte. E anche ci offre questo significato della vita, che è tutta intera. Lo Spirito ci conceda l’intelligenza e la forza per questa riforma: ci vuole una riforma. La prepotenza del tempo dell’orologio dev’essere convertita alla bellezza dei ritmi della vita. 

Papa Francesco conclude l’udienza di oggi salutando i pellegrini provenienti da varie nazioni, senza dimenticare il popolo ucraino, per il quale offriamo oggi il digiuno e la preghiera.