Papa Francesco: preghiera, radici, speranza

Preghiera, radici e speranza. Le tre parole chiavi in cui il Santo Padre sintetizza il suo viaggio in Ungheria e in Slovacchia. L’udienza di oggi è un grande racconto che Francesco ci regala, per condividere i punti salienti, le emozioni e le riflessioni riguardanti le giornate trascorse a Budapest, Bratislava e in altre località che ha visitato. 

PREGHIERA
Iniziamo dalla Messa conclusiva del Congresso Eucaristico a Budapest. Il Pontefice sottolinea di questo evento, in una sceneggiatura molto suggestiva, che la Croce che campeggiava sopra l’altare, era lì a mostrare la stessa direzione indicata dall’Eucaristia, cioè la via dell’amore umile e disinteressato, dell’amore generoso e rispettoso verso tutti, della via della fede che purifica dalla mondanità e conduce all’essenzialità. Questa fede ci purifica sempre e ci allontana dalla mondanità che ci rovina tutti: è un tarlo che ci rovina da dentro.

Il Papa ricorda la grande devozione mariana del popolo slovacco, che egli ha visto e vissuto il giorno dell’Addolorata, segno di questa pietà popolare che egli ha avuto modo di “assaggiare” e che si inserisce nello slancio collettivo della preghiera. La nostra vita dev’essere così – ci dice Francesco – adorare, pregare, camminare, peregrinare, fare penitenza. E ciò ha una particolare importanza nel continente europeo, dove la presenza di Dio viene annacquata (…) frutto del miscuglio di vecchie e nuove ideologie. Anche in tale contesto, la risposta che risana viene dalla preghiera, dalla testimonianza e dall’amore umile. L’amore umile che serve. Riprendiamo questa idea: il cristiano è per servire.

Non c’è preghiera senza memoria. La preghiera, la memoria della propria vita, della vita del proprio popolo, della propria storia: fare memoria e ricordare. Questo fa bene e aiuta a pregare. Questa la conclusione che il Santo Padre trae dai racconti dei fratelli e sorelle, che ha ascoltato, sulla Shoah. Tra questi un vescovo che nella persecuzione era un conduttore di tram, poi di nascosto faceva il suo “mestiere” di Vescovo e nessuno lo sapeva. (…) Noi, quando preghiamo, dobbiamo fare memoria della nostra vita, della vita del nostro popolo, della vita di tanta gente che ci accompagna nella città, tenendo conto di qual è stata la loro storia. 

RADICI
Papa Francesco ci trasmette le sensazioni provate nell’incontro con i fratelli vescovi, come pure con alcune figure storiche dei due popoli, che splendono luminose oggi per la fede dei propri connazionali. Testimoni della fede, come il Cardinal Mindszenty e il Cardinal Korec, come il Beato Vescovo Pavel Peter Gojdič. Radici che scendono in profondità fino al nono secolo, fino all’opera evangelizzatrice dei santi fratelli Cirillo e Metodio, che hanno accompagnato questo viaggio come una presenza costante. 

E anche a noi il Papa lascia una provocazione. Ricordiamo le nostre radici? Dei padri, dei nonni? E siamo collegati ai nonni che sono un tesoro? “Ma, sono vecchi …”. No, no: loro ti danno la linfa, tu devi andare da loro e prendere per crescere e portare avanti. E vi ripeto quello che ho detto tante volte, quel verso tanto bello: “Tutto quello che l’albero ha di fiorito gli viene da quello che ha di sotterrato”. Tu puoi crescere nella misura in cui sei unito alle radici: ti viene la forza da lì. Se tu tagli le radici, tutto nuovo, ideologie nuove, non ti porta a nulla questo, non ti fa crescere: finirai male.

SPERANZA
Ho visto tanta speranza negli occhi dei giovani, ci racconta il Pontefice, nell’indimenticabile incontro allo stadio di Košice. Questo anche mi ha dato speranza, vedere tante, tante coppie giovani e tanti bambini. E ho pensato all’inverno demografico che noi stiamo vivendo, e quei Paesi fioriscono di coppie giovani e di bambini: un segno di speranza. Specialmente in tempo di pandemia, questo momento di festa è stato un segno forte e incoraggiante, anche grazie alla presenza di numerose coppie giovani, coi loro bambini. Oltre a questi evidenti segni, che permettono allo sguardo di andare verso il futuro, Francesco vede la speranza in chi si dedica al servizio ai più bisognosi, come i Rom, che pure egli ha voluto incontrare, e tanti altri. 

Infine, il Papa ci propone “la strada dell’insieme”. La speranza mai delude, la speranza non va mai da sola, ma insieme. A Budapest e in Slovacchia ci siamo trovati insieme con i diversi riti della Chiesa Cattolica, insieme con i fratelli di altre Confessioni cristiane, insieme con i fratelli Ebrei, insieme con i credenti di altre religioni, insieme con i più deboli. Questa è la strada, perché il futuro sarà di speranza se sarà insieme, non da soli: questo è importante.