Occorre essere consapevoli fino in fondo, che ciò che andremo a vivere a partire da domani, fino al giorno di Pasqua incluso, non è un andare a celebrare il ricordo di un evento passato, lontano nel tempo. Siamo alle porte del Triduo che ci immerge nel Mistero che si rinnova. Tutto ciò che Gesù ha vissuto in quei giorni, sta per succedere di nuovo. E noi ne siamo testimoni. E’ quanto ci ricorda con forza oggi Papa Francesco in quest’ultima udienza di mercoledì prima delle feste pasquali.
Il Santo Padre ci aiuta a rinnovare ancora la coscienza del significato di questi eventi, iniziando dalla spiegazione del Giovedì Santo. L’ultima cena è infatti la promessa della sua Presenza in mezzo a noi, fino alla fine del mondo. In questo Sacramento, Gesù ha sostituito la vittima sacrificale – l’agnello pasquale – con sé stesso: il suo Corpo e il suo Sangue ci donano la salvezza dalla schiavitù del peccato e della morte. Un gesto che anticipa l’oblazione cruenta sulla croce. E infatti il Maestro e Signore morirà il giorno dopo per rendere mondi non i piedi, ma i cuori e l’intera vita dei suoi discepoli.
Il giorno più buio della storia dell’umanità, quello in cui Dio muore, pregheremo, faremo digiuno e penitenza. Davanti all’immagine del Dio crocifisso porteremo, nella preghiera, i tanti, troppi crocifissi di oggi, che solo da Lui possono ricevere il conforto e il senso del loro patire. E oggi ce ne sono tanti: non dimenticare i crocifissi di oggi, che sono l’immagine del Crocifisso Gesù, e in loro è Gesù. Il pontefice si sbilancia per farci passare davanti agli occhi tutti i “deserti” del mondo. Guerre, terrorismo, bambini privi di mezzi per vivere e crescere, droga… in tutta questa sofferenza c’è Dio crocifisso. Egli porta a compimento l’opera affidatagli dal Padre: entra nell’abisso della sofferenza, entra in queste calamità di questo mondo, per redimere e trasformare. E anche per liberare ognuno di noi dal potere delle tenebre, dalla superbia, dalla resistenza a essere amati da Dio.
Infine il silenzio del giorno di attesa. Lo sconvolgimento per la morte di Gesù, nei cuori dei discepoli, è tanto. Ma c’è un’altra presenza che impregna il tempo del Sabato Santo. E’ Maria, e quando tutto sembra finito, lei veglia, veglia nell’attesa custodendo la speranza nella promessa di Dio che risuscita i morti. Così, nell’ora più buia del mondo, è diventata Madre dei credenti, Madre della Chiesa e segno di speranza. La sua testimonianza e la sua intercessione ci sostengono quando il peso della croce diventa troppo pesante per ognuno di noi.
Segue la notte più importante, in cui la Vita ancora trionferà. Sarà l’incontro nella fede con Cristo risorto e la gioia pasquale si prolungherà per tutti i cinquanta giorni che seguiranno, fino alla venuta dello Spirito Santo. Colui che era stato crocifisso è risorto! Tutte le domande e le incertezze, le esitazioni e le paure sono fugate da questa rivelazione. Come i discepoli, possiamo dubitare, come Maria Maddalena possiamo credere: sono tutte reazioni umanamente normali, quando ci rendiamo conto di ciò che sta accadendo. Papa Francesco ci ricorda, che anche nella Risurrezione di Gesù gioca la tentazione di non riconoscere questo miracolo più grande, quando lasciamo che nel nostro cuore entri un altro dio, il denaro.
L’ultimo riferimento del Pontefice, nell’invitarci a raccoglierci prima delle feste è inevitabilmente alla pandemia in corso. Essa non può impedirci di vivere bene la Risurrezione di Cristo, perché la Croce di Cristo è il segno della speranza che non delude; e ci dice che nemmeno una lacrima, nemmeno un gemito vanno perduti nel disegno di salvezza di Dio.